Luganese

Supereroe mascherato a Lugano, il cosplay (non) vale la multa

Mentre il vicesindaco apre alla revoca dell'ammenda per dissimulazione del volto, emerge la realtà dei giochi in costume. 'Intervento polizia comprensibile'.

(tio.ch/20minuti)
17 maggio 2018
|

È un eroe un po’ particolare, amato per il suo humour, oltre che per le qualità che lo rendono tale. Ai profani può ricordare l’Uomo Ragno, ma il suo nome di battaglia è Deadpool e martedì sera a Lugano ha involontariamente seminato il panico. Più che lui, il suo cosplayer in realtà: finito a terra – assieme all’amico in ‘civile’ – con le armi della polizia puntate, prima che il malinteso venisse svelato. Il giovane era mascherato, e con un’arma (finta), perché si stava dirigendo alla prima del film ‘Deadpool 2’ in programma al Palacinema di Locarno. Un grosso equivoco costato paura, dispiegamento di forze e pure una multa per dissimulazione del volto inflitta all’eroe.
La notizia di un uomo armato in centro città ha fatto il giro del web e, una volta chiariti i contorni della vicenda, ha inevitabilmente scatenato l’ironia – più o meno simpatica – nei confronti del massiccio dispiegamento di polizia e delle modalità dell’operazione. Ma non solo. Grazie all’episodio è infatti emerso anche un mondo non particolarmente noto in Ticino, ma che è in crescita: il cosplay. Fenomeno nato negli Stati Uniti ma reso mainstream dal Giappone degli anni Novanta. Quello degli anime (cartoni animati), dei manga (fumetti) e dei videogiochi. Indica in sostanza la pratica di indossare dei travestimenti di personaggi di fantasia e d’interpretarne le gesta. I cosplayer sono quindi letteralmente dei giocatori – anche se sarebbe più corretto dire interpreti – in costume.


‘Per noi è l’occasione per fare sensibilizzazione’, dicono. Bertini apre alla revoca.


«Sì conosco i due ragazzi coinvolti – ci dice Sheila Muggiasca, organizzatrice del festival di cultura nipponica Japan Matsuri –, sapevo che si erano organizzati già settimana scorsa (ride, ndr). I cosplayer in Ticino non sono ancora molti, bene o male li conosciamo tutti. Uno dei due ha anche partecipato al gruppo Marvel che ha vinto il contest di aprile. Sono convinta che l’abbia fatto (infrangere la legge, ndr) involontariamente». Muggiasca spiega che non è la prima volta che viene chiesto a dei cosplayer d’intervenire in occasione dell’uscita di un film, soprattutto se di grande richiamo, «per fare un po’ di atmosfera, di colore. Si era fatto per Il Signore degli Anelli, o anche per Star Wars».

Una realtà consolidata da anni in Italia, ma ancora emergente nel cantone, dove i cosplayer non raggiungono il centinaio. Fra questi, Karine Jam, che è stata una delle prime a organizzare dei ritrovi fra appassionati del genere. «Sì – conferma –, all’inizio eravamo una decina di amici e da lì è nato il gruppo (attivo anche su Facebook, ndr)». Dei fatti di martedì ne hanno sentito parlare anche Karine e i suoi amici. «Quando abbiamo saputo che erano ragazzi che conosciamo e che è finito tutto bene – rivela – ci siamo messi a ridere».

Tutto è bene quel che finisce bene insomma, se non fosse che il supereroe rischia una multa, che la Legge sulla dissimulazione del volto negli spazi pubblici (Ldvsp) quantifica dai 100 ai 10’000 franchi a discrezione del Comune. «Alcuni ragazzi che conosco si sono effettivamente posti la questione – spiega Muggiasca –. C’è chi dice che si sarebbe potuto considerare come momento di una manifestazione ricreativa (che rappresenta una delle eccezioni secondo la Ldvsp, ndr), chi pensa che sia assimilabile al Carnevale. D’altra parte c’è stata anche comprensione, soprattutto in seguito ai fatti che hanno toccato la Commercio di Bellinzona, ma ci si è chiesto se fosse effettivamente necessario dare la multa. Capita, per questioni di praticità, di venire già vestiti da cosplayer agli eventi». «Personalmente non mi sarei coperta il volto prima di arrivare all’evento – è l’opinione di Karine –, penso che il ragazzo non ci abbia pensato preso dall’euforia del cosplay. Non intendeva spaventare nessuno». E la reazione delle forze dell’ordine? «È stata positiva, si è visto che sono attenti nella protezione dei civili – valuta –, questo episodio è l’occasione per sensibilizzarci a non coprire il volto nei luoghi pubblici. Siamo comprensivi della legge. Spiace solo per i due ragazzi».

E riguardo alla multa e a questo grottesco equivoco, l’ultima parola spetterà al Municipio di Lugano. «M’interrogo sull’opportunità di infliggerla» ci dice il capodicastero Sicurezza Michele Bertini, lasciando lo spiraglio aperto a una felice conclusione del grosso malinteso.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔