Luganese

Merlo: 'Da Swiss una decisione irresponsabile'

Secondo il direttore del'aeroporto, 'ci sono i termini legali per far valere la responsabilità della concessione'

Swiss lascia per sempre Agno
(Ti-Press)
30 settembre 2019
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Preseguono le prese di posizione dopo l'annuncio di Adria e soprattutto quello di Swiss. Il direttore dell’aeroporto luganese, Maurizio Merlo: «Le cose sono due: una riguarda il fallimento di Adria, che dobbiamo accettare, di soluzioni penso non ce ne siano; la seconda è invece l’annuncio di Swiss che dopo il fallimento della compagnia slovena esce con un comunicato annunciando che la tratta da e per Zurigo non sarà ripresa e che si va con il treno, questo lo trovo scandaloso, di totale irresponsabilità da parte di Swiss. Che non si è neppure data la briga di chiamarci e informarci, senza neppure aver valutato una possibilità o un’alternativa. Come se la decisione fosse preparata, come se fossero andati a cercarsela».

E ora cosa succede? «Il volo Lugano-Zurigo è ormai qualche giorno che non viene più operato. Penso che ora sia giunto il momento che i nostri politici che ci rappresentano a Berna facciano valere determinati diritti e che la Swiss, avendo la concessione su questa tratta, non può astenersi dalle responsabilità e si debba trovare una soluzione perché venga garantita questa tratta». Swiss a suo avviso subirà conseguenze giuridiche dopo il suo addio a Lugano? «Mi sembra di poter dire che ci sono i termini legali per far valere una certa responsabilità di operare su questa tratta». Un’altra compagnia potrebbe subentrare e richiedere la licenza abbandonata da Swiss? «Non penso sia possibile. Non almeno su Zurigo, trattandosi di una tratta che serve un hub, con soli passeggeri in transito. Tendo a escluderlo. Non sarebbe di interesse per nessun’altra compagnia, fuori di Swiss. Potrebbe invece realizzarsi la prospettiva di altri hub, come ad esempio una tratta Lugano-Francoforte o una Lugano-Parigi».

Zali e Vitta: ‘Il messaggio non si ritira’

Stupore anche dal presidente del Consiglio di Stato ticinese Christian Vitta: «Non fa piacere ricevere questo tipo di notizie, soprattutto via e-mail. Certo avvieremo una discussione all’interno del governo dove è pendente un messaggio.Un passo indietro nell’integrazione economica nell’area zurighese che stiamo portando avanti? Non credo proprio».  

«Certo che il messaggio resta, l’alternativa è mandare a casa duecento persone», concorda il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, che esprime  «disappunto nei confronti dell’attitudine di Swiss: la prima compagnia che sento che invece di trasportare passeggeri dice loro di prendere i treni, su collegamenti che non ci sono».

«Questa situazione dimostra una volta in più che lo scalo deve rendersi indipendente dai voli di linea, altrimenti a ogni tracollo di compagnia verranno messi in discussione i posti di lavoro e questo non deve più succedere. Per assicurarci i voli, le vie sono due – sostiene il consigliere di Stato –: o si prova a rendersi indipendenti (il riferimento all’ipotesi Zimex, ancora sul tavolo, ndr) oppure si deve poter permettere a una compagnia estera, se già in Svizzera non lo desidera nessuno, di assicurare la linea. Toccherà alla politica federale dirci qualcosa». Zali sottolinea infine che «gli esecutivi hanno sparato il loro colpo, la palla è ora dei legislativi: La politica tutta deve prendersi la responsabilità». E questo in tempi stretti: una soluzione va trovata entro dicembre, se non si vuole che anche Lasa depositi i bilanci.

Jelmini (Ocst): decisione scandalosa; Passardi: rabbia e che vergogna

«La preoccupazione dei dipendenti dell’aeroporto è molto alta» – conferma Lorenzo Jelmini del sindacato Ocst, che segue da vicino le sorti del personale dello scalo di Lugano-Agno. «Ma in questo momento io sono scandalizzato della grave decisione adottata da Swiss. Poteva trovare alternative e non lo ha fatto. Che Adria non avesse solide garanzie finanziarie lo si sapeva già dall’inizio. Swiss non è più la compagnia di bandiera svizzera, è alle dipendenze di una compagnia straniera, pertanto può far quel che vuole». Ancora più severo il giudizio del sindacalista: «Ha giocato sporco, Swiss. Non ha consentito che altri interessati entrassero a servire l’aeroporto di Agno».

E per i dipendenti di Lugano Airport Sa (Lasa) come si traduce ora la decisione di gettare la spugna da parte di Swiss? «Non voglio ancora rassegnarmi, assolutamente. Voglio ancora sperare che la politica, soprattutto quella federale, assuma le proprie responsabilità fino in fondo e permetta di trovare altre soluzioni diverse da quelle della compagnia pseudo-svizzera, insomma Swiss. Stiamo seguendo i dipendenti dell’aeroporto (77 di Lasa e 200 quelli che ruotano attorno allo scalo, ndr).

La notizia di Swiss giunge a una settimana esatta dalla consegna lunedì scorso in Piazza della Riforma di 8mila firme contro la chiusura dell’aeroporto di Lugano-Agno da parte di Avio Ticino ai commissari della Commissione della gestione, chinata (ancora ieri sera) sul messaggio municipale che approderà ai voti del Consiglio comunale di Lugano a novembre sulla ricapitalizzazione di Lugano Airport Sa e sul suo rilancio.

La petizione è ancora aperta (c’è anche la versione online) e pertanto il numero dei sostenitori dello scalo cittadino potrebbe ancora aumentare. Promotrice dell’iniziativa la granconsigliera Plr Roberta Passardi che sulla notizia del giorno dichiara: «La mia reazione è di rabbia. Una vergogna: Swiss lo sapeva perfettamente che Adria era sull’orlo di una crisi e che non avrebbe potuto continuare. Quel che io dico, in modo propositivo, è che ora una concessione federale si libera. L’Ufac naturalmente dovrà dare l’autorizzazione». Intanto, la notizia di ieri, ha il sapore di un’ala spezzata.

Il messaggio per ricapitalizzare? ‘È da ritirare’

«Vogliamo sperare che il governo ritiri ora il messaggio per la ricapitalizzazione». Per Simona Arigoni Zürcher – coordinatrice del comitato, costituitosi giovedì a Bellinzona, che promette il referendum qualora il Gran Consiglio approvi la richiesta governativa – il fallimento di Adria rappresenta l’ennesimo pezzo di un chiaro puzzle: lo scalo di Agno non va sostenuto. «Zali stesso ha detto che se Swiss non avrebbe più garantito il collegamento con Zurigo, allora non avrebbe più avuto senso sostenere l’aeroporto – sostiene la granconsigliera del Movimento per il socialismo (Mps) –. L’aeroporto non ha più voli di linea: questa è la realtà. Adria ha 93 milioni di debito, della ventina di aerei che aveva la compagnia è rimasta con sei: chi sosterrebbe una flotta del genere? Era evidente che il governo sloveno non avrebbe mai messo sul piatto tutti i soldi necessari e che non sarebbe stata salvata». Tornando ad Agno, lo scalo non andrebbe sostenuto neanche per l’aviazione generale? «Si tratta di uno scenario che devono gestire i privati: decisamente non devono essere né il Cantone né il Comune a finanziare l’aviazione generale all’aeroporto». 

Ricordiamo che il Consiglio di Stato ha licenziato meno di un mese fa il messaggio contenente la richiesta di aumento della partecipazione del Cantone in Lugano Airport Sa (Lasa) dal 12,5 al 40% e la richiesta di credito per complessivi sei milioni circa per la ricapitalizzazione della società. Il messaggio è ora pendente in Commissione della gestione, e anche la Città ne ha licenziato uno analogo, che dovrebbe venir discusso dal Consiglio comunale a novembre.

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