Ticino

Ticino sempre più videosorvegliato

Viaggio a Bellinzona, Lugano, Locarno, Ascona, Chiasso e Mendrisio dove gli impianti sono ormai centinaia

Ti-Press
19 aprile 2018
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Bellinzona – Nella città che ospita il principale carnevale del Ticino e durante l’anno varie manifestazioni ricreative, politiche e istituzionali, nella città il cui centro storico è luogo di domicilio, lavoro e d’aggregazione, come pure sede di autorità comunali, cantonali e federali nonché di attività economiche, la videosorveglianza è considerata uno strumento “con assodata efficienza preventiva, per risalire ai fatti e come mezzo di prova”. Anche perché “in tutte le parti del mondo, reati e crimini sono stati risolti e perseguiti grazie alle immagini di videosorveglianza”. Non sembra avere dubbi il Municipio nel rispondere alle 41 domande sottopostegli nelle scorse settimane con due distinte interpellanze dal Movimento per il socialismo (Mps) e dal gruppo Lega/Udc. Interrogativi che mettono in dubbio l’efficacia della videosorveglianza, la bontà di quanto implementato e le modalità adottate nel farlo.

Sono 39 ma non registrano la voce

Partiamo da alcuni dati: sono 39 le videocamere installate dall’Azienda multiservizi di Bellinzona (Amb) su incarico del Municipio e in luoghi indicati dalla Polizia comunale. Le ultime, sulla base di una risoluzione municipale dello scorso ottobre, sono state posate nel centro storico poco prima di Carnevale nei luoghi in precedenza videosorvegliati solo durante il Rabadan. La presenza è indicata con appositi cartelli sulla segnaletica in entrata alla zona pedonale. Uno dei modelli in dotazione consente di registrare anche suoni e parole, ma tale funzione non è mai stata attivata né il software utilizzato dalla Polizia comunale consente questa possibilità.

Il potenziamento è stato messo in atto applicando quanto deciso dal Consiglio comunale sul finire della passata legislatura, quando ha accolto una mozione di Lega e Udc che sollecitava una maggior presenza del ‘grande fratello’. Risultato? In alcune situazioni – rileva Andrea Bersani, vicesindaco e capo del Dicastero sicurezza e servizi industriali – la Polizia comunale ha potuto risalire agli autori di littering e danneggiamenti. Gli occhi elettronici comportano un canone annuo di gestione pari a 37’000 franchi. Si trovano in gran parte nel comparto centrale (piazze, centri rifiuti, autosilo Cervia, ‘funghi’ di regolazione del traffico), a Giubiasco (centro rifiuti) e a Camorino (scuole, centro sportivo, rifiuti ecc.). Attualmente, specifica il Municipio, “non sono previste altre telecamere”, sebbene in un recente articolo apparso sulla ‘Regione’ il municipale Christian Paglia, capo del Dicastero opere pubbliche, ha preannunciato l’arrivo di quattro videocamere vicino alle Scuole comunali delle Semine prese di mira dai vandali.

La base legale in vigore – premette il Municipio rispondendo ai consiglieri – è data dal Regolamento sulla videosorveglianza e relativa Ordinanza. Stabiliscono che le immagini registrate sono conservate per 100 ore, mentre i filmati “vengono eliminati automaticamente dal sistema”, ma non quelli ritenuti utili a individuare i responsabili di reati o atti vandalici segnalati entro le 100 ore. Attualmente – aggiunge Bersani – non s’intende aumentare il periodo di conservazione, contrariamente a quanto fatto da Lugano e da quanto auspicato dal procuratore pubblico Nicola Respini (vedi articoli nella pagina accanto).

Rete inaccessibile e segreto d’ufficio

Capitolo importante, il rispetto della privacy. Rispondendo alle due interpellanze l’esecutivo assicura che le immagini vengono conservate sui server dell’Amb e in una rete inaccessibile dall’esterno. Quanto alla possibilità di visionare le immagini, “vigono severe restrizioni” nel senso che possono accedervi “esclusivamente funzionari di polizia e tecnici dell’Amb appositamente formati internamente e sottoposti al segreto d’ufficio”. Idem per i locali in cui si trovano le infrastrutture e per la gestione delle registrazioni. Inoltre l’accesso via computer “può avvenire unicamente da postazioni dedicate e protette con credenziali personali”, e non da qualsiasi computer in dotazione all’amministrazione comunale o alla Polcom. Lega e Udc temono comunque che chi ha accesso alle immagini possa un giorno diffondere pettegolezzi sulle persone riprese in atteggiamenti dubbi o sconvenienti. Ci sono controlli in tal senso? Il Municipio taglia corto: “Non ci sono controlli specifici. Vale per tutti il rispetto del segreto d’ufficio e comunque qualsiasi manipolazione è sempre tracciabile”. Inoltre “tutte le richieste di estrazione dati vengono tracciate su di un registro informatizzato”.

Per più sicurezza al Rabadan

L’Mps sollevava dubbi anche sull’utilità di videosorvegliare il Rabadan. L’esecutivo replica ricordando che l’impianto “è uno strumento del Concetto di sicurezza” chiesto dal Municipio stesso “in modo che la manifestazione abbia a svolgersi nella maggior sicurezza possibile”. Peraltro la sua presenza viene pubblicata alcuni mesi prima sul Foglio ufficiale e “per l’edizione 2018 nessun ricorso è stato inoltrato contro questa norma”. La Società Rabadan “è coinvolta e collabora in quanto responsabile del servizio di sicurezza interno alla manifestazione”. Costo a suo carico, 9’000 franchi, di cui spesi 7’125. Anche qui i lavori di posa sono eseguiti dall’Amb, mentre nel capannone di piazza del Sole a occuparsene è la stessa Società Rabadan.

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