Mendrisiotto

'Ero convinta i soldi fossero di mio marito'

Processo 'Ndrangheta, l'imputata si difende. Chiesto il proscioglimento. L'avvocato: 'Non donna d'onore, ma tipica povera donna del sud sottomessa'

Ti-Press
6 marzo 2018
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"Ero in buona fede quando firmavo le carte. Ero convinta che i soldi fossero di mio marito". Le ultime parole risuonate oggi, martedì, nell'aula del Tribunale penale federale sono state quelle dell'imputata. Una dichiarazione, quella di Antonella Di Nola, giunta dopo un'arringa difensiva di oltre quattro ore. Il suo legale, l'avvocato Gabriele Banfi, non ha avuto esitazioni, dal canto suo, a chiedere il proscioglimento della 48enne da ogni accusa.

La sua assistita, chiamata a rispondere di riciclaggio di denaro, aggravato, e falsità in documenti, ha ribadito, era tutt'altro che una "donna d'onore", come ha affermato l'accusa. Semmai, ha rintuzzato, si tratta della "tipica povera donna del sud sottomessa prima al padre, poi al marito". Ovvero quel Domenico Martino, fratello del boss Giulio. In sostanza la Di Nola, ha motivato l'avvocato Banfi, ha avuto "un ruolo di mera comparsa". Il conto 'Adamo' aperto in una banca di Mendrisio? Per lei serviva a sistemare le questioni fiscali del marito.

A dire se la donna era o meno parte integrante delle trame della 'famiglia' riconducibile per le sentenze italiane e il verdetto di condanna pronunciato nei confronti di Franco Longo e Oliver Camponovo il dicembre scorso a una cosca della 'Ndrangheta toccherà ora alla Corte presieduta dal giudice Giuseppe Muschietti. La sentenza è annunciata per il 27 marzo prossimo.

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