Luganese

Hiv: 'Consapevolezza, non intenzione abietta di contagiare'

Prosciolto dalla tentata propagazione di malattie l'uomo che ebbe rapporti a rischio. Condannato a 3 anni e 6 mesi per tentate lesioni gravi e per spaccio

L'aula penale di Lugano (foto Ti-Press)
11 gennaio 2019
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«Non può non aver preso in considerazione l'ipotesi della trasmissione. Tuttavia, dagli atti non emerge l'aggravante dell'animo abietto (previsto dalle nuove norme entrate in vigore nel 2016, corrispondenti sostanzialmente all'intenzionalità, ndr)». Ha valutato così la Corte presieduta da Amos Pagnamenta il delicato caso discusso oggi alle Assise criminali di Lugano. L'imputato – un 50enne italiano residente da sempre in Ticino – ha avuto rapporti sessuali non protetti con una donna, pur essendo sieropositivo (e senza aver iniziato le cure, che oggi segue) e in alcuni di questi amplessi senza che lei fosse a conoscenza del suo stato. L'uomo ha ammesso i fatti e la Corte ha accolto il reato di ripetute tentate – la partner è fortunatamente rimasta sieronegativa – lesioni gravi per dolo eventuale, in quanto avrebbe dovuto presumere che l'avrebbe potuto contagiarla. Una consapevolezza aggravata dalla sua sieropositività: «Ben conosce – ha detto il giudice – le conseguenze e la sofferenza psicologica, oltre ai pregiudizi evidentemente ingiustificati, che l'Hiv porta».

Il riferimento è anche alle difficoltà raccontate in aula sia dalla legale Luisa Polli che dall'imputato stesso, che quest'ultimo ha riscontrato nella convivenza in carcere a causa dell'ignoranza che ancora oggi avvolge il virus e la malattia a cui è legato: l'Aids. L'imputato è stato per contro prosciolto – come richiesto dalla difesa – dal reato di tentata propagazione di malattie dell'uomo, proprio perché pur essendo stato consapevole del danno che avrebbe potuto arrecare, non è emersa la chiara volontà di farlo con motivi abietti. La ragione principale del suo agire è stata riconosciuta invece nell'egoismo.

Un movente che la Corte ha riscontrato sia nei reati legati all'infrazione della Legge federale sugli stupefacenti: l'uomo ha infatti ammesso di aver spacciato a consumatori locali oltre mezzo chilo di eroina, come anche quantitativi inferiori di altre droghe (dalla marijuana alla cocaina). «È un ex tossicodipendente – ha ricordato Pagnamenta – e conosce perfettamente le condizioni nelle quali finisce a trovarsi chi consuma eroina. Ha agito per puro scopo di lucro».

Al 50enne è stata così inflitta una pena di tre anni e sei mesi, così come chiesto dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti, oltre a un'espulsione – automatica vista la gravità dei reati in ambito di stupefacenti – per cinque anni, tre in meno di quelli ipotizzati dalla pp.

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