Mendrisiotto

Da promessa del calcio albanese a spacciatore

Nessun provino, ma al ‘lavoro’: in poco meno di tre mesi ha venduto 250 grammi di cocaina. Ora la condanna (sospesa) a 19 mesi di carcere

28 febbraio 2020
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Dal sogno di diventare un calciatore professionista al carcere ticinese, il passo è stato evidentemente breve. Lo sa bene il 20enne albanese comparso oggi davanti alla Corte delle assise correzionali di Mendrisio presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Lui, giocatore di una squadra militante nella terza divisione albanese (appena retrocessa dalla serie B, ora prima in classifica) attratto da presunti provini non meglio definiti, nel luglio dello scorso anno ha accettato di trasferirsi per 3 mesi in un appartamento a Chiasso. Un trasferimento che, però, aveva un suo prezzo: ovvero vendere cocaina nell’attesa della possibilità di provare ad entrare nella rosa di una squadra professionista o quanto meno di trovare un lavoro onesto. Questo – considerando il fatto che nei Balcani fosse ritenuto una possibile promessa del calcio nazionale – gli aveva millantato uno dei capi albanesi nel proporgli il ‘lavoro’. A due settimane dal suo rientro in Patria – dopo due mesi e mezzo passati a spacciare (e nessun provino andato a buon fine) – ecco lo scattare delle manette ai suoi polsi. E così il giudice Amos Pagnamenta ha confermato integralmente l’atto d’accusa (in procedura di rito abbreviato) stilato dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo e l’uomo, difeso dall’avvocato d’ufficio Michele Sisini, è stato condannato – visto il reato di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti – a una pena detentiva di 19 mesi sospesa condizionalmente per un periodo di prova di due anni, oltre all’espulsione dalla Svizzera per 10 anni. Dal 16 luglio al 3 ottobre, tra Chiasso e altre località del Cantone, il 20enne ha venduto almeno 250 grammi di cocaina. Il giorno dell’arresto, in aggiunta, ne aveva con sé quasi 38, con un grado di purezza pari all’89%, dunque di ‘ottima qualità’.

Truffa alle assicurazioni sociali

L’inchiesta coordinata dalla pp Lanzillo ha inoltre permesso di appurare che il 20enne non era l’unico nel ‘giro’. Già altre due persone, prima di lui, avevano usufruito dell’appartamento di Chiasso quale ‘base’ per lo spaccio. Ma a chi era affittato l’appartamento? Una domanda la cui risposta ha portato all’individuazione di una coppia di una certa età che, di fatto, ha subaffittato all’organizzazione criminale il proprio appartamento. E considerando che, in realtà, l’affitto era già pagato dall’assistenza, nei loro confronti la pp ha formulato – un ‘prima’ in Ticino – il reato previsto all’articolo 148a del Codice penale svizzero, ovvero ottenimento illecito di prestazioni di un’assicurazione sociale o dell’aiuto sociale.

Merce in arrivo dal supermercato

In tutta questa vicenda, però, ne manca ancora uno all’appello: un 62enne cittadino svizzero che dovrà comparire, verosimilmente ad aprile, davanti alla Corte delle assise criminali. Lui che, innanzitutto, ospitava la coppia che ha subaffittato l’appartamento al sodalizio criminale. Ma non è tutto, stando a quanto si è potuto appurare dall’inchiesta, l’uomo ha avuto un ruolo ben più marcato nella vendita di cocaina. Già solo a partire dal fatto che, per circa un anno, è stata la persona di ‘contatto’ con i capi; quelli presenti perlomeno sul suolo lombardo. Proveniva infatti dall’Italia la merce rivenduta in Svizzera. Ed era proprio lui ad occuparsi di recuperarla, nei pressi di un supermercato del Varesotto.

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