Luganese

Droga, furti e rapine, la sentenza: 4 condanne e 3 patronati

Due pene sospese e altrettante espiative, ma per periodi inferiori rispetto a quanto chiesto dall'accusa. La giudice: «Vanno reinseriti, ma monitorati».

L'aula penale di Lugano (Foto Ti-Press)
5 aprile 2019
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«La Corte concorda con il reinserimento degli imputati, che vanno però monitorati da vicino». Si riassume sostanzialmente così, la sentenza emessa da Manuela Frequin Taminelli a carico dei quattro giovanissimi – tre 18enni e un 22enne – condannati per svariati reati, fra i quali primeggiano rapine e furti. La giudice ha deciso da un lato di concedere pene sospese o poco espiative e dall'altro di vincolare il ritorno in società di tre imputati su quattro all'assistenza riabilitativa e alle norme di condotta che questa comporta.

Una prima carcerazione che «non è bastata»

Il gruppo – dopo un'adolescenza travagliata contrassegnata da abuso di alcol e stupefacenti e vari reati sfociati in numerosi decreti della Magistratura dei minorenni – è precipitato l'anno scorso in un «pericoloso vortice che andava fermato», come sottolineato ieri in aula dal procuratore pubblico Nicola Respini. Una serie di furti sia tentati che messi a segno, prevalentemente in ristoranti e negozi del Luganese, per sottrarre alcolici o soldi coi quali comprare marijuana. Tre imputati hanno scontato una prima carcerazione di pochi giorni a settembre 2018 proprio per questi fatti, «ma non è bastata» ha evidenziato Frequin Taminelli. In autunno gli episodi sono continuati, intensificandosi fino ad arrivare a rapinare due persone.

Un escalation culminata in due uomini rapinati

Il primo rapinato è stato lo spacciatore dei giovani: aggredito, picchiato e derubato in casa. «Non hanno agito in modo sprovveduto – ha sottolineato la giudice –, hanno pianificato il colpo, hanno effettuato i sopralluoghi necessari e si sono procurati le armi (spray al pepe e coltelli, ndr) con cui neutralizzare la vittima. E non hanno esitato a usare violenza». Ancor più gravi le tre rapine in una sera a danno della stessa persona: un 38enne benestante con problemi cognitivi. L'uomo, credendo amici il gruppo di delinquenti, era uscito in città con loro che – dopo aver tentato con le buone – gli hanno spillato soldi con le cattive: minacce, insulti e persino botte, tanto da farlo finire in ospedale. «Un escalation di violenza preoccupante – ancora la giudice –, un'aggressione che ha dimostrato una mancanza di scrupoli che non va banalizzata».

Quattro differenti gradi di responsabilità

Le responsabilità dei quattro – a seconda dei ruoli avuti nei singoli episodi e della partecipazione agli stessi – sono state giudicate singolarmente e di conseguenza sono varie anche le pene inflitte. La colpa del 22enne, condannato a 20 mesi di 14 sospesi per 4 anni, è stata giudicata la più grave. «Sebbene, come gli altri, abbia più o meno collaborato e sia giovane, non appare immaturo come loro. Preoccupano la sua indole delinquenziale e la mancanza di riferimenti famigliari», ha sentenziato Frequin Taminelli. Per lui, come per altri due imputati, l'assistenza riabilitativa consiste quindi sia nel fornire un valido supporto nel reinserimento professionale, sia quale strumento di controllo e prevenzione. Il giovane dovrà sottoporsi a un trattamento psicoterapeutico e a controlli delle urine per tutto il periodo di prova.

Il cittadino straniero non sarà espulso: «Un palese caso di rigore»

Pena leggermente inferiore per l'altro imputato ancora in carcere: 18 mesi, di cui 6 da espiare e gli altri sospesi per 2 anni. Più blande le condanne per gli altri due giovani, già scarcerati per poter rientrare nel mondo del lavoro: 12 mesi e 10 mesi, sospesi per 2 anni. Il primo, sebbene abbia «dato una svolta alla sua vita» ha dimostrato «una notevole intensità delinquenziale da minorenne ed è preoccupante il filmato girato alla prima vittima rapinata che lo mostrava col viso coperto di sangue: un deprecabile gesto dimostrativo». Per il quarto infine il rischio di recidiva è stato giudicato inferiore e pertanto non gli è stata ordinata l'assistenza riabilitativa. La giudice, essendo «un palese caso di rigore (il 18enne è cresciuto in Ticino, dove vive la sua famiglia, ndr)», non lo espellerà in Italia, ma ha ricordato che «anche lui ha agito senza scrupoli, rapinando per futili motivi: alcol, droghe e divertimento a luci rosse».

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