Luganese

Adesso Campione ha paura della dogana

Si cerca di rinviare l'entrata dell'enclave nel territorio doganale dell'Unione europea

Ti-press
8 maggio 2019
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Sull'asse Campione d'Italia-Roma si sta lavorando per ottenere una proroga all'inclusione, prevista dal 1 gennaio 2020, dell'enclave e delle acque italiane del lago di Lugano, nel territorio doganale comunitario, così come previsto da una direttiva europea definitivamente approvata dal Consiglio dei ministri dell'Unione Europea. Una proroga che sembra imporsi dopo che ci si è resi conto dei problemi da risolvere. C'è l'impressione che non siano mai stati presi in considerazione.

Ora che dalle parole si deve passare ai fatti in Regione Lombardia ci si è, ad esempio, resi conto che, con l'enclave inserita nel territorio doganale comunitario, l'impresa ticinese che attualmente raccoglie e smaltisce i rifiuti urbani dovrà chiedere alle autorità regionali il permesso. Per ottenerlo dovrà passare come minimo un anno. Nel frattempo il pattume resterà sulla pubblica via? Un artigiano di Campione che acquista a Lugano un pezzo di ricambio, all'altezza dell'arco della pace che segna il confine di Stato tra Italia e Svizzera dovrà fare dogana. L'impressione che si ricava è che non sono stati valutati i problemi di ordine pratico destinati a sorgere nel momento in cui entrerà la direttiva europea.

A questo proposito a 'La Regione' risulta che c'è chi si è chinato su questa problematica di cui i campionesi avrebbero fatto volentieri a meno, tanto che hanno reagito con una petizione (1'606 i voti raccolti) per manifestare la loro piena contrarietà. Il Ministero degli Esteri, sia quello italiano che quello svizzero, sta mettendo in fila tutte le criticità che in riva al Ceresio sarebbero state conosciute e sottovalutate da anni. Nel frattempo l'assemblea dei dipendenti del Como - lavoratori a costo zero da oltre un anno - ha valutato l'opportunità di costi opporsi in Consiglio di Stato al ricorso presentato dal commissario prefettizio Giorgio Zanzi alla sentenza di sospensiva del Tar del Lazio della delibera che a seguito del dissesto finanziario del Comune riscriveva la pianta organica, con la previsione di 86 esuberi su 101 comunali, che nel frattempo sono scesi a 86.

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