Campione d'Italia

Rapina al casinò: arresti domiciliari per il basista

Dopo le manette scattate ai polsi di due correi, si cerca ancora il malloppo e l'autore materiale dell'ingente colpo avvenuto lo scorso 28 marzo.

18 settembre 2018
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Si trova da qualche giorno nell’abitazione dei genitori a Gaggino Faloppio, a una manciata di chilometri da Como, colui identificato dagli inquirenti come il basista della rapina avvenuta lo scorso 28 marzo ai danni del casinò di Campione d’Italia: ben 756mila franchi l’entità del maltolto. Al 54enne, in prigione dal 28 maggio, ex responsabile del settore
slot machine della casa da gioco dell’enclave e qui già consigliere comunale in una passata amministrazione retta dall’attuale sindaco, Roberto Salmoiraghi (oggi dimissionario), sono, infatti, stati concessi gli arresti domiciliari.
Alla base della decisione, come ci ha confermato il comandante dei Carabinieri di Campione, Natale Grasso, vi sono la collaborazione dimostrata nel recente incidente probatorio e la conferma, nel corso dell’interrogatorio, delle proprie responsabilità nell’ambito dell’organizzazione del colpo a cinque zeri. Nessuna dichiarazione, invece, ci viene rilasciata in merito al quarto uomo, l’autore materiale della rapina, fuggito subito dopo con i soldi e ancora ‘uccel di bosco’: «Non posso dire niente se non che ci stiamo lavorando, alacremente» risponde ai nostri interrogativi Grasso.
Qualche informazione in più la raccogliamo dal procuratore capo di Como, Nicola Piacente: «Oltre alla conferma che abbiamo ottenuto nell’ambito della dinamica della rapina, durante l’interrogatorio è stato pure riconosciuto dal basista il ruolo dei due correi. Manca certo un tassello importante in quanto il quarto uomo non è stato ancora identificato,
per cui potrei parlare al momento di ‘buco nero’. Così come non è stato ancora trovato il denaro rubato».
Secondo indiscrezioni il basista avrebbe confessato, in particolare, che potrebbe riconoscere in un confronto colui che si è introdotto, con baffi finti e berretto, all’interno delle sale del casinò (peraltro da lui aiutato con l’apertura delle porte dell’ascensore di servizio e con una serie di indicazioni per gli spostamenti supportati da materiale fotografico) ma che non conoscerebbe la sua identità. Generalità che restano dunque sconosciute, anche per la decisione dei due correi, finiti in manette il 12 luglio, di valersi della facoltà di non
rispondere. I due, un 52enne e un 55enne comaschi, non hanno, almeno per il momento, dimostrato alcuna volontà o disponibilità di collaborazione con i magistrati. Ciò significa che si potrebbe pensare a un’organizzazione più ampia o a qualcun altro che avrebbe ‘assoldato’ l’autore materiale dell’ingente colpo? Ipotesi dataci come «improbabile» dalla Procura lariana.

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