Luganese

Crisi di Campione: 'Mamma, vogliamo l'asilo'

Il dissesto finanziario di Comune e Casinò si ripercuote anche sulla scuola dell'infanzia: dipendenti licenziati e una cinquantina di bimbi senza collocazione

2 agosto 2018
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Il contesto giocoso e il gran caldo che per forza di cose un po’ di fiacca la porta, non devono trarre in inganno: i retroscena della manifestazione ‘L’asilo per strada’, svoltasi ieri mattina a Campione d’Italia, sono tutt’altro che allegri e rilassati. In ballo ci sono una cinquantina di bambini, il cui destino – a un mese dalla riapertura delle scuole – è ignoto.

«Tutto è cominciato a maggio – racconta Clio Lanza – quando tutto l’organico (nove persone, ndr) dell’asilo è stato licenziato con la fine dell’anno scolastico». Una decisione presa dalla fondazione che gestisce la scuola dell’infanzia Garibaldi, dato che il Comune – in seguito alla grave crisi finanziaria che sta attraversando – non è stato in grado di rinnovare la convenzione che permetteva, assieme alle rette dei genitori, l’esistenza della struttura.

«Questa è solo l’ultima di una serie di sollecitazioni all’indirizzo del Comune e della Regione Lombardia. La cosa brutta è che nessuno dice nulla». Alle numerose lettere inviate ai due referenti, in realtà una risposta a inizio luglio da Milano è arrivata, lasciando l’amaro in bocca. «Ci hanno detto di non aver ricevuto comunicazione che l’asilo verrà chiuso e che quindi ci sarebbero stati risvolti positivi». Le cose sembrerebbero prendere altre direzioni però. Il 25 luglio, dopo che hanno lasciato i rappresentanti comunali, si è dimesso anche il presidente della fondazione Claudio Bianchi.

Oltre all’ormai perenne presidio di fronte al Municipio e alla protesta dei dipendenti del casinò dinanzi alla prefettura di Como (cfr. articolo sotto), le strade campionesi si sono riempite quindi di ulteriore scontento, preoccupazione, rabbia. E sebbene le alternative per manifestare fossero più d’una, tutti gli eventi sono stati affollati: un’intera comunità è in protesta. «C’è molto coinvolgimento – conferma Lanza –, da noi non sono venute solo genitori ma anche numerosi concittadini che hanno voluto così dare un segnale di solidarietà».

In Svizzera i costi sono più alti. Con 500 licenziamenti nell’aria è un’opzione da escludere.

Nessun discorso ufficiale durante la manifestazione; il momento clou è stato uno spettacolo di magia inscenato da un campionese. La parola chiave utilizzata dal prestigiatore per fare i sortilegi? «’Vogliamo l’asilo’ – spiega la mamma –, i bambini la ripetevano e le magie apparivano. È stato molto bello».

Gioco e dramma sullo stesso palcoscenico, di fronte a un Comune che – eccezion fatta per una lettera inviata alla popolazione mesi fa in cui è stato espresso l’auspicio che il problema si risolvesse – tace. La questione è molto delicata, perché oltre ai bimbi in età da asilo, tocca anche gli allievi delle scuole elementari e medie che facevano capo alla struttura per la mensa, ad oggi chiusa anch’essa. In questo scenario, le prospettive sono difficili da delineare. «Girano delle voci su quel che si potrebbe fare – aggiunge Lanza –, ma di ufficiale non sappiamo nulla». Alternative? «Portare i bambini in una scuola con gli stessi requisiti in Italia è logisticamente impensabile. I genitori si sono informati negli asili pubblici dei Comuni ticinesi attigui. Le rette però sono molto più alte e i posti già prevalentemente occupati. Disponibilità è stata trovata invece a Maroggia: potrebbero prendere a carico alcuni bambini a costi sostenibili. Si sono detti pronti a tenere in sospeso le iscrizioni per alcuni giorni per vedere come si evolve la situazione, ma il tempo stringe». E a venire in soccorso ai bambini dell’enclave, oltre alla politica, dovrebbe essere proprio una magia.

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