Mendrisiotto

Traffico, 'Non è colpa dei sindaci'

Il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali invita Mendrisiotto e Luganese a evitare una ‘guerra fra poveri’

6 dicembre 2019
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Di chi è la colpa del traffico che invade il Mendrisiotto (ma non solo)? Vista da fuori (dall’alto di Palazzo delle Orsoline) la diatriba tra Mendrisiotto e Luganese rischia di trasformarsi in una «guerra fra poveri». Il direttore del Dipartimento del territorio (Dt) Claudio Zali, che con le colonne di lamiera ha dovuto farci i conti da subito, la vede un po’ così. Come dire, che puntarsi l’indice a vicenda non serve. Semmai, rilancia, il punto è un altro: «In un territorio come quello ticinese, limitato e sottoposto a grandi pressioni – dice a ‘laRegione’ –, vi sono troppi spostamenti. La situazione è difficile». E non da ora.
Nel Distretto, in effetti, lo sanno, e da tempo. E con la lettera aperta dei cinque sindaci di Comuni di frontiera indirizzata ai colleghi al di sopra del ponte diga di Melide (di cui abbiamo riferito oggi) ci si è voluto togliere un sassolino dalla scarpa. E senza buttarla in polemica. Anche se le reazioni non sono mancate. «Capisco benissimo la frustrazione e l’esasperazione provocata da un traffico che non riusciamo a mettere sotto controllo – riconosce il Consigliere Zali –. D’altro canto, Lugano è un datore di lavoro importante». Quindi un attrattore di lavoratori, pure da oltrefrontiera. Ecco perché a sud ci si aspetta di più. «Quelli mossi nella missiva mi sono parsi, però, rimproveri un po’ generici. Il traffico è sempre un problema e tutti possiamo fare di più. Da parte di Lugano non vedo vi siano state inadempienze particolari. Non dimentichiamo – ricorda il direttore del Dt – che in questo periodo dell’anno, con l’arrivo dell’inverno, gli scooteristi tornano a prendere l’auto, eppoi il numero dei frontalieri è aumentato, si parla di 70mila lavoratori che tutte le mattine varcano la frontiera e si aggiungono ai residenti. E sappiamo che la rete delle strade cantonali è quella che è». In altre parole è come vuotare il mare con il cucchiaino. «Un mare che viene alimentato di continuo però – precisa –. In una delle nostre teorie si è evidenziato che quando si è già al limite, basta poco per collassare». Zali ci richiama alla mente un’immagine: mettendo in fila i veicoli che attraversano il Sottoceneri si formerebbe una colonna di 250 chilometri («arriveremmo a Bologna»).

Il ‘gesto simbolico’ di Lugano

Il Mendrisiotto è consapevole dello scenario in cui ci si muove, ma crede, comunque, che gli enti locali abbiano un margine di manovra, facendo leva sulla politica dei posteggi e sulla mobilità aziendale. «Non tocca a me fare l’avvocato difensore di Lugano – tiene a precisare il Consigliere –, ma con un gesto simbolico, dalla sera alla mattina, in Città sono stati eliminati 400 posteggi nella zona dello stadio e sono stati regolamentati i parcheggi (che si sono tinti di blu, ndr)». Poi c’è il capitolo della responsabilità delle aziende. E qui Zali lascia un interrogativo aperto: sono tutte virtuose? Cosa si risponde? «Ci sono imprenditori che lo sono e altri che fanno un discorso finanziario».

Tassa di collegamento: ‘Sono 3 anni’

E a questo punto è il capo del Dipartimento a togliersi il proverbiale sassolino. «C’è il rammarico – ammette – per la tassa di collegamento, ferma al Tribunale federale da ormai 3 anni e mezzo. Da tanto aspetto una decisione sullo strumento più importante per incidere sul traffico. Tanto più che, caduta la retroattività, è come se il popolo non avesse votato (il 5 giugno del 2016, ndr), non ci sono stati effetti». In altre parole si è disinnescato quello che poteva essere un reale deterrente, in primo luogo per la realtà aziendale. Come mai tempi così lunghi? «E insoliti anche per l’Alta Corte di Losanna – aggiunge –. Paura delle ripercussioni: penso a Migros e a Coop, per citare due dei ricorrenti».
Aspettando sviluppi, in Cantone, in ogni caso, si guarda avanti. «Il prossimo passo coincide con l’apertura della galleria di base del Monte Ceneri e il potenziamento del trasporto pubblico su gomma a livello locale e regionale». Zali, però, smorza gli entusiasmi di chi sogna di ribaltare le proporzioni fra traffico privato e pendolari su rotaia: i collegamenti Tilo non potrebbero reggere, ad esempio, un raddoppio di passeggeri. «Bisogna – chiosa il direttore del Dt – guardare la realtà in faccia».

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