Mendrisiotto

Lauree farlocche, 'Molti personaggi attorno all'ex direttore'

Le difese hanno chiesto l'assoluzione. La segretaria 'faceva quel che le veniva detto'. Sentenza attesa per lunedì prossimo

Il logo dell'Istituto (Foto Ti-Press)
31 ottobre 2018
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«Non possiamo chiedere scusa per qualcosa che non abbiamo commesso». Sono queste, riassunte, le ultime parole pronunciate dall’ex direttore generale e dalla ex segretaria dell’Ipus, l’Istituto privato universitario svizzero di Chiasso, a processo da ieri per rispondere di amministrazione infedele e truffa.

Dopo le richieste di pena della procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti, nel pomeriggio la parola è passata alle difese. Entrambe hanno chiesto il proscioglimento dai reati principali (amministrazione infedele e truffa).

Intervenendo a nome della 48enne ex segretaria dell’Ipus, l’avvocato Sandra Xavier ha spiegato che, con il suo agire, la donna «non è mai andata al di là del suo incarico. Ad avere l’ultima parola era sempre il direttore: con il suo agire non ha avuto la minima intenzione di violare i diritti della scuola». Considerato le ammissioni della donna - per i reati minori - la richiesta è stata quella di una pena contenuta in massimo di 10 mesi sospesi o, in via subordinata, un massimo di 24 mesi pure al beneficio della sospensione condizionale.

La parola è in seguito passata all’avvocato Stefano Pizzola. Il legale ha evidenziato come attorno al 60enne «ruotasse una galassia di personaggi che hanno avuto un ruolo tutt’altro che marginale» e che l’uomo «si è sempre impegnato al massimo dando tutto quello che poteva fare per arrivare a una soluzione». La richiesta di pena formulata è un’eventuale pena pecuniaria per due reati minori e un’indennità per ingiusta carcerazione (l’ex direttore è detenuto da 325 giorni). In via subordinata 24 mesi sospesi.

La sentenza della corte delle assise criminali presieduta dal giudice Marco Villa è attesa lunedì 5 novembre alle 16.30.

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