Luganese

Carona, la centrale e le sue fatture 'scottanti'

Sorpresi dal costo dei consumi di cippato, più di metà dei clienti ha deciso per una soluzione alternativa di pagamento.

20 ottobre 2018
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La centrale termica di Carona, che brucia la legna – precisamente il ‘cippato’ – è stata inaugurata nel maggio del 2017. Un vanto per il paese, nel frattempo diventato quartiere di Lugano: l’impianto, pulito e ‘sostenibile’ riscalda buona parte del nucleo e a detta di tutti sta funzionando bene. Però, pochi mesi dopo il taglio del nastro, più di uno ha fatto un salto sulla sedia aprendo la busta delle Ail. «È così: anche se non sono più sindaco dal 2013 la gente mi fermava per strada e al ristorante» ci risponde Stefano Bernasconi.

Motivo: il prezzo dell’energia di riscaldamento, decisamente più alto di quanto si pagasse per la nafta. Anche se ora il prezzo di quest’ultima è risalito, quindi il confronto andrà rifatto sul lungo termine, il malcontento serpeggia. Le Ail hanno proposto ai clienti di Carona una diversa formula di pagamento, che è stata accettata – abbiamo appreso ieri – da più di metà dei circa 60 proprietari. Carlo Donati, presidente della associazione XCarona: «Il problema è stato nella comunicazione fatta inizialmente dalle Ail. La gente aveva due motivazioni: una ecologica, però era anche stata ventilata una possibilità di risparmio, cioè che il cippato fosse meno caro del gasolio. Invece alla fine costa ben di più. Non in questi giorni, perché il gasolio ha avuto un aumento del prezzo piuttosto importante, ma le lamentele sono cominciate un anno e mezzo fa».

Insomma secondo Donati la gente si è sentita «ingannata». Il caro-cippato avrebbe un motivo. «Questa centrale era nata come estensione dell’autosilo previsto a Carona, ma in seguito a un ricorso (di un noto avvocato luganese ndr) non si potè fare. Così a contratti già firmati, la centrale è stata costruita in un altro posto a costi nettamente superiori, da 2 milioni a 5,5 milioni, e qualcuno li deve pagare... e sappiamo chi ringraziare».

Le Ail: ‘Noi non ci guadagniamo’

Per una replica abbiamo contattato Marco Bigatto, direttore delle Ail Sa, che anzitutto tende a relativizzare l’impatto del cambiamento di progetto (vi fu un sussidio della città a compensare). «Per coprire i costi della centrale termica e della rete di distribuzione (investimento, manutenzione, combustibile) la struttura tariffale può essere definita in vari modi, ma classicamente si compone di un contributo di allacciamento che serve a pagare parte dell’investimento, che a sua volta ha una componente fissa in funzione della potenza allacciata (in kW), e una in funzione del consumo (in kWh). Sono vasi comunicanti: se alzo uno devo abbassare l’altro e viceversa. Sentendo le reazioni della clientela, a

Carona avremmo forse potuto tenere un po’ più alta la quota di allacciamento e un po’ più basso il ‘ricorrente’. Per questo abbiamo recentemente proposto a tutti i clienti allacciati alla rete, due varianti alternative: a fronte di un contributo di allacciamento maggiorato, potranno beneficiare di un costo al kWh inferiore.

Con la prima proposta il prezzo del kWh scende da 14 a 12 e con la seconda scende a 10 cts/kWh». Proposta che ha avuto un buon successo. «Ha aderito il 52% dei clienti di Carona. Il maggior costo relativo al contributo di allacciamento dipende dalla potenza, per esempio con 15kW (una casa monofamiliare) è di 5’490 per la prima e di 10’980 franchi per la seconda variante proposta». La vicenda ha un pendant in Malcantone... «L’altra nostra centrale a cippato è a Caslano. Devo dire che sulla scorta dell’esperienza fatta a Carona abbiamo tenuto il il contributo di allacciamento più alto, e quello al kilowattora più basso....»

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