Ticino

Nomina procuratore generale, polemica sugli assessment

L'ex pp Bernasconi: sarebbe assurdo non considerarli. L'avvocato Salmina: l’errore nel bando di concorso

Ti-Press
1 febbraio 2018
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Questione di qualche settimana. L’elezione da parte del Gran Consiglio del procuratore generale, della persona cioè che subentrerà a John Noseda alla direzione del Ministero pubblico, è prevista nella seduta parlamentare che si aprirà il 19 febbraio. Nel rapporto che l’Ufficio presidenziale (Up) del legislativo cantonale, dice il suo presidente, il liberale radicale Walter Gianora, trasmetterà ai deputati alcuni giorni prima della nomina, «figureranno unicamente i pareri sulle candidature espressi dalla Commissione di esperti indipendenti, dato che in base alla vigente Costituzione tocca solo a lei formulare i preavvisi di idoneità». Si conferma dunque la linea adottata dall’Up dopo che la Commissione di esperti ha deciso di non tener conto degli assessment cui sono stati sottoposti lo scorso ottobre i quattro aspiranti pg, ritenendoli non determinanti ai fini dei propri giudizi. Eppure era stato proprio l’Ufficio presidenziale del parlamento a chiedere una valutazione delle capacità attitudinali e organizzative dei candidati, affidandola all’Istituto di psicologia applicata della Zhaw di Zurigo. Nel rapporto dell’Up ci saranno però soltanto i preavvisi della Commissione.

«È contraddittorio e assurdo che una pubblica autorità, come l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio, chieda l’unico parere professionale e tecnico, cioè l’assessment, e poi non ne faccia niente, non lo utilizzi», afferma perentorio l’avvocato ed ex pp Paolo Bernasconi: «Il plenum del Gran Consiglio deve invece poter decidere avendo sotto gli occhi anche i risultati di queste valutazioni. Se poi qualche candidato non è d’accordo invocando la protezione dei dati, l’esito del suo assessment non verrà trasmesso ai deputati. Di certo, questi tentennamenti, questi penosi minuetti fanno soltanto il gioco di chi sostiene l’elezione popolare dei magistrati, che sarebbe un gioco al massacro. E aggiungo: smettiamola con questa Commissione di esperti davanti alla quale i colloqui con gli aspiranti magistrati sono dei simpatici colloqui al caminetto, come mi riferiscono numerosi candidati». Per l’avvocato Filippo Ferrari, gli assessment «sono anch’essi uno strumento di valutazione e, dal momento che sono stati eseguiti, non vedo perché il plenum del parlamento, cui compete la designazione dei magistrati, non li possa o non li debba considerare». La scelta del nuovo pg «non deve ovviamente dipendere solo da questo genere di valutazione».

‘Un capo e un maestro’

Secondo l’avvocato Edy Salmina, interrogarsi sull’assessment è farsi «la domanda sbagliata. Il problema è stato posto male dall’inizio. Chi nomina deve definire il profilo della funzione messa a concorso. I requisiti indicati nel bando erano la cittadinanza svizzera e la patente di avvocato o il dottorato in giurisprudenza. Quale profilo ci si aspettasse non era invece indicato: un penalista, un investigatore, un manager, un comunicatore, un motivatore, un formatore? Peccato, il tempo per pensarci non mancava». Di conseguenza «anche una novità successiva e imprevista, l’assessment, è diventata motivo di controversia. Anche perché un esperto esterno deve sapere prima che caratteristiche gli si chiede di cercare». Per il vicepresidente dell’Ordine ticinese degli avvocati Gianluca Padlina «l’ultima parola deve sempre e comunque spettare al Gran Consiglio» per l’elezione dei magistrati: «Può essere positivo avere il supporto di esaminatori esterni come quelli della Zhaw nella valutazione delle candidature, tuttavia il risultato di queste valutazioni non può determinare da solo quale sia il candidato migliore».

Ma quale deve essere il profilo del nuovo procuratore generale? «Dovrà essere un appassionato motivatore, capace di unire le forze di coloro che operano in Procura affinché il Ministero pubblico sia come un pugno di ferro, affinché vi sia una Procura compatta e reattiva», riprende Ferrari. Un motivatore che, precisa l’avvocato Fulvio Pelli, deve essere «sia capo sia maestro. Il pg è una figura fondamentale per la sua rilevanza, certo, ma deve essere capace di trasmettere anche la propria esperienza». E se per Padlina il nuovo pg dovrà «essere in grado di gestire la transizione che arriverà con la riforma del Ministero pubblico, imponendo l’implementazione dei cambiamenti», per Salmina le priorità sono due. «La prima – dice – è organizzativo-manageriale. Per passare da una struttura dove molte persone lavorano una vicina all’altra a una dove lavorano in rete, una con l’altra, ci vogliono capacità di ascoltare, organizzare, formare, stimolare, aiutare, dirigere e, se serve, anche proteggere. La seconda è comunicativa – spiega Salmina –. Penso sia importante avviare una diversa gestione del rapporto coi media, visto che il Ministero pubblico è una delle istituzioni più sottoposte alla loro attenzione».

I candidati passati ai raggi X dalla Zhaw di Zurigo: leadership, empatia, resistenza allo stress…

Gli assessment non sono stati una passeggiata per i quattro candidati alla funzione di procuratore generale. L’Istituto di psicologia applicata della Zhaw li ha passati ai raggi X. Del resto non poteva essere diversamente data l’importanza della carica. L’istituto zurighese, cui l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio ha affidato esame e valutazione degli aspiranti pg, non era certo la prima volta che si occupava del settore giustizia. Buona parte degli assessment commissionati dal Ministero pubblico della Confederazione, cioè dalla principale autorità inquirente elvetica, li esegue infatti lei, la Zhaw.

Agli aspiranti pg è stato anzitutto chiesto di rispondere per iscritto ad alcuni quesiti posti dall’Istituto di psicologia applicata. Fra cui quali obiettivi desiderassero raggiungere nei primi sei mesi nella nuova funzione e come intendessero conseguirli, come immaginavano il loro metodo di lavoro e il loro ruolo in veste di procuratore generale, quali sarebbero state le priorità. Questo e altro nel lavoro preparatorio (non richiesto invece dalla Commissione cantonale di esperti). Dopo il lavoro preparatorio, i colloqui dei candidati con gli esaminatori della Zhaw. Una valutazione individuale durata diverse ore. Una mezza giornata tra intervista semi-strutturata, test della personalità, gioco di ruolo, assegnazione di compiti di presentazione e studio di un caso. È stato così simulato anche un colloquio di lavoro con un subordinato insoddisfatto. Il tutto è sfociato in un’articolata relazione di valutazione nella quale l’Istituto di piscologia applicata della Zhaw si è espresso su più aspetti del candidato: stile di lavoro (pianificazione e organizzazione, capacità di adattamento e di resistenza, motivazione e iniziativa ecc.), comunicazione (capacità di convincere ecc.), gestione dei rapporti (empatia, leadership, spirito di squadra, gestione dei conflitti ecc.) e capacità di autogestione (stabilità emotiva e resistenza allo stress, capacità di riflessione ecc.). Infine, le conclusione e la raccomandazione.

Insomma una valutazione a trecentosessanta gradi, quella della Zhaw di Zurigo, per individuare il profilo che meglio si adatta alla figura e ai compiti del pg indicati dalla legge ticinese sull’organizzazione giudiziaria, secondo la quale il procuratore generale vigila “sull’attività” dei pp, decide “l’attribuzione e le competenze del personale” ed è “responsabile dell’organizzazione” del Ministero pubblico. Una valutazione seria, approfondita, durata molto più a lungo di quella della Commissione di esperti.  

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