Ticino

'Libertà individuali a rischio'

Il vicepresidente dell’Ordine degli avvocati: oggi in Ticino la custodia di polizia non si giustifica

1 marzo 2018
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«Si mette in campo l’artiglieria pesante quando la situazione lo richiede. Oggi in Ticino la situazione a livello di sicurezza, di ordine pubblico è tale da rendere necessaria l’introduzione di uno strumento come la custodia di polizia? A me non sembra proprio. I reati in generale sono in calo e abbiamo avuto la dimostrazione che le nostre forze di polizia con i mezzi attualmente a loro disposizione ottengono grandi risultati: alludo per esempio alle due bande di rapinatori sgominate nei giorni scorsi». Il vicepresidente dell’Ordine ticinese degli avvocati Gianluca Padlina è piuttosto scettico riguardo a una delle principali novità del progetto di revisione della legge cantonale sulla polizia elaborato e presentato di recente dal governo. Ovvero: la custodia di polizia.


Al ‘Caffè’ Bruno Balestra, già procuratore generale, ha dichiarato che ‘siamo davanti alla solita oscillazione tra la presunta garanzia di maggior sicurezza nel territorio e le libertà individuali’. Condivide?
Pienamente. E come sempre è una questione di proporzionalità. Che qui non c’è. Ripeto: la situazione odierna sul fronte dell’ordine pubblico non giustifica il conferimento alla polizia di maggiori poteri, che oltretutto potrebbero ledere le libertà individuali.

Esiste addirittura questo rischio, secondo lei?
È molto concreto. Se si dà alle forze dell’ordine la possibilità di adottare – senza il preliminare intervento di un giudice – dei provvedimenti coercitivi nei confronti dei cittadini, il rischio è che i casi di abuso di autorità aumentino. Di riflesso aumenta il rischio di una limitazione dei diritti fondamentali. Si lascia un margine di apprezzamento eccessivo alla polizia. Il che significa che perlomeno potenzialmente i diritti costituzionali di tutte le persone che vivono o transitano sul suolo ticinese possono essere intaccati e questo senza che un giudice di garanzia possa esprimersi sul o sui motivi di una restrizione della libertà personale, anche se è di poche ore. Non dimentichiamo che se si comincia a rinunciare a pezzi di libertà individuale, poi è difficilissimo tornare indietro. E c’è anche un altro aspetto da considerare.

Quale?
Negli ultimi tempi abbiamo letto e sentito di non pochi procedimenti penali contro agenti di polizia per abuso di autorità. È dunque senz’altro opportuno porsi qualche interrogativo sulla necessità di introdurre oggi uno strumento come quello della custodia di polizia.

Su questa modifica legislativa l’Ordine degli avvocati ha preso posizione all’indirizzo del governo?
Purtroppo l’esecutivo non ci ha consultati. Spero lo faccia la commissione parlamentare della Legislazione quando esaminerà il progetto del Consiglio di Stato. Diversi nostri membri sono comunque perplessi sulla prospettata introduzione della custodia di polizia. Vorremmo poi capire se anche quando scatta questa custodia debba intervenire l’avvocato ‘della prima ora’. Se sì, la spesa del Cantone per le difese d’ufficio è destinata a crescere. Il Dipartimento istituzioni ha già riorganizzato le forze dell’ordine, cosa che ha fatto in maniera egregia e i risultati non mancano. Per cui non si vedono l’esigenza e l’urgenza di introdurre appunto la custodia di polizia. Bisognerebbe semmai investire in settori nei quali attualmente urge farlo.

Dove investire allora?
Nel contrasto agli illeciti economico-finanziari. Ma in quest’ambito non servono più gendarmi, servono più agenti di polizia giudiziaria, più analisti in Procura. Più risorse per la magistratura.

 

La Società ticinese di psichiatria e psicoterapia: ‘C’è una zona d’ombra, ma aspettiamo’

Prudente attesa. La Società ticinese di psichiatria e psicoterapia (Stpp) non è contraria di principio, ma vuole capire come verrà applica la riforma prevista e in particolare l’articolo 7c dove si autorizza la “custodia di polizia” ovvero il fermo di 24 ore, non giudiziario, senza il visto del magistrato perché non direttamente legato a un’ipotesi di reato. Si parla infatti, nel messaggio governativo specifico, di “custodia di protezione” e riguarda a titolo di esempio “persona sotto l’effetto di sostanze alcoliche o di altro genere” – scrive il Consiglio di Stato – che non è più in grado “di agire coscienziosamente o che minaccia di volersi togliere la vita, laddove non sono dati gli estremi per un collocamento coattivo urgente” deciso, quest’ultimo, dal medico psichiatra.

Ma può la polizia operare scelte opportune e coscienziose, giusto per riprendere il concetto governativo, in simili contesti? Detta sbrigativamente, non si chiede troppo agli agenti? Il Dipartimento delle istituzioni, ispiratore della riforma, prima di redigere il messaggio poi sottoposto al governo, ha promosso sul tema un’ampia consultazione fra gli addetti ai lavori, soprattutto attivi nel settore giudiziario. E il mondo psichiatrico? «Non ne sapevamo nulla, non siamo stati consultati» ci conferma Damiano Venturelli, vicepresidente della Società ticinese di psichiatria e psicoterapia (Stpp) che rappresenta 175 professionisti attivi in Ticino; i principali. «È difficile comprendere oggi con chiarezza che conseguenze potrebbero esserci per i pazienti psichiatrici. Vogliamo attendere l’applicazione, pur consapevoli che possono esserci delle zone d’ombra» aggiunge lo psichiatra. Non è difficile comprendere, del resto, che in certe situazioni – scompenso psichiatrico o volontà suicidale – è necessario possedere un buon bagaglio professionale perché relazionarsi con un paziente afflitto da patologie psichiatriche non è affatto scontato. Anzi. E anche, quali conseguenze genera il fermo precauzionale in una struttura non adatta (vedi la gendarmeria) di un soggetto psicologicamente fragile?

«Evidentemente si tratta di comprendere bene cosa capiterà soprattutto con i soggetti che hanno tentato un suicidio. Per contro, va detto, non siamo particolarmente preoccupati perché la polizia già oggi interviene quando si ha a che fare con un paziente psichiatrico da contenere». E però, quasi sempre in contemporanea con il medico. «Poi è altrettanto vero che vi è una differenza fra chi ha usato sostanze stupefacenti o abusato d’alcol, e chi ha grossi problemi psichiatrici. Le criticità, con le nuove misure proposte dal Consiglio di Stato, si potrebbero individuare in questi ultimi, per quanto come detto l’esperienza sin qui acquisita è positiva perché in quei casi – di fronte a evidenti difficoltà – gli agenti di polizia ci chiamano abbastanza spesso» precisa il vicepresidente della Stpp. Sino a oggi, aggiunge Venturelli, non è mai capitato che la Polizia valuti autonomamente cosa fare con un paziente che ha tentato il suicidio, senza prima interpellare lo psichiatra di picchetto. Domani le cose potrebbe cambiare, nel senso che l’ufficiale di polizia potrebbe appunto tenere in “custodia” per ventiquattro ore una persona psichiatricamente disturbata senza avvisare nessuno. «Si tratta di interpretare bene questo passaggio. Non penso che il governo voglia in questo modo concedere piena autonomia alla Polizia nelle circostanze descritte. Anche perché – precisa Venturelli – non ne capirei il senso, visto che la polizia ha ben altre gatte da pelare. Al contempo non è sbagliato evitare di psichiatrizzare ogni intervento sospetto. C’è comunque una zona grigia che va controllata. Se sarà il caso, la Stpp interverrà». 

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