Mendrisiotto

Mendrisio, per Francesca Luisoni 'Siamo solo all'inizio'

Da circa due settimane è entrata a Palazzo, prima donna municipale della Città aggregata. “Sono stata ben accolta. Ma questo è solo un punto di partenza”

Francesca Luisoni (Ti-Press)
2 febbraio 2019
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Nell’anno del cinquantesimo dal voto alle donne ticinesi, Mendrisio (quella aggregata) saluta la prima donna in Municipio e vara il bilancio di genere (come riferito da ‘laRegione’ di giovedì). Fatti che testimoniano di un cambiamento per il quale nel 2016 si è stretta un’Alleanza interpartitica al femminile. ‘Il mio arrivo a Palazzo? È solo un punto di partenza. Nel 2020 spero che le donne raddoppino’.

Una curiosità per cominciare: da circa due settimane siede in Municipio, dentro la cosiddetta stanza dei bottoni, ha trovato ciò che si aspettava?

Era difficile sin qui figurarmi cosa fosse realmente il Municipio: perché è pur vero che è qualcosa di cui senti parlare da tutti, qualcosa di molto diffuso in Ticino, pur con dinamiche diverse fra piccoli e grandi Comuni; concretamente, però, finché non sei lì, non ne hai un’idea. Come detto, era un po’ difficile immaginarmelo. Ciò che ho scoperto al mio arrivo è un ambiente positivo. Lo posso dire: ho trovato dei colleghi collaborativi e cordiali. Dunque un buon ambiente di lavoro all’interno dell’esecutivo e un altrettanto bell’ambiente di lavoro con l’amministrazione e i funzionari che ho incontrato. Di partenza un’esperienza positiva e interessante: ne sono contenta.

Non si è sentita messa in minoranza?

No, sono stata ben accolta. Chiaro, avere una donna all’interno della compagine cambia, comunque, delle dinamiche. Ancor più nei miei colleghi si è fatta strada quella consapevolezza che era necessaria, oltre che giusto, che, prima o poi, avvenisse questo cambiamento. Che era qualcosa che doveva già esserci da un pezzo. Non ho, quindi, una sensazione di disagio, in questo senso. Ribadisco: è quasi più loro la consapevolezza di avere una donna al tavolo e di dover cambiare determinate dinamiche, che non mia. Io non ho problemi a lavorare in consessi maschili e non percepisco un’ostilità in questo senso. D’altra parte, in Municipio ci sono persone con le quali ho fatto politica, su fronti comuni o su fronti avversi, e che conosco dal 2013.

Già nel 2016 affermava che a Mendrisio “era ora di cambiare aria” e di rispecchiare la società anche dentro le istituzioni. Adesso la Città ha, si può dire, ‘conquistato’ la sua quota rosa. È un punto di arrivo o piuttosto di partenza?

Senz’altro di partenza. Il punto adesso, a proposito di ‘Fattore D’, è fare un passo avanti. Non è che con il mio ingresso in Municipio la ‘questione femminile’ sia risolta. E non è che l’obiettivo dell’Alleanza OttoMarzo.16 – nata appunto nel 2016 in occasione delle elezioni comunali, ndr – si esaurisca qui. Oltre a tenere le posizioni (e confermare me: ne discuteremo), si cercherà di portare altre donne nell’esecutivo. Sia chiaro, con tutto il rispetto per i colleghi: non è che bisogna sostituirli (sorride, ndr). Alla fine, è un ‘problema’ di Mendrisio Borgo (che naturalmente ha un peso più alto) e non dei quartieri aggregati, dove in passato le donne dentro le Case comunali c’erano e facevano politica: erano anche sindaco, vicesindaco. Nel Borgo, invece, lo possiamo chiamare ‘problema’ perché ci sono state solo quattro donne nella storia del Municipio. Occorre prenderne atto. Tra un anno – al nuovo appuntamento con le urne, ndr – spero, se così sarà, che questo stato di cose venga confermato: non tanto per me, quanto per la presenza delle donne a Palazzo, che deve diventare qualcosa di naturale. Bisognerà lavorare per avere delle candidate, ma anche per avere delle candidate elette, e in qualsiasi partito. Sì, deve essere assolutamente un punto di partenza.

Per l’Alleanza, in ogni caso, già questo è un traguardo.

Un primo traguardo di cui essere comunque un po’ fiere.

Si può dire che è un po’ merito dell’Alleanza se si è salutato l’arrivo di una donna nell’esecutivo? Insomma, in questi 3 anni ha contribuito a modificare qualcosa?

Probabilmente ha contribuito ad accrescere la sensibilità sulla tematica: sia a livello politico, nel processo dei partiti nel comporre le liste, sia verso l’esterno. Il fatto di segnare determinati eventi, di comunicare e sensibilizzare, appunto, sulla questione, come nella campagna attuale ‘Io voto donna’, sono tutti aspetti che portano i gruppi politici, gli elettori e la comunità intera a essere sensibilizzati su una equa rappresentanza; che non deve essere per forza al 50 per cento, ma considerare un avvicendamento più naturale fra uomini e donne all’interno di ogni consesso (esecutivo, ma pure legislativo, commissioni, società civile). E ciò implica pure il fatto di chiamare le donne a mettersi in gioco, di far capire l’importanza di ognuna, che sia lavoratrice, mamma, casalinga o libera professionista. In qualsiasi carica le donne, come gli uomini, devono avere il loro spazio.

A spaventare un po’ le donne è forse il carico di lavoro che il Municipio della nuova Città comporta. In vista del 2020 il suo esempio potrà aiutare?

Sicuramente sarà d’aiuto, anche se non sono una mamma o una donna che deve dividersi in vari ruoli. È vero che devo conciliare il lavoro politico con la mia professione. In tal senso devo dire che ho scelto di ridurre del 20 per cento il mio carico professionale per fare la municipale. A Mendrisio è una necessità: un giorno la settimana lo dedico alla mia Città. Qualsiasi donna con qualsiasi lavoro part-time o una mamma potrebbe prendere quella politica come un’occupazione al 20-30 per cento: la si può vedere anche in questa ottica. Effetto dell’aggregazione? Con il tempo si ha la tendenza (io ce l’ho) a vedere una Città unica: ormai è un dato di fatto. Di conseguenza occorre prendere atto del fatto che l’impegno che deriva dall’essere nelle istituzioni è importante.

Quindi non resta che sperare di contare più donne in lista per le Comunali del 2020.

Sarà un obiettivo di tutti i partiti, ma che coinvolgerà pure l’Alleanza OttoMarzo.16, quindi in modo trasversale. Ci muoveremo ancora con una campagna in questo senso: ci attiveremo.

Oltre alle donne in politica attiva, c’è poi da sollecitare anche l’elettorato femminile.

Certo, serve una doppia sensibilizzazione. Dunque anche sul versante dell’elettorato. E anche lì bisognerà far capire che il mio traguardo non è un punto di arrivo, bensì di partenza. La società deve essere rappresentata equamente. Si dovrà spingere il più possibile in questa direzione.

Si aspetta, quindi, che il suo partito, il Ppd, non sia da meno. Nel 2016 era la sola donna nella squadra in corsa per il Municipio.

È vero. Si cercherà. La discussione, poi, verte anche sulla difficoltà di trovare le candidate disponibili a mettersi in lista. In ogni caso è una riflessione che mi sta a cuore e che dovremo fare nel mio partito come in tutti gli altri gruppi. Partendo dal presupposto che mi riconfermino, spero di non ritrovarmi ancora da sola in una lista di tutti uomini. Anche qui bisogna puntare su una squadra più equa e rappresentativa possibile.

Nell’aprile del 2016 a una nostra domanda su un eventuale ingresso in Municipio (oggi avveratosi) e sul possibile apporto al femminile, lei aveva messo in chiaro che è “fondamentale far capire che non si è la donna di turno” e mettere in risalto le doti femminili in politica. Pensa di riuscirci?

Mi riprometto di farlo. Posso dire che all’interno del Municipio non ho l’impressione di essere la donna di turno. Sono stata, come detto, accolta bene. Non c’è una questione di questo tipo. Cercherò di portare un concetto di coesione, di collaborazione. Trovo comunque che abbiamo sensibilità diverse nel vedere e affrontare i problemi, e in questo senso sarà naturale un mio apporto in questa direzione nell’esecutivo. Bisognerà vedere poi che dinamiche si instaureranno. Per ora la prima percezione è di buona collaborazione. Come deve essere del resto: un esecutivo coeso che lavora bene a favore della comunità. Non si tratta di farne una questione di scontro. Al limite, su alcuni temi c’è lo scontro politico, è ovvio, ma non deve mai essere uno scontro di genere. Io auspico, e lo dico nel rispetto dei colleghi, qualora dovessi essere rieletta nel 2020, di non essere la sola donna. Spero avremo un Municipio con almeno due donne. Tre è forse troppo visionario.

A proposito di sensibilità su taluni temi. Ha già avuto modo di sperimentarlo nel dibattito municipale?

Siamo solo all’inizio del cammino: abbiamo fatto due sedute insieme.

Sta di fatto che le sono stati assegnati due dicasteri impegnativi: la Pianificazione e l’Economia.

Sì, sono due dossier densi e che, trovo, si combinino bene. Entrambi hanno uno sguardo a 360 gradi sul territorio. Soprattutto la Pianificazione mi sta parecchio a cuore, senza nulla togliere all’Economia e al promovimento economico. Trovo sia un po’ la sfida di questi tempi. Certo, si tratta di tematiche con processi molto lunghi e di cui, scherzando, dico che forse non vedrò la fine, dovessi anche restare in Municipio tanti anni. Ma è anche una bella opportunità poterli affrontare. Di questo sono molto contenta.

Restando sulla Pianificazione, ha già individuato una tematica da portare all’attenzione dei colleghi?

Ci sono dei temi molto importanti. Penso a Valera e al Piano direttore comunale, su cui Mendrisio sta ragionando per il suo futuro territoriale e che sono un po’ alla base, in particolare il Piano direttore comunale, di tutti gli altri messaggi legati alla pianificazione.

A proposito del comparto Valera, dal 4 febbraio sarà in pubblicazione il Piano di utilizzazione cantonale. Cosa ne pensa della proposta del Dipartimento del territorio, decisa a recuperare territorio a vantaggio dell’agricoltura e dello svago nel verde?

In Municipio non ne abbiamo ancora discusso. A livello personale – Francesca Luisoni ha seguito da sempre il tema, come ci ricorda, ndr –, devo dire che la proposta cantonale è un po’ quella che da quando ho iniziato a far politica nel gruppo Ppd a Ligornetto abbiamo sempre difeso e portato avanti: questo ritorno verso l’agricoltura e questo restituire un po’ di territorio ai cittadini. Chiaramente, il Municipio farà le sue riflessioni, al pari del dicastero: bisognerà studiare il Puc e vedere determinate zone, alcune cose andranno discusse anche con il Cantone. Da parte mia, come primo impatto, e non è un segreto per nessuno (l’ho sempre dichiarato anche in Consiglio comunale), è l’indirizzo che auspicavo, visto in particolare da Ligornetto.

Essere donna si dice porti a fare politica in modo diverso. Ma c’è un modo femminile e uno maschile di fare politica?

Domanda difficile. Di sicuro c’è: ci approcciamo al mondo reale in due modi diversi. È però talmente all’interno di ciascuno di noi, che è arduo dire quale sia un modo femminile o un modo maschile di rapportarsi. Ci sono, è vero, determinate dinamiche per le quali siamo più propense al compromesso, a un buon clima, ma non sono caratteristiche esclusive. È importante che la nostra comunità si senta rappresentata a tutto tondo nelle istituzioni comunali. Avere solo uomini non potrà mai essere uno specchio della società e dei suoi problemi, anche a livello di esigenze familiari. La presenza di una donna può aiutare.

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