Mendrisiotto

A Stabio querela per ingiuria a causa di una siepe

Decreto d’accusa per ingiuria nei confronti della municipale di Stabio C’è a seguito di una querela

12 gennaio 2018
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Tutto è successo per una siepe... fuori misura. In realtà, non è chiaro neppure di quanto. Com’è, come non è, quegli arbusti di troppo cresciuti a confine tra due proprietà si sono rivelati la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. È così che, tagliata d’imperio la ‘barriera’ verde, fra un imprenditore e una municipale di Stabio ci si è messa una querela per ingiuria. Denuncia sfociata nel giro di un mese in un decreto d’accusa firmato dal procuratore generale John Noseda. Recapitata ieri, la decisione ha fatto sobbalzare Liliana Della Casa, esponente di Stabio C’è, nonché capodicastero Edilizia e Pianificazione, che si è ritrovata con una condanna a una pena pecuniaria di 5 aliquote giornaliere da 230 franchi l’una – a conti fatti 1’150 franchi –, sospesa al beneficio della condizionale per 2 anni. La colpa? Aver “offeso l’onore” dell’imprenditore, Giordano Cadei, tacciandolo di “... idiota...”. Insomma, a quel punto Cadei non ci ha pensato due volte e ha messo in moto la macchina della Procura. Della Casa non ha dubbi: «Vogliono distruggere la mia carriera politica».

E pensare che quel giorno, era il 6 dicembre scorso, il faccia a faccia era cominciato per «una piccola discussione», riconosce lo stesso querelante. Oggetto della contesa, appunto, la siepe che separa la proprietà della famiglia Della Casa da quella dove l’imprenditore ha costruito tre abitazioni. Era tempo, a detta di Cadei, che la municipale veniva esortata a regolare l’altezza delle piante. «All’ennesimo rifiuto ho dato 15 giorni per rimediare o sarei intervenuto – spiega a ‘laRegione’ –. E così ho fatto». Cadei si presenta con un giardiniere e una motosega. Davanti a quella che viene vista come una intrusione, i Della Casa chiamano la Polizia comunale, che invia sul posto due agenti. «Su quella siepe era ancora in atto una trattativa. Tant’è che anch’io stavo attendendo il giardiniere – ribatte, dal canto suo, la municipale –. Invece, mi sono ritrovata davanti al fatto compiuto – oltre a una fattura di mille franchi, ndr – e a un atteggiamento sfottente. Schernita dal signor Cadei, ho commentato che quella era una cosa idiota. Ecco come è andata», si difende Liliana Della Casa, che confidava nel verbale dei due poliziotti, testimoni della vicenda. «Non a caso li ho invitati a registrare in toto quanto avvenuto. Ora leggo sul decreto che “i fatti sono stati sufficientemente chiariti”: non ho questa impressione. Io mi sono sentita provocata e la situazione appariva tendenziosa; quindi avrei voluto essere messa a confronto con chi mi ha poi denunciata», rimarca ancora la municipale, che ora ha interpellato il suo legale. La politica locale ha, infatti, la possibilità di impugnare il decreto di fronte alla Pretura penale di Bellinzona. Non solo, sta anche valutando una controdenuncia. «In ogni caso rassicuro tutti: non sono ancora in prigione», rilancia. Non è la prima volta, del resto, che Liliana Della Casa e Giordano Cadei si ritrovano l’una contro l’altro. È di dominio pubblico il confronto sul destino del comparto di Montalbano: Cadei è uno dei promotori, con altri due soci (tra cui l’ex sindaco Cavadini), della costruzione di tre residenze e della ristrutturazione dello storico ristorante. Ma sul piano edilizio non è stato l’unico attrito. L’imprenditore parla di un «conflitto d’interesse» da parte della municipale. E in tal senso ha presentato una richiesta all’esecutivo: Della Casa, in altre parole, metterebbe il bastone fra le ruote ai suoi progetti. A quanto pare, però, gli Enti locali, interpellati, non avrebbero intravisto un problema in tal senso. E la municipale? Rivendica di «agire secondo coscienza». Oltre la siepe, non c’è la stessa... visuale.

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