Ticino

'Stop ai professionisti del fallimento premeditato'

Crac pilotati, parla il direttore della Società impresari costruttori

Nicola Bagnovini
((Ti-press))
20 gennaio 2018
|

«Il fallimento rientra fra i rischi imprenditoriali e la cessazione di un’attività non è sempre imputabile a una cattiva gestione o a comportamenti illeciti di chi guida l’azienda. Sono invece inammissibili i dissesti pilotati, dietro cui ci sono reati penali. Parliamo – aggiunge, interpellato dalla ‘Regione’, il direttore della sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori, la Ssic – di fallimenti programmati per azzerare i debiti, accumulati dopo aver lucrato sulla pelle dei vari creditori, e ripartire con una nuova ditta, cosa che la legge vigente non vieta. Qui ci vuole tolleranza zero! E allora quando si accerta l’esistenza di un fallimento fraudolento, bisogna inasprire i provvedimenti contro i responsabili. I furbi del fallimento sono pericolosi: costituiscono, va pur detto, una minoranza, capace però di causare grossi danni all’economia e alla collettività».

E per evitare che in Ticino il numero di «questi pseudoimprenditori», professionisti del dissesto, cresca, occorre – secondo Nicola Bagnovini – «anche un’azione giudiziaria maggiormente incisiva, con l’emanazione di pene che fungano da deterrente». Bagnovini è stato sentito martedì dalla commissione parlamentare della Gestione che sta esaminando la riorganizzazione degli uffici cantonali del settore esecutivo e fallimentare proposta dal Consiglio di Stato. Una riforma controversa, figlia pure del risanamento delle casse pubbliche decisa nel 2016 da governo e Gran Consiglio, sulla quale la Gestione ha raccolto l’opinione anche del sindacato Unia.

Direttor Bagnovini, condanne severe presuppongono controlli e inchieste.

Evidentemente. E allora si dovrebbe verificare se le risorse umane che oggi Polizia cantonale, in particolare la sua unità investigativa, e Ministero pubblico sono in grado di mettere a disposizione per il perseguimento dei reati finanziari e fallimentari siano sufficienti. Io credo di no, anche perché questi casi sono molto complessi. Ma i potenziamenti li decide la politica.

Risparmi permettendo.

Si vogliono rendere efficaci ed efficienti certi servizi dello Stato, dimenticando però che senza le necessarie, e qualificate, risorse umane non si va lontano. Come ho detto alla commissione della Gestione, la lotta ai reati fallimentari passa anche da un’adeguata presenza dello Stato sul territorio e per Stato intendo uffici e persone. La centralizzazione non è sempre pagante.

L’Ufficiale dei fallimenti per il Sopraceneri Patrick Bianco si è dimesso, torna all’avvocatura: la sua sostituzione non è però prevista dalla riorganizzazione prospettata dal governo. Che ne pensa?

Penso che sia un errore. La partenza dell’avvocato Bianco è una perdita non indifferente per il Cantone. Era lui che per conto degli uffici fallimenti sparsi sul territorio allestiva le denunce all’indirizzo del Ministero pubblico: agli inquirenti assicurava quindi una collaborazione preziosa. I reati soprattutto finanziari che stanno dietro a un fallimento spesso, infatti, non sono facili da individuare. Spero che questo ruolo trovi una collocazione nella nuova struttura operativa. E pertanto mi auguro che la politica capisca l’importanza di quel ruolo.

E dunque l’importanza di una forte azione di contrasto agli illeciti legati ai fallimenti...

Una forte azione che permetterebbe allo Stato, ai fornitori e agli altri creditori della ditta fallita di recuperare tutto quanto possibile. Sovente le persone chiave dei fallimenti premeditati agiscono dietro le quinte, nel senso che ai vertici delle imprese figurano dei prestanome. È un sistema con cui questi sedicenti imprenditori, non di rado provenienti dall’Italia, dove non trovano più terreno fertile essendo già noti per le loro scorrettezze, aggirano le leggi, come per esempio quella cantonale sull’esercizio della professione di impresario costruttore, la Lepicosc. In base a quest’ultima, l’imprenditore che chiede l’iscrizione all’albo delle imprese non deve essere stato dichiarato fallito negli ultimi cinque anni e deve godere di una buona reputazione.

Ma con i prestanome... Come si usa dire: fatta la legge, trovato l’inganno.

Senza una legge come la Lepicosc la situazione sarebbe ben peggiore, in quanto verrebbe a mancare l’unico filtro che consente di verificare il versamento degli oneri sociali e i requisiti personali del titolare o del responsabile tecnico dell’impresa.

‘Concorrenza sleale e altro’

I fallimenti pilotati «generano concorrenza sleale», sottolinea il direttore della sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori. Concorrenza sleale che «provoca una malsana pressione sulle offerte». E dunque «costi sempre più bassi offerti da imprenditori onesti pur di acquisire il lavoro e poter così operare». Ora, rileva Bagnovini, «vanno bene il libero mercato e la libertà economica, ma bisogna fare molta attenzione a non scendere nelle offerte al di sotto dei costi interni all’azienda». Perché se la ditta «non riesce con i ricavi a coprire questi costi, dapprima intacca le sue riserve finanziarie e presto o tardi cessa l’attività». Una situazione che «potrebbe però anche indurre l’imprenditore che ha sempre agito nel rispetto delle regole a infrangerle, a commettere abusi pur di sopravvivere: subappalto selvaggio o mancato rispetto del contratto collettivo». Questi e altri i motivi per cui «la piaga dei dissesti pilotati va assolutamente debellata, anche con una risposta coerente dello Stato e degli organi di controllo».

Perché oggi coerente non è?

Il Cantone ha cofinanziato il potenziamento delle commissioni paritetiche (gli ispettori ora ci sono). E sta cercando di favorire il dialogo fra i vari ispettorati (anche se la legge sulla protezione dei dati è oggettivamente un ostacolo). Per coerenza, è opportuno che verifichi se la dotazione di mezzi e persone in Procura e Polizia per il perseguimento penale dei fallimenti è sufficiente. Come Ssic vogliamo fare la nostra parte. Chiederemo all’Istituto delle assicurazioni sociali e ai responsabili dell’Avs di prestare maggiore attenzione nel concedere piani di rientro o dilazioni di pagamento per il versamento degli oneri sociali, specie alle ditte a rischio di fallimento fraudolento».

 
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔