Luganese

Lugano, 'finanze sane al Cardiocentro'

I vertici replicano al 'Caffé'. Giorgio Giudici: 'Basta terrorismo, le cifre vanno interpretate. Nessun debito né abbiamo mai ricevuto un franco dal Cantone'.

Ti-Press
23 maggio 2018
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Controbattere alle informazioni diffuse in maniera parziale in un momento molto particolare. Questo l’intento dei vertici del Cardiocentro che ieri, nella sala Zwick ,hanno chiamato a raccolta i media. Le recenti pubblicazioni, in particolare l’ultima edizione del ‘Caffé’, che ha parlato di 23 milioni di franchi di disavanzo d’esercizio in cinque anni, hanno destato preoccupazione. Una preoccupazione che, agli occhi dei vertici della struttura, destabilizza i 385 dipendenti mentre si complicano le trattative per la gestione dell’integrazione nell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), come da accordo sottoscritto dalle parti, a fine 2020.

E il presidente dell’omonima fondazione Giorgio Giudici non ha usato mezzi termini: «Basta continuare a smontarci: questo è terrorismo con la volontà di destabilizzare, la cosa più aberrante che si può fare». Ma le cifre pubblicate dall’Ufficio federale della sanità sono corrette... «Farei attenzione, i numeri vanno interpretati. Non sono le statistiche che salvano le vite delle persone» ha replicato Giudici. Senza contare, gli fatto eco il direttore sanitario e fondatore del Cardiocentro Tiziano Moccetti che «i numeri sono sempre stati criticati, anche 30 anni fa. Spiegati in quel modo significa strumentalizzare. Perché non si parla del fatto che abbiamo il tasso di mortalità dall’infarto migliore a livello svizzero?».

Il membro di fondazione Claudio Massa, evocando la massima trasparenza, ha premesso che «la gestione operativa e la ricerca del Cardiocentro sono separate. Mischiarle vuol dire solo voler confondere le acque». Tutto sommato (cfr. infografia), il risultato di gestione ospedaliera nel triennio 2012-2015 è in attivo di 2,5 milioni. Nel 2016, la perdita è stata di 600’000 franchi, l’anno successivo l’attivo di circa 50’000. Sulle cifre pesa l’onere crescente a carico del Cardiocentro, come peraltro di tutte le strutture sanitarie, delle tariffe delle casse malati. E la ricerca rappresenta tra il 7 e il 9% del budget dell’istituto.

Rivalutazione dell’immobile e degli impianti convalidata da una perizia indipendente

Massa ha poi spiegato anche la questione sollevata dal domenicale relativa alla rivalutazione dell’immobile e degli impianti: «Si tratta di una rivalutazione che, tecnicamente, è una ripresa di ammortamenti eccessivi effettuati prima del 2015, che avevano portato a una diminuzione del patrimonio. L’operazione contabile è stata fatta sulla base di una perizia indipendente che l’ha convalidata. È stata voluta per evidenziale correttamente il patrimonio del Cardiocentro in vista del passaggio all’Eoc». Insomma, secondo la fondazione è stato fatto tanto rumore per nulla.

«Dopo 25 anni di lavoro sotto gli occhi di tutti, certe critiche fanno male – ha detto Giudici –. Siamo un Paese straordinario, ma si cerca sempre di smontare quello che vale per montare quello che non vale». Il professor Cassina ha fatto sapere che «a una recente riunione sindacale, abbiamo saputo che circa 70 collaboratori in caso di passaggio all’Eoc, verranno ricollocati in altre strutture. Quando chiediamo garanzie per i dipendenti non parliamo solo dei contratti, vogliamo che vengano assicurate anche in futuro le attuali posizioni. Abbiamo chiesto tra i 10 e i 15 anni di proroga al Governo per costruire il prospettato centro cuore-vasi-polmoni condiviso sia dai primari dell’Ente che da quelli del Cardiocentro».

Preoccupano il futuro del personale e della struttura

Mantenere l’unicità del Cardiocentro, le cure d’avanguardia, il prestigio nazionale e internazionale conquistato, l’attrazione di professionisti di valore e la formazione di nuove leve. Sono queste la regioni a favore della ricerca che va interpretata come investimento, non come perdita. Lo hanno ribadito ieri all’unisono ieri i vertici del Cardiocentro dove c’erano anche i membri della fondazione Claudio Massa, Giovanni Jelmini e Boris Bignasca.

A preoccupare è anche un aspetto emerso nelle trattative con l’Eoc che vorrebbe spostare al Civico, dopo la ristrutturazione in corso, il core business del Cardiocentro per destinare l’attuale struttura ad altri scopi. Una prospettiva che spaventa. Ancora Moccetti: «Non accetto che il nostro impegno venga infangato. Ci stiamo battendo per i pazienti, affinché anche in futuro il Ticino non debba sentirsi secondo a nessuno in Svizzera nel nostro settore di cura. Combatterò fino a quando non avrò le garanzie che la qualità e il team del Cardiocentro saranno salvaguardati anche in futuro».

Ha poi preso la parola Victoria Franchi che ha illustrato il lavoro di Master in economia realizzato proprio sul bilancio sociale del Cardiocentro. I risultati sono eloquenti. A livello di performance economica, è emerso che dal 2012 al 2016 la struttura ha generato un indotto 364 milioni di franchi mentre tra il 1999 e il 2011 le casse statali, grazie all’ospedale del cuore, ha risparmiato 250 milioni in ospedalizzazioni fuori cantone. Ha ottenuto ottime valutazioni il capitale intellettuale della struttura che gode di autonomia gestionale ed è caratterizzato da processi burocratici e decisionali snelli, condizioni che permettono di offrire terapie d’avanguardia e di reagire tempestivamente all’innovazione.

Non è detto che tale vantaggio organizzativo resti con l’integrazione nell’Eoc: “Il Cardiocentro rappresenta un centro d’eccellenza grazie alle risorse chiave quali terapie d’avanguardia e personale altamente qualificato e ha contribuito ad aumentare la competitività sanitariae accademica della regione con impatto tangibile sulla qualità di vita della popolazione ticinese”.

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