Mendrisiotto

Madonnine, ‘dalla scemenza alle bravate’

La recente serie di furti e vandalismi solleva il problema dell’emulazione. Diamo la parola a uno psichiatra

17 novembre 2018
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Non una patologia, ma piuttosto la voglia di cercare una sensazione e sollecitare l’attenzione dei giornalisti. È questa la lettura data da un noto psichiatra del Mendrisiotto ai recenti vandalismi e danneggiamenti contro le Madonnine. «Quando sono venuto a conoscenza del primo episodio – ci spiega – ho pensato a qualcuno affetto da un delirio misticoreligioso o a qualche cattolicofobico che aveva sviluppato un’idea perversa». Il perdurare delle azioni ha però fatto cambiare idea allo specialista. «L’effetto mass media non è da sottovalutare: la risonanza mediatica talvolta fa ripetere le stesse cose». E questa, sottolinea il dottore, non deve essere letta come «una cattiveria» nei confronti dei mass media. «Il vostro potere è altissimo – sottolinea ancora il nostro interlocutore –. E soprattutto è altissima questa risonanza. L’eco è difficile da controllare: quando si lancia un urlo, tutte le montagne rispondono». Lo specialista lo riscontra ogni volta che una notizia delicata viene diffusa. «Bisognerebbe probabilmente filtrare il discorso, soprattutto in una tematica delicata come questa, con la simbologia del mondo cattolico che viene attaccata in questa maniera». Sul perché a essere prese di mira siano le statue della Madonna, il dottore dice di «non sapere cosa pensare» se non che «i fanatici sono rari». Ma ci aiuta a tracciare un identikit dell’autore (o degli autori). «Forse non è la stessa mano ad avere agito, ma c’è lo stesso pensiero: se uno fa una bravata, un altro cerca di aggiungere qualcosa in più a questa bravata». I motivi che spingono all’azione «possono essere molteplici, a partire da una certa scemenza e senza dimenticare l’emulazione: c’è anche chi si diverte a combinare queste cose e sollecitare l’attenzione dei giornalisti». Su un punto lo psichiatra ha pochi dubbi. «Questi gesti potrebbero essere strumentalizzati, dando la colpa ai profughi. Ma un loro passaggio sarebbe stato notato – conclude –. Probabilmente si tratta di un balordo indigeno che si diverte». La serie di vandalismi è arrivata anche nelle sale della politica. Otto granconsiglieri, presa carta e penna, hanno indirizzato all’Ufficio presidenziale una proposta di risoluzione. Gli atti commessi “oltre che puniti in modo specifico dal Codice penale svizzero – si legge –, sono fonte di amarezza per le tante persone che in quei luoghi trovano conforto e sollievo”. Ogni vandalismo nei confronti di qualsiasi oggetto di culto, ricordano, “offende una delle libertà più preziose di uno Stato democratico e laico, che è la libertà di credo e di coscienza”. Da qui, la richiesta che il Gran Consiglio condanni “fermamente ogni atto contrario alla libertà religiosa” e che inviti “gli autori di questi vandalismi a fermarsi e riflettere sulla tristezza che tali atti hanno provocato”. Nelle parrocchie colpite, però, c’è anche chi ha prontamente reagito. Un esempio è a Morbio Superiore, dove don Orlando, comunica che, oggi alle 17, nella cappelletta in zona Rovagina verrà depositata una nuova statua della Madonna donata da un parrocchiano.

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