Luganese

Enderlin, depositate le motivazioni della sentenza

Caso Carige, l'imprenditore ed ex consigliere comunale Plr tramite il suo legale farà appello contro la sentenza che lo ha condannato a 5 anni e mezzo di reclusione.

Ti-Press
12 settembre 2018
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Un centinaio di pagine dattiloscritte con riferimenti al codice penale italiano per motivare la sentenza di condanna pronunciata lo scorso 30 maggio dalla sesta sezione del Tribunale penale di Milano che, presieduta da Carlo Cotta, ha inflitto cinque anni e sei mesi all'imprenditore Davide Enderlin junior, consulente d'affari, già consigliere comunale di Lugano per il Plr. Il riferimento al codice penale italiano non è casuale, in quanto la tesi difensiva sostenuta dall'avvocato milanese Alessio Bernardini, che per il suo assistito aveva chiesto l'assoluzione con formula piena e farà ricorso, faceva leva sul fatto di ''aver sempre agito in perfetta buona fede, nel rispetto del diritto svizzero, nella esecuzione di atti per conto dei beneficiari interessati dalla compravendita di un albergo di Lugano.

Enderlin non era a conoscenza della provenienza delittuosa del denaro (truffe ai danni del ramo assicurativo della Carige, ndr)''.  Dalla lettura delle motivazioni della sentenza, depositate nei giorni scorsi, il trasferimento in riva al Ceresio - una dozzina di anni fa di 23 milioni di euro, per l'acquisto di quote dell'albergo Holiday Inn  Paradiso -  emerge che nel passaggio dell'ingente somma da Milano a Lugano, si configura il reato di riciclaggio, così come da sempre è stato considerato dai magistrati che hanno indagato sullo ''scandalo Carige'', una maxi truffa ai danni del ramo assicurativo banca ligure.

Vicenda per la quale  Enderlin il 22 maggio 2014 era finito in carcere assieme ad altre sei persone fra cui Giovanni Berneschi (all'epoca presidente della Carige e numero due dell'Associazione bancaria italiana) e Sandro Maria Calloni, residente a Lugano, proprietario dell'Holiday Inn. Il provvedimento restrittivo in carcere era scaturito dall'inchiesta dei magistrati genovesi, coordinati dall'allora procuratore aggiunto Nicola Piacente, da un  anno capo della procura di Como. La posizione del consulente d'affari ticinese, su richiesta della difesa, era stata stralciata, nel presupposto che i fatti si erano verificati a Milano, dove il pm Sergio Spadaro al termine della sua requisitoria avevo chiesto la condanna dell'imputato a 6 anni di reclusione e alla confisca dei beni sequestrati a Brogeda, diamanti per 500 mila euro.

Il collegio giudicante aveva escluso l'aggravante della transnazionalità. Letti i motivi della sentenza l'avvocato Alessio Bernardini ha confermato il ricorso in appello, mentre per il pm Sergio Spadaro il ''caso'' è chiuso. ''Non ci sono motivi per cui debba appellare la sentenza, considerato che la mia tesi accusatoria è stata accolta'' dice il magistrato milanese.

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