Mendrisiotto

I presidenti della tavola rotonda

Nicola Rezzonico, primo cittadino uscente a Mendrisio, ha lanciato un'idea. E i suoi colleghi del Distretto hanno risposto presente. 'Dalogare aiuta'

Nicola Rezzonico (Ti-Press)
13 maggio 2019
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Istituzionale sì, ma anche di più. Nicola Rezzonico non è stato ‘solo’ un primo cittadino di rappresentanza. Ricevuta l’investitura, un anno fa, a Mendrisio ha annunciato che avrebbe percorso le strade del dialogo (per cominciare con i suoi ‘colleghi’ degli altri Comuni); ci ha provato; e ci è anche riuscito. Anche se, riconosce, è stato solo un primo passo. Questa sera, però, passerà il testimone – a Davina Fitas, donna e sindacalista oltre che consigliera del Ppd –, con la certezza che non finirà qui. Per il momento, intanto, si è tolto la soddisfazione di aprire una via nuova. Nell’aria, in effetti, c’è una sua non ricandidatura nelle file del Plr alle Comunali 2020 per il Consiglio comunale («Non penso di ripresentarmi, dopo sei legislature»). Il suo, comunque, potrebbe essere unicamente un arrivederci e non un addio: ma qui preferisce non sbilanciarsi, almeno per ora.

La sua presidenza è agli sgoccioli: che esperienza è stata?

È stata una bella esperienza. Direi che è stato bello essere il primo cittadino di Mendrisio: ti senti il rappresentante di tutta la comunità. Soprattutto per chi ha alle spalle tanti anni – oltre una ventina, ndr – di politica attiva. In realtà, la carica, purtroppo, è un po’ dimenticata. L’attività, in effetti, non è molta, e ciò accomuna noi presidenti, almeno nel Mendrisiotto. Insomma, si sa poco dei presidenti del legislativo: non avendo competenze e ‘portafoglio’ il lavoro è limitato. Ecco perché ho pensato di rilanciare figura e ruolo, anche a livello istituzionale, incontrando i miei ‘colleghi’.

È nata da lì l’idea di aprire una sorta di tavola rotonda?

Sono riuscito a organizzare un paio di momenti di incontro. E questo mi ha permesso di constatare che è più facile parlarci fra primi cittadini che non tra esecutivi: ci si può confrontare a ruota libera. Quindi emergono vari temi, che hanno anche una valenza cantonale.

Non a caso l’intenzione era di muovere un po’ le acque.

E di aprire dei canali di dialogo. Il mio sogno era quello di incontrare i miei omologhi italiani della fascia di confine, per dire loro che i rapporti di buon vicinato non consistono solo nei bus transfrontalieri o nei problemi di confine, ma vanno coltivati. Un po’ sulla scia di quanto già fanno Vacallo e Maslianico facendosi gli auguri di ‘Buon anno’. Il tempo a disposizione, però, non me lo ha permesso. Chi raccoglierà il mio testimone ora e in futuro continuerà su questa strada.
Quindi questo nuovo corso non si esaurisce qui. I punti programmatici un anno fa, del resto, erano diversi.
Sono contento di aver dato il là. E sono sicuro che si andrà avanti. Tant’è che con i presidenti al tavolo sedevano anche almeno la metà dei vice presidenti; tutti convinti si debba proseguire.

Insomma, è stata ed è una buona opportunità.

Lo è, e senza parlare di aggregazione. Ci confrontiamo fra Comuni. Ecco perché è importante guardarci attorno e pensare ai giovani. A loro occorre far capire che fare politica è bello e dà soddisfazione.

Guardandosi negli occhi fra presidenti, quali sono le urgenze?

Due temi sono sicuramente quelli del traffico e della pianificazione, da condividere a livello distrettuale. Sul fronte della viabilità, però, bisogna avere più coraggio e pragmatismo: se serve una galleria per sgravare dal traffico, si deve realizzare; quel che costa, costa. Un altro argomento che si è imposto è quello degli orari scolastici e dei trasporti pubblici, che vanno adeguati alle esigenze. Ci siamo chiesti come è possibile che alcuni alunni, soprattutto alle Medie, rientrino a casa alle 5 e mezzo del pomeriggio – peraltro l’ora dei pendolari – e non abbiano più tempo per altre attività dopo i compiti. La suggestione è stata poi quella di evitare di sovrapporre gli orari scolastici a quelli dei lavoratori e dei picchi di traffico. Restando su trasporti e mobilità: non ci si è dimenticati dei collegamenti verso le valli o di sollevare l’insufficiente attenzione verso mobilità lenta, percorsi pedonali e sentieri. Eppure basterebbe lanciare, letteralmente, dei ponti, per facilitare gli spostamenti. Il pensiero è andato pure ai progetti regionali; come l’esigenza di poter contare su una piscina coperta pubblica. O il bisogno di tutelare gli edifici di pregio: altro tema ‘caldo’.

L’impressione è che il suo invito abbia risposto alla necessità di incontrarsi e parlarsi.

Questa esigenza è uscita in modo importante. Ricordo al primo incontro di essere stato salutato con un ‘finalmente ci vediamo e conosciamo’. Serviva solo l’occasione. Certo in un anno non si riesce a concretizzare tutto ciò che si ha in animo: al tavolo ne eravamo consapevoli. Se, però, prenderà piede questa buona abitudine, continuando il lavoro anche nei prossimi anni, qualche risultato lo si potrà ottenere. Anzi, l’idea è di allargare il gremio agli ‘ex’, per dare continuità al dialogo e al contatto con i Comuni. Con tutta probabilità dovremmo dare un nome a questa esperienza.

Dunque si avverte il bisogno di ragionare in termini regionali.

Non c’è dubbio. La volontà è di affrontare tutti assieme le problematiche, soprattutto quelle più importanti. Procedere in ordine sparso e ragionare ciascuno per sé non ci aiuta. In questo modo ripetiamo gli errori del passato, quando ognuno pianificava senza guardare al di là dei propri confini, finendo col moltiplicare zone industriali e impianti sportivi. Il rischio c’è ancora, anche dopo le aggregazioni. Certo, dipende dai Municipi.

Avete coinvolto gli esecutivi?

In realtà, non ancora. Ma sempre per questione di tempo.

E di rapporti con la deputazione del Mendrisiotto ce ne sono stati?

Si è evidenziata l’esigenza di un maggior scambio con i gran consiglieri, chiamati a perorare la causa della regione in parlamento e davanti al governo.

Come consigliere lei ha manifestato a più riprese un’aspirazione.

Sì, ci tengo ad alzare l’asticella del dibattito politico; riportarla a una qualità accettabile. Sono rimasto scandalizzato dall’ultima interrogazione del consigliere della Lega Massimiliano Robbiani, e fin dal titolo; al di là del contesto (la recente assunzione alla casa per anziani Torriani), si chiosa: ‘Prima i nostri? No, cosa nostra!’ Inaccettabile: le parole contano. Non mancherò di dirlo, lunedì (oggi per chi legge, ndr). Il mio viatico? Oltre a prendere le distanze da queste cose, continuare a dialogare e non smettere di sognare.

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