Luganese

Rubò nel caveau, 63enne condannato ed espulso

La giudice Francesca Verda Chiocchetti ha sottolineato che le versioni fornite dall’uomo - che dovrà scontare tre anni e due mesi - sono poco credibili.

31 luglio 2019
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«Si è messo deliberatamente in situazioni pericolose, spesso ad alto rischio non solo finanziario, e non poteva non saperlo». Ha quasi interamente confermato l’atto d’accusa la Corte presieduta da Francesca Verda Chiocchetti, che ha condannato poco fa alle Assise criminali di Lugano il 63enne italiano colpevole di aver rubato centinaia di migliaia di franchi dal caveau della società fiduciaria di Castagnola che gestiva. L’uomo dovrà scontare tre anni e due mesi interamente da espiare e sarà inoltre espulso per quattro anni dalla Svizzera.

«Ha fornito versioni confuse, probabilmente volutamente annebbiate», ha sottolineato la giudice enunciando la sentenza. L’imputato ha infatti giustificato i suoi crimini - ammessi già in fase d’inchiesta - con dei debiti (1,3 milioni di euro) contratti con un creditore misterioso e che doveva urgentemente ripagare. Sarebbe, a suo dire, infatti stato minacciato di morte da un altrettanto misterioso intermediario del creditore. A ottobre del 2017 il condannato ha quindi rubato il contenuto di diverse cassette di sicurezza che aveva in gestione: in parte scassinandole e parzialmente grazie a duplicati di chiavi che aveva fatto all’insaputa dei clienti. In totale, il maltolto ammonta a oltre 700’000 franchi. Avrebbe poi consegnato la refurtiva a Pedrinate all’intermediario, dirigendosi poi in Italia. Tesi ritenuta poco credibile dalla Corte, che gli ha inflitto una pena interamente espiativa che si avvicina ai tre anni e dieci mesi chiesti dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas.

L’unico punto della difesa - rappresentata dal legale Felice Dafond - realmente accolto riguarda il capo d’accusa di truffa (subordinatamente appropriazione indebita), dal quale è stato prosciolto. Si tratta di circa 200’000 franchi che sono stati affidati da un cliente all’imputato, che - secondo l’accusa - li avrebbe utilizzati per delle transazioni nell’ambito del mercato dei preziosi, senza che il cliente ne fosse a conoscenza. «Il contratto stipulato tra le parti - ha però precisato Verda Chiocchetti - non prevede un investimento ma solamente un mutuo», ossia un prestito. E di fatto, l’unico obbligo che lega il debitore al creditore, è restituire i soldi. Ma è libero di farne ciò che ritiene.

Sebbene avesse chiesto di non venir espulso, avendo una figlia e delle nipotine in Ticino, il 63enne avrà infine per quattro anni divieto d’entrata in Svizzera, «dove non ha mai vissuto, e la figlia abita vicino al confine pertanto non saranno preclusi i rapporti».

Si è così conclusa una vicenda che, nonostante lo svolgimento del processo e la relativa sentenza, ha lasciato diversi interrogativi. Primo fra tutti: che fine hanno fatto i soldi sottratti dal caveau di Castagnola? 

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