Ticino

Da Como e Varese un grido contro i frontalieri

I dirigenti di Confartigianato: ‘Li formiamo ma poi vanno in Svizzera’. La proposta: regime fiscale speciale per chi vive nei 20 chilometri dal confine.

18 giugno 2018
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Un freno al frontalierato, segmento occupazionale ticinese che negli anni ha conosciuto un’impennata nel numero di lavoratori: poco meno di 30mila nel 2005, oltre 62mila tredici anni dopo. A chiedere un blocco di chi passa il confine per venire in Svizzera a lavorare, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sono la Lega dei ticinesi e l’Udc, ma Confartigianato (Cna) di Como e Varese che hanno dato vita a un patto per lo sviluppo. Patto che vorrebbe così contrastare la desertificazione industriale nelle aree pedemontane delle due province aggrappate alla “ramina”.

«Noi formiamo i dipendenti, gli facciamo acquisire competenze specifiche e poi li vediamo migrare verso il Ticino dove gli stipendi sono decisamente più alti», sostiene Marco Galimberti, presidente di Confartigianato Imprese Como. L’accordo fra Como e Varese è all’insegna del motto “l’unione fa la forza”. «Assieme rappresentiamo un territorio con un milione e mezzo di abitanti e 118mila imprese, per cui il legislatore non potrà più trascurarci – sostiene Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese –. Il nostro obiettivo è anche quello di contribuire a limitare il dumping salariale svizzero». Ecco, dunque, il progetto di legge “Aree di Confine” che si concentra su un regime fiscale incentivante in modo da incidere sul reddito dei lavoratori dipendenti di aziende con sede legale entro i 20 chilometri dal confine. Confine non solo con la Svizzera, ma anche con Austria e Francia. Insomma, abbassare le trattenute in busta paga per avvicinare lo stipendio a quello percepito oltre confine.


Le aree in questione comprendono 158 comuni. Gli stessi, per intenderci, della carta sconto benzina, presa come esempio per elaborare il progetto che – e non poteva essere diversamente – sta trovando un ampio consenso fra gli imprenditori.

«Affinché il progetto possa diventare realtà – aggiungono Galli e Galimberti – è fondamentale che si riesca a identificare la via migliore per proporlo e portarlo avanti. A nostro avviso la strada più probabile è una proposta di legge regionale, con il consenso dei consigli comunali. Enti che stiamo già coinvolgendo».

Una prima simulazione, messa nero su bianco, è arrivata alla conclusione che attuare “Aree di Confine” converrebbe a tutti. Fra coloro che hanno già manifestato il loro sostegno all’idea proveniente da Como e Varese c’è Attilio Fontana, nuovo governatore della Regione Lombardia, così come tutti i parlamentari e consiglieri regionali comaschi e varesini eletti lo scorso 4 marzo. 

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