Mendrisiotto

Moria d'anguille nel Ceresio, si indaga

16 settembre 2017
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Otto distinte segnalazioni tra il 28 agosto e il 10 settembre. Ritrovamenti che hanno destato una certa preoccupazione per i pescatori attivi nel bacino sud del lago Ceresio. Sono infatti diversi gli esemplari di anguilla morti ritrovati sulle rive del lago. I primi avvistamenti sono stati effettuati nella zona della foce del fiume Laveggio tra Riva San Vitale e Capolago, altri si sono susseguiti a Brusino Arsizio e vicino al ponte diga di Melide. Situazione ben testimoniata dalle immagini che ci ha concesso la società di pesca la Mendrisiense. «I ritrovamenti sono da ricondurre al periodo in cui si è manifestata la canicola» ci spiega il collaboratore scientifico dell’Ufficio Caccia e pesca Danilo Foresti. Al momento si propende per una sola causa anche se – continua Foresti – «tutto quello che è stato trovato purtroppo era in avanzato stato di decomposizione e dunque impossibile da analizzare». Tutti gli elementi raccolti, però, portano i sospetti a concentrarsi sul fatto che la morìa dipenda direttamente o indirettamente, appunto, dalla canicola. «Riteniamo che le temperature dell’acqua più alte abbiano comportato un aumento improvviso della mortalità per questa specie, determinata da qualche parassita opportunista, un’infezione batterica o virale ancora non identificata» evidenzia il collaboratore scientifico. Queste, in definitiva, sono le considerazioni tratte dall’Ufficio caccia pesca in collaborazione con il Centro di veterinaria FiWi dell’Università di Berna che sorveglia lo stato di salute delle popolazioni selvatiche di pesci e animali terrestri.

‘Nessun inquinamento’

Ad ogni modo, nessun allarmismo: «La situazione non è nuova. Eventi simili si sono già presentati, in passato, anche nel Verbano». Quanto verificatosi nelle ultime settimane non desta particolare preoccupazione anche se, si sottolinea, va monitorato attentamente perché l’anguilla «è una specie protetta e rara» e, visti i riscontri, si può parlare, appunto, di moria. Dunque, si chiarisce, al momento non sembra sussistere un pericolo diretto per la popolazione di anguille del Ceresio. Si rendono però necessari ulteriori accertamenti perché tra le segnalazioni fatte e alcune informazioni raccolte tra i pescatori si parla di una ventina di esemplari ritrovati. Fortunatamente, però, Foresti esclude l’ipotesi di una moria dettata da un inquinamento delle acque nella zona del golfo di Riva San Vitale in quanto il fenomeno è diffuso anche al di fuori di esso e non si registrano particolari anomalie su altre specie ittiche. Per poter comprendere meglio le cause che hanno portato al fenomeno sono già state attivate le associazioni di pescatori che operano sul lago: «L’idea ora è quella di recuperare alcune anguille ‘fresche’ da poter analizzare». Tra queste società, v’è pure la Mendrisiense la quale, per bocca del presidente Paolo Giamboni, conferma di essersi attivata: «Appena una persona trova le anguille in fin di vita o morte (ma non ancora in decomposizione) bisogna avvolgerle in un panno bagnato e metterle il prima possibile in frigorifero. Non in congelatore». A quel punto va «subito avvertito l’Ufficio caccia e pesca o il sottoscritto. Fatto ciò ritiriamo l’esemplare che verrà consegnato direttamente all’Ufficio cantonale o a un guardia pesca». Il tutto per trovare i perché di questo avvenimento. Si ricorda infine che per ogni sospetto di inquinamento delle acque o moria di pesci, oltre che all’Ufficio caccia e pesca ci si può rivolgere al picchetto dei servizi di pronto intervento al numero telefonico 117.

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