Mendrisiotto

‘Io, drogata inconsapevolmente’

La testimonianza di una ragazza a cui hanno messo metanfetamine nella birra. Il colpevole (autore anche di altri reati) dovrà scontare quattro anni di prigione

20 maggio 2019
|

La prima domanda, forse un po’ banale, che abbiamo posto alla 28enne che chiameremo Laura, è cosa si ricordasse di quella sera, quella del 22 maggio 2012: «Tutto, sono passati 7 anni ma certe cose non le dimentichi». E il recente processo, andato in scena l’8 maggio davanti alla Corte correzionale della Broye et du Nord vaudois, ha di certo ‘aiutato’ a ricordare. Laura, residente nel Mendrisiotto, 7 anni fa viveva a Le Bey, frazione di Yverdon-les-Bains nel Canton Vaud. Dal Mendrisiotto alla Svizzera romanda, prima per studiare e poi per lavorare. Viveva in un appartamento e, seguendo le buone regole del vicinato, conosce il vicino del piano di sopra, un 39enne di origine albanese, agli occhi di un amico comune una brava persona. «Una sera mi ha invitato a casa sua per fare due chiacchiere e bere una birra – spiega Laura –. Una serata tranquilla». Poi l’esigenza di andare in bagno e al ritorno in sala la serata prosegue. Qualcosa però, dopo pochi minuti e un sorso di birra cambia: «Ho sentito caldo e vedevo delle stelle, parlavo a raffica senza fare pause». A quel punto Laura si rende conto «che c’era qualcosa che non andava». Lui la tranquillizza e le propone un massaggio per rilassarla. Ma dal massaggio semplice e innocuo alle spalle, tenta di passare ad altro. «Per fortuna, in un momento di lucidità, ho capito che dovevo andarmene», e così è stato. Lucidità: già, perché il giorno dopo Laura si reca in ospedale e scopre che nel suo sangue ci sono tracce di Mdma, metanfetamina. Pochi secondi per andare in bagno – la birra incustodita – sono bastati per drogarla e per tentare di approfittare di lei.
Ne segue la denuncia in gendarmeria dove Laura apprende che in realtà il 39enne era già conosciuto dalle forze dell’ordine.

Dal traffico di droga all’incitamento alla prostituzione

La denuncia di Laura va così ad aggiungersi ad un’altra, fatta circa un anno prima. Coinvolta, questa volta, una donna rumena, convinta nel 2010 a trasferirsi in Svizzera con la promessa di trovare un lavoro onorabile. Ma una volta arrivata nel nostro Paese, il 39enne in complicità con un’altra donna, che la ospitavano, un bel lavoro da offrire non ce l’hanno. Ad attenderla, si legge nell’atto d’accusa, c’erano solo gli spazi di un salone di massaggi erotici a Yverdon. Da dicembre 2010 a febbraio 2011, la donna è stata obbligata – dietro minacce – a prostituirsi e a dare la metà dei guadagni alla coppia. Questo fino alla sua fuga e alla denuncia. Ma per il 39enne non è finita qui: sempre nel 2011 un giardiniere trova nel giardino dell’uomo, sotterrato, un contenitore con all’interno 245 grammi di cocaina. Le impronte digitali non lasciano scampo, il 39enne quello stupefacente l’ha toccato. Ma di lui, fino all’inizio dell’anno scorso si sono perse le tracce. E mandato di cattura internazionale alla mano, si è appreso che la sua ‘fuga’ si è interrotta sei anni fa quando, in realtà, si sono aperte le porte del carcere di Skopje, in Macedonia. Cinque anni di detenzione per traffico di stupefacenti. L’otto maggio, come detto, dopo la procedura di estradizione, la nuova condanna a 4 anni di carcere – il procuratore Patrick Galeuchet ne aveva chiesti cinque – per i reati raccontati: ovvero incitamento alla prostituzione, infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti e tentata coazione sessuale. Per la vittima momò, la fine di una storia che difficilmente verrà dimenticata.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE