Mendrisiotto

Alloglotti, Chiasso fa scuola

La Commissione speciale scolastica propone di 'cantonalizzare' la figura dei docenti di lingua e integrazione. A vantaggio di maestri e alunni

Ottobre 2016: Commissione scolastica in visita alle scuole di Chiasso (foto Ti-Press)
16 maggio 2018
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L’esperienza di Chiasso ha fatto scuola, letteralmente. Il ‘progetto alloglotti’ messo in campo (dal 2014-2015) dall’Istituto scolastico comunale ha aperto una breccia nell’approccio agli allievi di lingue e culture diverse. La cittadina di frontiera si è fatta carico della sua realtà multietnica in classe, arrivando ad assumere (con il supporto del Cantone) le docenti di lingua italiana e integrazione scolastica. Domani nelle aule ticinesi queste figure potrebbero essere la norma. La Commissione speciale scolastica ha, infatti, deciso – e lo ha fatto all’unanimità – di non seguire l’iniziativa parlamentare firmata da Raoul Ghisletta sulla revisione della legge e ha posto sul tavolo una “controproposta”. Quale? “La cantonalizzazione dei docenti di lingua e integrazione scolastica”. Una soluzione, si chiarisce nel rapporto di cui sarà relatore il granconsigliere Ppd Giorgio Fonio, alla quale hanno aperto la porta anche i responsabili del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport. Con questa misura, ribadisce il deputato, si va a completare il processo avviato qualche anno fa con una scelta simile, la cantonalizzazione del Servizio di sostegno pedagogico, uniformando l’intento didattico sperimentato con risultati incoraggianti a Chiasso. Un universo, quello chiassese, che la Commissione speciale scolastica, peraltro, ha potuto toccare con mano e che il governo porta ora ad esempio. Non a caso durante questo anno scolastico si è traslata l’esperienza anche alla scuola media, coinvolgendo pure altre sedi del distretto. A questo punto è importante, come invitano gli stessi commissari, che il Consiglio di Stato presenti un messaggio ad hoc.

I vantaggi, come si fa emergere nel rapporto, sono evidenti. A cominciare dalla “riduzione del precariato”. Un obiettivo, quest’ultimo, perseguito, del resto, anche dalla stessa iniziativa, mirata a parificare i maestri di lingua e integrazione con gli insegnanti di altre materie speciali. D’altro canto, restituire stabilità a queste figure professionali significa altresì non disperdere le loro competenze. In effetti, perora Fonio a nome dei colleghi, “con la cantonalizzazione del settore, il docente potrebbe essere attivato in più sedi senza complicazioni per i pagamenti. Il suo rapporto di lavoro sarebbe regolato da un incarico e non da una nomina, comunque meno precario del contratto da ausiliario, ma occorre una grande flessibilità: il docente di lingua e integrazione non agisce nella stessa sede per forza e per tutto l’anno”. Di conseguenza anche gli scolari ne potrebbero beneficiare. Come ha dimostrato il progetto di Chiasso non sono sufficienti 45 minuti la settimana per ragazzo per raggiungere l’inclusione degli alloglotti nella nostra quotidianità, quindi nel Paese. Anche perché, come rilevato dalla Commissione allievi alloglotti, i migranti non sono più gli stessi degli anni 90, quando i flussi provenivano dall’area balcanica e gli alunni “disponevano di un alto livello di scolarizzazione, come gli svizzeri tedeschi, gli svizzeri francesi e gli europei dell’Unione”. Oggi, si fa presente, le provenienze sono Eritrea, Siria. Di conseguenza, si rimarca nel rapporto, “bisogna esaminare tutta la situazione dell’allievo, non solo l’anagrafe, e personalizzare la soluzione per l’allievo, individualizzando l’inserimento”. Tant’è, si insiste, che secondo gli specialisti “servirebbe uno spazio temporale di cinque anni per l’acquisizione di strumenti completi per seguire la scuola dell’obbligo, tenuto conto della problematica di allievi poco scolarizzati provenienti da altre realtà”.

Il quadro, insomma, è cristallino. Ma quanto costerebbe cantonalizzare i docenti di lingua e integrazione? La Commissione ha fatto due conti sulla base dei dati forniti dal Cantone. In sostanza, l’ammontare dei salari (oneri sociali compresi) nell’ambito delle scuole comunali sarebbe di 1,2 milioni, da cui dedurre 607mila franchi di contributi cantonali. La scelta alleggerirebbe poi la spesa dei Comuni di 619mila franchi l’anno. Di converso, attuando le assunzioni cantonali, la maggiore spesa sarebbe di 754mila franchi, compensata, come in passato per il Sostegno pedagogico, da minori sussidi dovuti agli enti locali.

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