Luganese

Non un 'limone spremuto' dall'amore ma uno stalker

Condanna a 30 mesi di cui 10 da espiare per il videoperatore 44enne, luganese, accusato di molestie e lesioni nei confronti dell'ex compagna.

11 dicembre 2018
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Un atto d’accusa sostanzialmente confermato che condanna a 30 mesi (di cui 10 da espiare, 20 sospesi per un periodo di prova di tre anni) un 44enne luganese, alla sbarra da lunedì per un lungo elenco di reati. Titolare di un’agenzia di marketing e comunicazioni, con un passato di collaborazioni sulle scene dei crimini per la Polizia, l’uomo è stato riconosciuto colpevole di stalking, per l’imputazione più grave. La vittima, l’ex compagna (22enne al tempo dei fatti, nel 2013), è stata dunque creduta dalla Corte delle Assise criminali presiedute dalla giudice Manuela Frequin Taminelli: «La sua testimonianza – ha spiegato nel pronunciare la sentenza – si è presentata lineare, costante, completa di dettagli e di elementi esterni che l’hanno corroborata, fra cui email e telefonate registrate. Non così l’imputato che ha dato versioni insostenibili e inconsistenti uscendone sconfitto e perdendo ogni credibilità».
Il 44enne, secondo la Corte, «ha utilizzato tutti gli stratagemmi possibili per entrare in contatto con la compagna che lo aveva lasciato, l’ha molestata quotidianamente, minacciando anche il nuovo compagno e l’amica». Il tutto «spinto dalla gelosia e dalla rabbia. Si è trattato di stalking in quanto l’ha spiata, l’ha perseguitata, in diverse riprese, arrivando a spaventarla».
La colpa dell’imputato è stata giudicata molto grave: «Fin dall’inizio della relazione, contraddistinta da alti e bassi, ha voluto mantenere il controllo e il dominio, per un fine ultimo ed egoistico, spinto da un vortice ascendente che ha messo in pericolo la vittima».
La presidente ha parlato di 8 atti coercitivi in 8 mesi, attuati «con freddezza e premeditazione del suo agire, anche dopo l’arresto e il carcere, quando ha coinvolto la nuova compagna nel dichiarare nell’ambito dell’inchiesta il falso. Non ha avuto rispetto delle norme, delle persone e dell’agire civile».

Preannunciato il ricorso in Appello
Coazione c’è dunque sostanzialmente stata, così come le minacce, la grave infrazione alle norme della circolazione, le lesioni semplici, il danneggiamento, la guida nonostante la revoca della licenza, la pornografia (numerosi i file ritrovati nei suoi computer inerenti atti sessuali violenti fra adulti e con animali), rappresentazioni di atti di cruda violenza (un video della decapitazione di una donna era detenuto in un dispositivo informatico), la truffa (per aver prodotto un atto di locazione inveritiero). Lunedì la procuratrice pubblica Chiara Borelli aveva chiesto una condanna a 3 anni e 3 mesi, «assoluzione quantomeno parziale» la conclusione invece della difesa sostenuta dall'avvocato Daniele Timbal. Il legale aveva respinto al mittente le accuse formulate al suo assistito di stalking ai danni dell'ex compagna: «Va bene che siamo nell'epoca dei social – aveva detto – dove si comunica per messaggi, ma bisogna anche tener conto dei sentimenti degli altri, non si può piantare in asso un fidanzato con un sms». Non, dunque, un molestatore – così lo ha disegnato – ma «ormai un limone spremuto, con il quale l'ex compagna ha fatto ciò che ha voluto, non rispondendo alle sue richieste di un incontro per parlare e spiegarsi. Anzi sostenuta da un’amica con responsabilità di mestatrice».
La difesa ha già annunciato per il tramite dell’avvocato Timbal ricorso in Appello, mentre la procuratrice si è riservata tempo per valutare o meno l’approdo in seconda istanza.

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