Luganese

Treccine in fuga da guerre e povertà

Save the Children e la campagna, ideata anche da una campionese, per sensibilizzare la fuga da conflitti e povertà di centinaia di migliaia di minori.

15 febbraio 2020
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È un monumento nazionale fra i racconti più amati al mondo da intere generazioni di adolescenti, e non. Pippilotta Viktualia Rullgardina Succiamenta Efraisilla Calzelunghe, più semplicemente Pippi, questa volta non presta però le sue lentiggini e le sue treccine rosse a una nuova avventura (il suo successo internazionale è dato anche all’omonima serie televisiva andata in onda in ogni angolo della Terra per la prima volta nel 1969) ma l’impertinente ragazzina, amica di una scimmietta e di un cavallo casalingo, si fa ‘carne ed ossa’ e interpreta una piaga a cui è confrontata la società moderna. In occasione, infatti, del 75° anniversario del primo libro pubblicato su Pippi Calzelunghe, la Astrid Lindgren Company e Save the Children hanno lanciato la campagna globale “Pippi of Today” (Pippi di oggi), volta a sensibilizzare il pubblico e a sostenere il lavoro che l’organizzazione internazionale, da oltre cento anni al fronte nella lotta per salvare i bambini a rischio e per garantire loro un futuro, svolge per supportare le ragazze in fuga da guerra e povertà; come la bambina protagonista del video diffuso per l’occasione, arrivata in un Paese sconosciuto, con tutto il suo mondo rinchiuso in una borsa, desiderosa di vivere finalmente un’infanzia spensierata (per visione accedere su internet a https://vimeo.com/384468563).

Nel 2018 più di 70 milioni di persone costrette a lasciare la loro casa

Sono numeri che portano a riflettere quelli resi noti da Save the Children. “Nel 2018, più di 70 milioni di persone – ci hanno indicato i responsabili della campagna globale fra cui figura anche Cristina Barbaglia, campionese di origini, impegnata nella sede di Stoccolma – sono state costrette a fuggire dalla propria nazione, con un aumento di 2,3 milioni rispetto all’anno precedente, di cui oltre la metà minori (53%). Si stima che 138’600 siano bambini soli, senza genitori. Tra di loro molte le ragazze, che rappresentano un gruppo particolarmente vulnerabile tra i rifugiati. Non raggiungevano un numero così alto dalla fine della Seconda guerra mondiale, corrono rischi maggiori di essere esposte a violenza e sfruttamento, abusi sessuali e matrimoni precoci. Nella maggior parte dei casi, sono costrette anche a smettere di andare a scuola». E se, quindi, ripercorrendo il romanzo, settantacinque anni fa Pippi Calzelunghe arrivò da sola in una nuova città, oggi – ma questa è triste realtà – «milioni di ragazze sono costrette a lasciare le loro case e a trasferirsi non solo in nuove città, ma anche in nuovi Paesi. Le ragazze in fuga da guerra e povertà devono raccogliere tutta la loro forza, coraggio e speranza per affrontare le sfide di questo percorso e trovare la strada per un futuro migliore. Sono loro le “Pippi di oggi”».

Nella simpatica eroina di molte avventure il modello ispiratore per dare alle giovani forza e speranza

Una piaga che fortunatamente è stata presa a cura da alcune delle principali aziende di tutto il mondo che hanno deciso di aderire alla campagna internazionale che si svolge oltre che in Svizzera, nei Paesi nordici, negli Stati Uniti d’America, in Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Italia e Paesi Bassi: «Attraverso edizioni limitate di oggetti, eventi e altre iniziative, verranno raccolti fondi che contribuiranno a sostenere il lavoro di Save the Children e ad aiutare queste ragazze. In un mondo dove crescono nazionalismo e xenofobia, vogliamo sottolineare la nostra responsabilità condivisa affinché tutti i bambini possano dimostrare la propria forza e potenzialità. Con l’aiuto di Pippi, vogliamo supportare le ragazze che ne hanno più bisogno, dando loro voce. Le attività di Save the Children mirano a sostenerle, mentre Pippi può essere un modello ispiratore che dia loro forza e speranza», ha dichiarato Olle Nyman, direttore generale di Astrid Lindgren Company e nipote dell’autrice del celebre romanzo. Per sensibilizzare il pubblico sulle storie delle “Pippi di oggi”, Save the Children ha raccolto le testimonianze di alcune ragazze che hanno fatto dei percorsi migratori, in cui condividono le loro esperienze, le sfide che affrontano ogni giorno e il futuro che sognano. Ragazze come Luisa, una dodicenne che, come milioni di persone, ha lasciato il Venezuela per andare in Colombia, dove lei e la sorellina sono state separate dalla madre, perché non riuscivano a trovare un posto per tutta la famiglia: «In Venezuela eravamo sempre insieme. Ma qui sto solo con Mariana, perché mia mamma vive per strada al mercato. Il denaro serve per comprare cibo per la mia sorellina».

Violenza sull’infanzia ancora troppi tabù

Inger Ashing, direttore generale di Save the Children International, ha evidenziato che «i diritti dei minori non conoscono confini. Non importa chi siano o dove vivano, tutti i bambini dovrebbero avere gli stessi diritti. Save the Children è entusiasta di collaborare con la Astrid Lindgren Company per rafforzare il lavoro dell’organizzazione per le ragazze migranti. Nel 2019 abbiamo incontrato tante bambine e adolescenti provenienti da tutto il mondo, per capire meglio le loro esperienze e come possiamo supportarle al meglio. Tuttavia, purtroppo, non ci sono ancora dati e conoscenze sufficienti. Con i fondi raccolti, saremo in grado di aiutare a colmare queste lacune e a espandere il nostro lavoro, in modo da garantire a ogni ragazza sopravvivenza, istruzione e protezione». Cristina Barbaglia guida il lavoro di Advocacy e Campagne per Save the Children, occupandosi della protezione dell’infanzia, facendo lobby presso i governi internazionali per difendere i bambini da ogni forma di abuso, dalla violenza domestica agli abusi sessuali, allo sfruttamento, fino all’ancora tragica attualità dei matrimoni infantili. «La violenza contro l’infanzia è un fenomeno di cui si parla ancora troppo poco, specialmente quella subita fra le mura domestiche, perché ancora troppo nascosta – ci spiega i contenuti della sua preziosa professione Cristina Barbaglia –. Gli effetti possono, infatti, essere devastanti sullo sviluppo fisico, cognitivo e comportamentale dei bambini». Cristina Barbaglia ha una laurea in Scienze politiche alla Pace University e un Master in Relazioni internazionali alla New York University. Ha lavorato per Amnesty International Usa e per il governo britannico alle Nazioni Unite a New York. Da cinque anni lavora per Save the Children. Il suo compito di Advocacy consiste nel supporto attivo e nella promozione miranti a influenzare le politiche pubbliche e l’allocazione delle risorse all’interno dei sistemi politici, economici e sociali. Può includere attività quali campagne a mezzo stampa, comizi, pubblicazione di ricerche o sondaggi.

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