Luganese

Spacciava col figlio: 'Volevo aiutarlo'. Ma partì alle Maldive

Inflitti 22 mesi di carcere a un padre che non pagava gli alimenti e che è ricaduto nella droga nonostante una precedente pena di 20 mesi sospesa

Spacciati quasi due chili tra marijuana e hashish venduta a diversi minori (Ti-Press)
17 settembre 2019
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Per tutto il processo ha ribadito di aver spacciato droga con il figlio appena maggiorenne - tra cocaina e quasi due chili tra marijuana e hashish venduta a diversi minori - solo per aiutare il giovane da un debito contratto con un trafficante, il quale non avrebbe risparmiato gravi minacce a lui e a tutti i suoi ben sette figli. Salvo poi, al cospetto di immensi debiti accumulati in gran parte con il gioco d'azzardo, andarsene tranquillamente in vacanza alle Maldive.

Una versione, quella fornita dall'imputato comparso oggi alle Assise criminali - un cittadino italiano di 42 anni appena compiuti in carcere e residente illegalmente nel Luganese - alla quale non hanno creduto né i giudici né la pubblica accusa, sostenuta dalla pp Valentina Tuoni. Il magistrato, che aveva proposto una pena complessiva di 35 mesi e l'espulsione dalla Svizzera nonostante i figli risiedano in Ticino da anni ha sottolineato che l'imputato vendeva invece la sostanza stupefacente per sé e anzi chiedeva al figlio di rifornirlo.

Sull'intera vicenda ha pesato una precedente pena sempre per droga di 20 mesi di detenzione dell'ottobre 2015 che i giudici sospesero per 5 anni di prova all'uomo. Una prova tradita e pertanto la Corte odierna ha deciso di revocarla parzialmente, nonostante l'opposizione pronunciata dall'avvocatessa di difesa, Barbara Pezzati, che invano ha evocato numerose circostanze attenuanti. Il giudice Marco Villa ha spiegato che l'atto d'accusa è stato interamente confermato e che il 42enne non ha portato nessuna prova di un cambiamento positivo: "non ha lavoro, né soldi né un domicilio". Ergo: se lasciato libero, ricadrebbe in nuovi reati o nel gioco d'azzardo. La Corte non ha tuttavia pronunciato l'espulsione dell'uomo dalla Svizzera, soprattutto perché ha prole e risiede da oltre vent'anni in Ticino.

L'uomo è stato pure riconosciuto colpevole di infrazione alla legge federale sulle armi e sulle munizioni: custodiva a casa una pistola e un revolver senza autorizzazione. «Un ulteriore prova - parola della procuratrice pubblica - che l'uomo "ha fatto uso del territorio svizzero senza rispettare le leggi”.

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