Luganese

Curio, pavoni in libertà da oltre due mesi

Spaventati da una volpe, una coppia di uccelli ha lasciato il proprietario e preso casa nel nucleo fra l'incredulità e qualche disagio dei residenti

11 agosto 2018
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Sono arrivati a inizio giugno e non ne vogliono sapere di lasciare il paese di Curio. Nemmeno quando la femmina, dopo aver fatto l’uovo accanto a un pollaio privato, è stata acciuffata e riportata a ‘casa’ dal proprietario della coppia di uccelli. Lei non ne ha voluto sapere di restare da sola, lo stesso giorno ha abbandonato l’uovo ed è ritornata in paese accanto al ‘suo’ maschio. Eppure, entrambi vivevano liberi nel terreno del proprietario sulle pendici del monte Mondini, poco distante dal paese. Un paese che i due volatili hanno dunque preso come dimora stabile, anche se prima o poi qualcuno interverrà e inevitabilmente porrà fine alla loro avventura (cfr. articolo accanto).

Fra sorpresa, incredulità e qualche inevitabile disagio apparentemente sopportabile, la gente del paese pare si stia abituando alla convivenza con i due uccelli che scorrazzano liberi praticamente ovunque nel nucleo. Alcuni sono felici della loro presenza e li considerando ormai quasi come mascotte, altri meno. Li si può incontrare nelle stradine, li si scorge sui tetti della case e nei giardini privati. Si affacciano anche alle finestre delle abitazioni e nel prato del Museo del Malcantone. In Comune sono però giunte anche reclamazioni da abitanti. Come ci conferma il segretario comunale Vittorio Lorenzetti, danno fastidio: fanno i loro versi fra le quattro e le cinque di mattina: «C’è chi li foraggia e quindi si capisce che si possono trovare bene in paese. Come autorità comunale, abbiamo già avvisato il proprietario di venire a riprenderli altrimenti avremmo chiamato la Protezione animali, ma non ci è riuscito».

Facili da addomesticare, provengono dall’India ma sono in Europa da millenni

I due pavoni appartengono da qualche anno a Franco Pola che li teneva, assieme a un altro esemplare femmina, nella sua tenuta ‘Alle Bruciate’, sempre in territorio di Curio ma come detto sulle pendici del monte Mondini. Dal canto suo, il proprietario spiega che i due uccelli sono sempre stati liberi: «Sono come animali domestici e dormivano su una pianta. Poi un giorno sono stati spaventati da una volpe e una femmina è stata catturata e gli altri due sono fuggiti rifugiandosi in paese a Curio». Lei poi cosa ha fatto? «Ho cercato più volte di riprenderli per più di un mese ma non ci sono riuscito – racconta il proprietario –. Si lasciano avvicinare ma non si lasciano prendere». Un altro problema è che comunque volano, anche se quella di librarsi in aria non è proprio la loro specialità. «Già, non sono grandi volatori, poi sono furbi e come ti avvicini scappano. La femmina quando ha fatto l’uovo sono riuscito a prenderla e a riportarla a casa, poi però è ritornata in paese dal maschio, perché sono abituati a stare assieme. Non so cosa posso fare e comunque il fastidio che creano mi sembra abbastanza relativo». L’unica soluzione appare quella di chiamare la Società protezione animali di Bellinzona (Spab). «Spero che non gli succeda nulla perché costano duecento franchi l’uno – continua il proprietario dei due volatili –. Li ho presi perché mi piaceva l’idea di tenerli assieme alle galline e alle oche ma sono anche abbastanza indipendenti. I pavoni provengono dalle foreste dell’India, dove la gente li tiene nei cortili delle case perché sono fra l’altro abili cacciatori di serpenti. Poi sono animali bellissimi, ‘ornamentali’ e facilmente addomesticabili, pur restando indipendenti».

Nella mitologia romana, il pavone simboleggiava la dea Giunone ed era già noto nell’antica Grecia. Veniva allevato sia per la sua bellezza che per la prelibatezza di carni e uova. Si adatta bene a ogni ambiente. Caratteristico e spettacolare è lo strascico (la coda) del maschio che si apre a ventaglio. Sgradevole, invece, il verso che emette soprattutto durante il periodo degli amori. Di solito è un animale sedentario che in natura vive in gruppi più o meno numerosi, ma se allevato si affeziona a chi lo cura anche se talvolta si mostra aggressivo nei confronti degli altri animali da cortile.

‘Problema da non sottovalutare ma facile da risolvere’

«La situazione creatisi nel paese di Curio non va bene. Se è vero che sicuramente non creano grossi problemi ecologici, però è il principio che non può essere accettato». Parola di Roberto Lardelli, di Ficedula (Società pro avifauna della Svizzera italiana). Per quali ragioni? «Questi animali sono animali che vanno tenuti in gabbia, in un recinto e comunque in una proprietà privata circoscritta – risponde Lardelli –. In generale non bisogna mai lasciare in libertà animali non autoctoni. Ad esempio di tartarughe americane e pesci rossi sono pieni gli stagni del Ticino. E creano problemi non indifferenti». In questo caso il discorso ‘Prima i nostri’ non c’entra nulla… «L’idea di fondo dovrebbe essere che ogni ecosistema dev’essere rispettato per quello che è. Abbiamo già una fauna e una flora indigene, tutt’al più ci sono gli uccelli migratori e gli insetti che però fanno parte di un fenomeno naturale. E quindi basta immettere animali che non c’entrano nulla con il nostro ecosistema», ricorda il responsabile di Ficedula.

‘Occorre chiamare la Spab’

Allora, cosa si potrebbe fare? «Capisco perfettamente che il proprietario non sappia come comportarsi – risponde Lardelli –. Però, ci sono dei centri di recupero, c’è la Spab che è attrezzatissima per questo genere di lavori, a cui dovrebbe rivolgersi il proprietario dei due uccelli. Il pavone non è così difficile da prendere e il problema potrebbe essere risolto in fretta». In effetti, quella di Curio non è proprio situazione ordinaria… «Occorre in ogni caso fare qualcosa, altrimenti potrebbe succedere come in Italia, dove si sono sviluppate delle popolazioni inselvatichite, senza nessun proprietario. Qualcuno li ha lasciati andare in due o tre aree. Bisogna evitare che capiti la stessa cosa qui. Sarà ‘brutto’ da dire ma non siamo in uno zoo e potrebbe succedere che spariscano specie autoctone e questo rappresenterebbe una perdita della biodiversità», conclude Lardelli ribadendo l’invito alla popolazione di non lasciare specie esotiche in libertà.

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