Luganese

Campione, la malamministrazione in poche pagine: 19 indagati

La Guardia di finanza mette a nudo una condotta illecita, tra cui quella degli ex sindaci, dietro il dissesto milionario di Comune e Casinò

TI-PRESS
(Il colore dei soldi )
26 maggio 2020
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È riassunto in cinque pagine, a firma del procuratore della Repubblica di Como, Nicola Piacente, il punto finale dell'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Como, sul dissesto milionario del Comune di Campione d'Italia dichiarato nel giugno 2018 e della Società Casinò di Campione Spa, dichiarata fallita, dopo la dichiarazione di dissesto del Comune-unico azionista della Spa, un mese più tardi, nel luglio 2018 con sentenza del Tribunale di Como, poi annullata dalla Corte di Appello di Milano e sulla quale deve ancora pronunciarsi definitivamente la Corte di Cassazione. 

Secondo gli inquirenti, gli ex amministratori in carica - politici e funzionari - avrebbero disossato la "res publica", la cosa, il bene pubblico, il Comune, avvantaggiando con atti illeciti l'immaginaria "gallina dalle uova d'oro", il Casinò. Con la grave conseguenza di produrre il crollo di entrambe le istituzioni, pubblica e privata. Diciannove gli indagati, per cui vale la presunzione di innocenza (si evidenzia a pagina 5), tra cui gli ex sindaci di Campione d'Italia, Marita Piccaluga, in carica dal 2007 al 2017 e Roberto Salmoiraghi, a capo del Comune dal 2017 al settembre 2018, entrambi indagati per i reati di abuso in atti di ufficio e di falsità ideologica in atti pubblici e che da sempre si professano innocenti. Abbiamo tentato di raggiungere gli ex due sindaci per una reazione, solo Marita Piccaluga con successo: «Mi reputo estranea a queste accuse e proverò la mia innocenza esponendo le carte. Se mi avvarrò della facoltà di richiedere di essere ascoltata dagli inquirenti? Non so, chiederò consiglio al mio avvocato». 

I reati contestati coprono un arco temporale dal 2013 al 2018

I riflettori vengono puntati sulla gestione della casa da gioco e su quella del Comune, precisamente sulle due distinte amministrazioni comunali. Tre le critiche fondamentali al loro 'modus operandi' e così riassunte: la rinuncia a crediti liquidi, certi ed esigibili vantati dal Comune di Campione d'Italia nei confronti del Casinò; la modifica, svantaggiosa per il Comune, della convenzione siglata nel dicembre 2014 tra l'ente pubblico e la S.p.A (la società per azioni della Casinò), riducendo tra l'altro di 13 milioni di franchi l'importo del contributo originariamente stabilito in 41,3 milioni dalla convenzione, approvando il bilancio di previsione 2015 e il conto del bilancio 2015. E, ancora, l'ulteriore aggravamento del dissesto del Comune facendo ricorso ad anticipi di tesoreria, "non provvedendone alla sua restituzione quantificata al 31.12.2017 in 20 milioni di franchi per far fronte al mancato versamento da parte della casa da gioco del contributo annuale e aggravando il dissesto dell'ente". Disattendendo i postulati della convenzione, il Casinò ha così ottenuto "un ingiusto vantaggio patrimoniale, consistito nel mancato versamento delle somme di denaro oggetto di rinuncia, costituenti entrata tributaria" per 61 milioni di franchi. Fin qui per quanto attiene l'amministrazione dell'ex sindaco Marita Piccaluga e quella dell'allora vicesindaco, dell'ex segretario comunale e dell'ex capo area economico finanziaria.

Milioni anticipati al Casinò, aggravando il dissesto del Comune

Nei confronti dell'ex sindaco Salmoiraghi, l'abuso in atti di ufficio si configurerebbe invece per aver ulteriormente modificato la convenzione tra Comune e società Casinò S.p.A "in termini lesivi degli interessi dell'ente comunale concedendo alla società di gestione della casa da gioco una dilazione di pagamento degli importi dovuti al Comune di Campione, stabilendo di determinare l'entità del contributo sulla base dell'accordo di ristrutturazione del 20 luglio 2018 (...)". In particolare per aver continuato, per gli anni dal 2017 al giugno 2018, l'anticipazione di tesoreria per complessivi 21,3 milioni per far fronte al mancato versamento da parte della casa da gioco del contributo annuale e aggravando il dissesto finanziario dell'ente. 

Falsità ideologica in atti pubblici è invece il delitto mosso nei confronti dei responsabili di entrambe le amministrazioni comunali, "per aver proceduto all'approvazione di rendiconti di gestione per gli anni dal 2012 al 2017 che alteravano il risultato di amministrazione. Indicando falsamente, fra l'altro - si legge nella notifica della Procura di Como, maggiori spese di personale, allo scopo di giustificare i pagamenti di indennità integrative del trattamento retributivo non spettanti dichiarandone la compatibilità delle previsioni di spesa per complessivi 4,7 milioni di franchi. Insomma, anche inebite indennità nell'elenco del procuratore, Nicola Piacente.

Nei confronti di Salmoiraghi e della sua amministrazione vi è pure la falsa attestazione che "il conferimento dell'immobile comunale 'Villa Mimosa' alla partecipata Casinò di Campione S.p.A. era avvenuto a titolo gratuito omettendo di indicare che l'immobile comunale era destinato a garanzia del mutuo ipotecario per 5 milioni di euro già deliberato dalla Banca popolare di Sondrio in data 5 ottobre 2017 necessario per ottenere somme liquide per il Comune di Campione d'Italia in violazione ed elusione dei vincoli normativi in materia di destinazione delle somme derivanti da alienazione del patrimonio immobiliare (...) che imponevano agli enti la destinazione per spese d'investimento delle somme riscosse dall'alienazione del patrimonio pubblico". Nella richiesta di fallimento avanzata dalla Procura nei confronti della Spa Casinò di Campione - evidenziano gli inquirenti - si era rimarcato che tale conferimento aggravava l'indebitamento societario e contestualmente depauperava ulteriormente l'ente locale, spogliandolo di un bene di sua proprietà".

Indagata anche la società Casinò di Campione 

Ma oltre ai 18 indagati, persone fisiche, vi è anche una persona giuridica nel fascicolo, ossia la società S.p.A Casinò di Campione "per non aver adottato ed efficacemente attuato modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire il reato di falso in bilancio dal 2015 al 2017". Nei guai giudiziari, dunque, sono trascinati anche l'ex amministratore delegato, i componenti del consiglio di amministrazione della S.p.A. Casinò di Campione, nonché i componenti del collegio sindacale in carica al 20 luglio 2017. Gli inquirenti ricostruiscono per filo e per segno i bilanci, meglio, le loro contraddizioni, ritenute appunto punibili dal codice penale. Ad esempio, per quanto attiene al bilancio al 31 dicembre 2014, per aver indicato "fittiziamente (riducendolo) nello Stato Patrimoniale, voce "A) patrimonio netto" il valore negativo di -27,2 milioni di euro in luogo dell'effettivo valore negativo di - 78,4 milioni di euro". Nei bilanci risulta persino il conferimento di "marchi" per un valore di 22,7 milioni di euro in luogo del valore effettivo pari a... zero euro. Osservano gli inquirenti: "Così facendo protraevano l'attività sociale della casa da gioco senza adottare le decisioni di cui all'art. 2447 c.c. (convocazione dell'assemblea per deliberare la riduzione del capitale e il contemporaneo aumento del medesimo ovvero la trasformazione della S.p.A.). 

Presunti favori ai parenti di Salmoiraghi e dell'ex vicesindaco 

E infine nell'inchiesta c'è pure l'ipotesi di abuso in atti di ufficio nei confronti dell'ex sindaco, Salmoiraghi, dell'ex vicesindaco in carica nel 2017 e 2018 e dell'ex segretario comunale attivo dal dicembre 2017 "per aver abusato dei propri poteri consentendo a parenti del sindaco e del vicesindaco la conservazione del rapporto di pubblico impiego con l'ente comunale, utilizzando criteri mirati a preservare le posizioni lavorative degli stessi in contrasto con il reale fabbisogno dell'ente locale". 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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