Luganese

Affitti, un calo 'sommerso' eppure reale

Lo sfitto pesa, la popolazione diminuisce ma si continua a costruire. Appaiono tuttavia inevitabili in futuro sconti e riallineamenti. Parola di Piazzini, presidente della Catef

8 luglio 2019
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Meno 1,5% in un anno a Lugano: i dati del portale di annunci immobiliari homegate.ch, sulla decrescita dei prezzi degli affitti, pubblicati l’altro giorno fanno il paio con le cifre sugli sfitti, in crescita, e sulla popolazione che dopo anni di incremento accusa una flessione, almeno nel Luganese. «I dati di homegate non sembrano annunciare una riduzione travolgente, però è chiaramente un segnale, una conferma che gli sfitti cominciano a essere troppi. Fa capire che il mercato comincia a offrire» ci risponde Gianluigi Piazzini, presidente della Camera ticinese dell’economia fondiaria, e una autorità in ambito immobiliare. «Bisogna fare attenzione: quelli di homegate sono rilevamenti di annunci, quindi riflettono i valori di mercato, dove confluiscono però in buona parte prodotti nuovi. Mi spiego meglio. Ci sono due tipi di affitti. Quello che chiamiamo il ‘consolidato’ che è quasi sempre occupato e perciò non viene messo sul mercato. Quindi non ha un rilevamento. Non significa che non ci siano variazioni di prezzo: per esempio c’è chi ha ottenuto una riduzione dell’affitto, anche se spesso non si viene a sapere. Queste diminuzioni, spontanee, dirette, forzate che siano, statisticamente non appaiono e starebbero diminuendo anche gli affitti ‘consolidati’. Gli affitti nel loro complesso stanno effettivamente scendendo, questa è anche l’impressione generale. Naturalmente si parla di oltre 5mila sfitti, dico, ci vorrebbero 12mila persone per riempirli mentre come abbiamo appreso la popolazione del Luganese sta diminuendo, calano anche i veicoli targati eppure si continua a costruire. Il motivo è ormai risaputo, l’investimento nell’immobiliare è ancora ritenuto attraente. Le casse pensioni sono arrivate al 25% del capitale investito nell’immobiliare. Bisogna dire che non hanno molte alternative, il tasso ipotecario è al minimo storico, e la redditività del denaro è molto misera. Il bene immobiliare tiene ancora, però comincia a piegare un pochino le gambe. La Banca nazionale e la Finma, ricordo, hanno in atto una procedura di consultazione rivolta alle banche da cui emerge chiaramente che i palazzi rendono troppo poco».

Passi indietro e mesi gratis

Gli affitti a Lugano non erano troppo cari? «Certo gli affitti sono scesi, ma non in modo eclatante, segno che comunque una soddisfazione della clientela c’è. Al limite, la preoccupazione dovrebbe riguardare il settore previdenziale. Stiamo camminando un po’ sulla brace. I due temi del futuro saranno il lavoro e la previdenza, cioè i problemi che in Ticino avevamo 150 anni fa. E non siamo più abituati a queste cose. Qui il prodotto costa l’ira di Dio. Perché? Il problema è quello del ricarico, la Svizzera è un pallone gonfiato. Fin tanto che regge la baracca, ci fatturiamo l’uno addosso all’altro e la cosa va avanti. Il ricarico c’è sui materiali, sui salari dei muratori, 6mila franchi di paga media da Ccl e per carità è anche giusto, ma in futuro dovremo lavorare di più e capire quali passi indietro fare, scegliere le priorità». Questo cambia anche le abitudini degli affittuari. «Il proprietario punterà alla piena occupazione del palazzo, però senza ‘spaccare’ lo stabile perché se un inquilino paga 1’700 e l’altro 1’550, e la cosa si viene a sapere, garantito che quello da 1’700 chiederà un ribasso. Comunque, altro segnale, ci sono proprietari che offrono al nuovo inquilino uno o due mesi di affitto gratis. Però c’è spazio di manovra, chiaro. Infine una cosa alla sinistra la voglio dire: loro additano, ma di cooperative per l’alloggio non ne fanno. Ci sono 250 milioni di franchi della Confederazione non utilizzati». 

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