Cantone

Formaggio a chilometro zero

Oggi e domani ‘Caseifici aperti’ un'occasione per conoscere da vicino un'arte tanto antica quanto importante per la biodiversità

5 maggio 2018
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Saranno 21, due in più rispetto alla passata edizione, i caseifici che apriranno le porte al pubblico oggi e domani. Una rassegna, ‘Caseifici aperti’, che il Cantone «promuove con fierezza», spiega Christian Vitta, direttore del Dipartimento finanze ed economia (Dfe), «perché è lo specchio della nostra realtà casearia». Ma non solo. «Da ormai cinque anni questa manifestazione offre un sostegno concreto al settore primario – continua Vitta – che, oltre a essere importante a livello economico, lo è anche a livello culturale». Già, perché in questo particolare settore, quello della filiera casearia, la cultura non è solo l’eredità trasmessaci da chi ci ha preceduto. Ma «come ricordato recentemente da Carlo Petrini, presidente di ‘Slow Food’, lo sviluppo armonioso del settore agroalimentare potrà essere assicurato solo attraverso un’economia sostenibile, ossia capace di valorizzare le biodiversità e le peculiarità locali. ‘Caseifici aperti’ fa proprio questo, permettendo inoltre ai piccoli produttori artigianali di entrare in rete tra di loro e con un vasto pubblico». In Ticino ci sono poco meno di 200 caseifici, di cui un centinaio sono sugli alpeggi. La produzione annua di formaggio arriva a circa 1’600 tonnellate di cui un quarto è d’alpe. Numeri importanti che, ricorda Loris Ferrari, capo della Sezione dell’agricoltura, «nascono sì dalla nostra tradizione, ma sono anche una risposta alla globalizzazione, alla difficoltà sempre più grande che c’è nel farsi riconoscere, nel presentare il proprio prodotto in un mercato molto impegnativo». Una strada quasi imposta, insomma, per sopravvivere. «Ci sono politiche di sostegno che aiutano, tra queste ovviamente c’è anche la promozione del prodotto – continua Ferrari – che può coinvolgere una fetta importante della popolazione. Oltre alle degustazioni, alla possibilità di toccare con mano questa realtà, imparando molte cose sulla filiera e su come viene prodotto il formaggio, alcune aziende hanno addirittura pensato ad attività apposite per i bambini». Un’offerta a tutto tondo che, come rilevato da Vitta, «ben si inserisce nel concetto di turismo enogastronomico da una parte e di riscoperta delle regioni periferiche dall’altro».

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