Mendrisiotto

Furto alla Loomis, uno dei capi banda si costituisce

L'uomo si è presentato al comando dei carabinieri di Cerignola. È una delle menti del fallito colpo, il febbraio scorso, alla ditta portavalori di Chiasso

5 novembre 2018
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All’appello ora ne manca solo uno, dopo che qualche giorno fa il 50enne di Cerignola (Foggia), Gioacchino C., si è costituito. Gioacchino ‘il vecchio’ da mesi era inseguito da un ordine di cattura europeo emesso dalla procuratrice del Ministero pubblico ticinese Chiara Borelli, nell’ambito dell’indagine sul tentato furto alla Loomis di via Milano a Chiasso, clamorosamente fallito nella notte fra il 25 e il 26 febbraio scorso. Quello che doveva essere il colpo del secolo si è rivelato un fiasco clamoroso, con il consistente commando di ladri, quasi tutti cerignolesi, finiti come topi in trappola: ad attenderli quella notte, infatti, c’era un nutrito numero di poliziotti ticinesi. Quando Gioacchino ‘il vecchio’, accompagnato dal suo legale, si è presentato alla stazione dei carabinieri di Cerignola, gli hanno chiesto i documenti personali, per accertare la data di nascita, necessaria per distinguerlo da Gioacchino C. ‘il giovane’, suo cugino 45enne, entrambi battezzati con il nome del nonno.

Gioacchino ‘il giovane’, pure lui inseguito dall’ordine di cattura europeo della magistratura ticinese, continua ad essere latitante. «Lo stiamo aspettando – dice il capitano Michele Massaro, comandante della compagnia di Cerignola, che un ruolo determinante lo ha avuto, nell’operazione ‘Ciambella’, così denominata dalle forze dell’ordine per via del clamoroso buco che i ladri volevano fare per introdursi nella ditta specializzata nel trasporto di valori –. La latitanza costa, per cui gli conviene imitare il cugino, nei cui confronti c’era anche una ordinanza di carcerazione, dovendo scontare una precedente condanna».

Un furto per ‘mettere a posto’ la famiglia

Sia Giocacchino ‘il vecchio’, che ‘il giovane’ sono pedine importanti nell’organigramma della vasta organizzazione (18 in totale). Sono, infatti, considerati gli organizzatori del tentato furto che avrebbe consentito di «sistemare noi, i nostri figli e i nostri nipoti» come ha avuto occasione di dichiarare in aula uno dei cinque processati – di età compresa tra i 28 e i 53 anni – e condannati lo scorso 21 agosto a Lugano con sentenza pronunciata dal giudice Amos Pagnamenta, che aveva sostanzialmente accolto le richieste della procuratrice Chiara Borelli. Pene detentive comprese tra i 2 anni e mezzo e i 3 e mezzo (vedi ‘laRegione’ del 22 agosto). L’idea di tentare il ‘colpo del secolo’ era venuta proprio ai cugini Gioacchino, dopo che lo scorso anno a una festa a Taranto, incontrando un paesano ex portavalori della Loomis, avevano saputo del quotidiano viavai di furgoni blindati carichi di oro e di valuta. La storia, più volte raccontata in questi mesi, è nota. Del ‘colpo del secolo’, grazie a una gola profonda, sono venuti a conoscenza gli uomini del capitano Massaro. Intercettazioni, pedinamenti (al di qua e al di là della frontiera a partire dall’ottobre del 2017) e la stretta collaborazione tra i carabinieri di Cerignola e la polizia cantonale, hanno consentito agli investigatori di scrivere una puntuale scenografia del furto: finale compreso. Finale di cui, però, erano tenuti all’oscuro gli attori principali, ‘beccati’ con le mani nel sacco. Gioacchino ‘il vecchio’ non ne vuole sapere di essere estradato in Svizzera.

Per questo, si apprende, si è in attesa della decisione della Corte d’Appello di Bari.

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