Luganese

'Il testamento è vero': chiesta l’assoluzione dei coniugi

Nel caso dell’eredità milionaria ottenuta grazie a un presunto testamento falso, i difensori hanno chiesto il proscioglimento dalle accuse

Il giudice Mauro Ermani (Archivio Ti-Press)
26 febbraio 2019
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Assoluzione completa. Per Olivier Ferrari e Luca Loser – legali rispettivamente del 63enne e della 42enne accusati di essersi impossessati di un’eredità escogitando una truffa – l’impianto accusatorio è interamente da smontare. “In tutta l’inchiesta – ha detto Ferrari durante l’arringa – non vi è alcun elemento probatorio che dimostri che il mio assistito sapesse che il testamento fosse falso”.

Il procedimento avviato ieri alle Assise criminali di Lugano tratta infatti una singolare vicenda, dai contorni gialli. A seguito del suicidio nel 2008 di un facoltoso imprenditore veneto – zio dell’imputato –, emersero le sue ultime volontà: l’accusato era nominato erede universale. Con il relativo atto notorio, la coppia si è quindi impossessata di circa tredici milioni di euro, trasferendoli dal Liechtenstein a conti intestati alla donna in Svizzera.
“Si tratta di una diatriba civile, strumentalizzata da una delle parti in causa” la tesi di Loser. Il riferimento è all’accusatrice privata, ossia la vedova. Sul suo ruolo si sono soffermati a lungo entrambi i legali, sottolineando la sua volontà di mettere le mani sulla ricca eredità e sul relativo testamento da lei prodotto, a sua volta giudicato falso da difesa e alcuni periti. E sebbene il presidente della Corte Mauro Ermani abbia evidenziato ieri che non spetti a questo tribunale dirimere questa questione, si è lungamente dibattuto proprio sulle numerose perizie – giudiziarie e di parte – commissionate per stabilire l’autenticità del lascito. “Quella della Procura di Vicenza (provincia d’origine della famiglia, ndr) ha decretato che il testamento è vero – ha detto Ferrari –, mentre per quella del Ministero pubblico ticinese non è possibile determinarlo con esattezza”.
Sempre secondo il legale dell’uomo, la pubblica accusa avrebbe trascurato diverse testimonianze rilevanti: quella della donna che avrebbe rinvenuto il testamento e che addirittura avrebbe assistito alla sua stesura; quella del fratello del defunto che ha sottolineato i cattivi rapporti fra il milionario – che aveva trasferito la residenza a Santo Domingo – e la moglie; quella del consulente bancario di Vaduz che aveva detto di sapere dell’intenzione del cliente di escludere la consorte dall’eredità.
Ferrari ha inoltre aggiunto che – dal profilo penale – nel Principato non è stata aperta alcuna inchiesta, mentre in Italia è stato disposto un decreto d’archiviazione “equiparato a una sentenza nei casi, come questo, nei quali ci sono state indagini serie”.

Entrambi i legali hanno infine speso alcune parole sul comportamento in fase d’inchiesta e processuale degli imputati, caratterizzato da “bugie e omissioni” come sottolineato ieri dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti. “Sono persone che per la loro esperienza di vita non hanno fiducia nello Stato – la puntualizzazione di Loser –, ma non significa che se all’inizio si sono comportati in modo ambiguo ci sia necessariamente qualcosa sotto”. Circa 12’000 i franchi chiesti dai legali come risarcimento per i due mesi di presunta ingiusta carcerazione patiti nel 2013.
La pp ieri ha chiesto tre anni e quattro mesi per l’uomo e tre anni e due mesi per la donna, oltre a novanta aliquote giornaliere da trenta franchi per entrambi. La sentenza è attesa nel tardo pomeriggio.

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