Ticino

Salari ticinesi in ribasso, Pronzini richiama il CdS

Una mozione del deputato MpS chiede al governo di attivarsi: vanno approfondite le motivazioni per cui i salari dei ticinesi sono sempre più ultimi in Svizzera

15 maggio 2018
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I dati sulla Rilevazione dei salari pubblicati dall'Ufficio federale di statistica preoccupano i ticinesi e dovrebbero preoccupare anche il Consiglio di Stato, secondo Matteo Pronzini. Il deputato MpS con una mozione chiede dunque al governo di attivarsi (finalmente) affinché vengano approfondite le ragioni per cui il Ticino è sempre più fanalino di coda nella classifica dei salari svizzeri.

«Quel che più preoccupa – scrive Pronzini – è che in alcuni rami economici le differenze di retribuzione con il resto della Svizzera superano il 20%, 30% e addirittura il 40%. In molti rami lo scarto supera di gran lunga i 1000 franchi e non può essere spiegato con la presunta differenza di costi fra il Ticino e il resto della Svizzera. Ancora più inquietante è il calo dei salari registrato in alcuni rami fra il 2008 e il 2016. Neppure questa è una novità visto che il problema era già emerso con i dati della Rilevazione dei salari 2014».

Pronzini imputa dunque al CdS una colpevole inattività nell'analizzare e tutelare i salari dei cittadini residenti in Ticino: «Quando i salari mediani calano significa che c’è sempre più gente pagata meno o perché ci sono più posti a basse qualifiche o perché sono calati i salari per le stesse qualifiche. In entrambi i casi questi dati non coincidono con la promessa, più volte reiterata dal Consiglio di Stato, di voler offrire posti di lavoro di qualità ai residenti con salari dignitosi».

Ecco dunque l'obiettivo della mozione, chiarito dal gran consigliere: «Con questa mozione chiedo pertanto al lodevole Consiglio di Stato di dare mandato dall’USTAT di effettuare al più presto uno o più approfondimenti per chiarire le cause che hanno portato i salari mediani ticinesi a distanziarsi in maniera così vistosa da quelli svizzeri e che hanno determinato il calo dei salari mediani in 8 anni in alcuni rami economici, onde evitare che passino altri tre anni senza che queste dinamiche vengano studiate».

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