Chiasso

'Sinceramente pentito' il mulo fermato a Chiasso con 700 grammi di cocaina: 20 mesi sospesi

(©Ti-Press / Gabriele Putzu)
15 novembre 2017
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Erano destinati oltre Gottardo i 700 grammi di cocaina intercettati alla metà di luglio alla dogana di Chiasso. Il corriere, un 29enne albanese, è comparso ieri davanti alla Corte delle Assise criminali di Mendrisio. Il giudice Marco Villa lo ha riconosciuto colpevole di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti e riciclaggio di denaro e lo ha condannato a 20 mesi di detenzione. Pena che la Corte, riconoscendo l’attenuante del sincero pentimento, ha sospeso per un periodo di prova di due anni. L’uomo, che non ha legami né parentali né professionali in Svizzera – «dovevo solo portare la cocaina a Lucerna, poi sarei tornato in Italia» – è stato espulso per 7 anni. I 700 grammi intercettati in luglio alla frontiera non sono stati i soli che hanno visto coinvolto l’imputato, consumatore da fine 2016 («ero stressato dal punto di vista economico e cercavo qualcosa che mi rilassasse un po’)». A maggio, in Piemonte, l’uomo è stato incaricato di trovare un meccanico, nella cui officina sono state smontate le sospensioni di una vettura con targhe olandesi e sono stati recuperati quattro chili di cocaina. «Mi hanno detto che si trattava di due chili di marijuana – ha sempre dichiarato il 29enne – altrimenti non avrei acconsentito». La mancata vendita di 45 grammi che gli sono stati affidati ha portato a un debito di 1’500 euro e all’acconsentire al trasporto del mese di luglio. Dall’ideatore ha ricevuto anche 2’300 euro da consegnare alla consegna dello stupefacente. «Presumevo si trattasse di soldi sporchi perché era una persona che spacciava – ha sostenuto l’imputato –. Dovevo consegnare il denaro a Lucerna ma non sapevo a cosa sarebbe servito». Su mandante e destinatario, due fratelli, pendono due informative. «Se gli inquirenti italiani e di Lucerna non interverranno – è stato il commento del Procuratore pubblico Arturo Garzoni – ci muoveremo noi. Abbiamo scelto di occuparci di chi trasportava la sostanza stupefacente».

‘Aspetti tipici e atipici’

Quello esaminato ieri è un caso che presenta «aspetti tipici e atipici». Così lo ha definito il procuratore chiedendo una condanna a 3 anni di detenzione, di cui almeno 6 mesi da espiare, e 10 anni di espulsione. Nella ‘normalità’ rientra «il ruolo di ‘mulo’, la persona che non ha nulla da perdere e che si presta al trasporto e ai suoi rischi». È però atipico, ha spiegato Garzoni, «che il mulo parla e collabora con gli inquirenti, raccontando spontaneamente fatti che avrebbe potuto sottacere». Il debito da saldare per la cocaina che non è riuscito a rivendere «è credibile perché si capisce che chi ha trasportato questa droga è una persona disperata». Per l’accusa, «non c’è stato uno studio dettagliato, il nascondiglio è stato improvvisato e non aveva nulla a che vedere con quelli ideati dalle vere organizzazioni albanesi, ha presentato una licenza di condurre inglese falsa e ha consumato durante il viaggio». Il pp ha quindi evidenziato l’attenuante specifica «rara» del sincero pentimento «dimostrato fattivamente». Una tesi fatta propria dalla difesa. L’avvocato Patrick Fini ha infatti evidenziato la «collaborazione esemplare e le dichiarazioni lineari e non contraddittorie» fornite dal 29enne. Per le sue azioni l’uomo, «che grazie a una prognosi senz’altro positiva merita una seconda possibilità», non ha ottenuto guadagni. Il legale si è quindi battuto per una pena non superiore ai 24 mesi con non più di 4 mesi da scontare.

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