Mendrisiotto

Pescatori momò in aumento

Dopo anni di erosione, il numero di soci della Mendrisiense ha superato di nuovo quota 300

Nuova linfa per la Mendrisiense (Ti-Press)
25 gennaio 2020
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Che l’attaccamento alla Società sarebbe stato uno degli obiettivi primari era stato ribadito l’anno scorso, al momento del passaggio di consegne. Oggi, a distanza di un anno, per il presidente della Mendrisiense Christian De Piaggi si può dire che i segnali di ‘rinascita’ ci sono: si è infatti arrestata l’emorragia che aveva colpito la seconda (poi divenuta terza) società di pescatori più grande del Ticino. Dei 490 soci iscritti nel 2010, 8 anni più tardi se ne registravano meno di trecento.

Un dato che, però, ora va aggiornato: «Nel corso di questo ultimo anno il numero di affiliati è salito a 314» ha spiegato il presidente durante l’assemblea ordinaria tenutasi una settimana fa a Riva San Vitale. Oltre ad arrestare le partenze, l’aumento dei soci permetterà «di avere più delegati all’assemblea federale» e di poter contare su un maggiore ritorno finanziario. Soldi che, ha sottolineato De Piaggi, «saranno utilizzati per la posa di pinetti nel lago (favorendo così la riproduzione del pesce persico, ndr), per le semine e, infine, per le opere di rinaturazione dei nostri corsi d’acqua». Insomma, pagare la tassa nella società presente sulla propria regione di appartenenza, precisa, «permette dunque il fondamentale finanziamento di opere a favore della nostra realtà territoriale».

Corsi d'acqua da ripopolare

Tra queste, appunto, v’è il ripopolamento dei corsi d’acqua che attraversano il Distretto. Una responsabilità che si assumono i pescatori (prelevando il materiale d’immissione dagli incubatoi di Maglio di Colla e di Brusino Arsizio) sotto il coordinamento di Francesco Travaini. Per l’anno appena trascorso si è provveduto a numerosi interventi di ripopolamento che hanno portato all’immissione di 30mila estivali e di circa 16mila uova di trota fario. Da luglio a dicembre, sono infatti state individuate diverse zone dove immettere il materiale ittico, senza risparmiare alcun corso d’acqua. Si è passati dal fiume Lanza al Gaggiolo, dalla Breggia al Faloppia, senza dimenticare il Laveggio. Grazie anche alla disponibilità dell’incubatoio di Brusino – che ha permesso di fare da ‘ponte’ con quello di Maglio di Colla – è stato possibile «strutturare le immissioni in modo più professionale e sostenibile» ha commentato in corso d’assemblea Travaini.

Altro dato positivo il fatto che durante le semine nella Breggia «siano state notate diverse trotelle, a conferma che il miglior ripopolamento è la riproduzione naturale». Da attenzionare, invece, «il preoccupante stato delle acque dei nostri fiumi» in particolar modo riferendosi «ai deflussi ai minimi termini e alle temperature elevate».

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