Droga e piccoli furti, una storia infinita

Nata e cresciuta in Ticino, la persona comparsa stamane nell'aula penale di Lugano può raccontare di una vita segnata dal consumo di stupefacenti. Ricordo e autoanalisi saranno probabilmente un tema nel suo prossimo futuro a San Patrignano, se verrà accettata la sua domanda di adesione alla famosa Comunità di recupero. Prima però dovrà scontare una pena di cinque mesi, che gli è stata inflitta dalle Assise correzionali (giudice Rosa Item) per una serie di piccoli furti, e reati, nonché per ripetuta infrazione alla legge sugli stupefacenti.

Come spesso accade, la tossicodipendenza porta chi ne è vittima in un vortice di disagio: niente lavoro,  il bisogno di soldi, i furtarelli, lo spaccio. L'uomo condannato ieri si è presentato in aula con una lunga lista di precedenti penali, ben 11, tutti più o meno legati alla sua condizione. Un curriculum tale da costargli il permesso di soggiorno in Svizzera: il forzato trasferimento in Italia, paese di origine della sua famiglia, ma dove non aveva contatti nè appoggi, ha finito col peggiorare la situazione.

Si giunge così alla serie di 'colpi' oggetto del processo di stamane. Nel mirino dell'uomo tra il 2016 e il 2017 erano finite in particolare le macchinette del caffè; piccoli furti con scasso, presso istituti come l'Otaf o la Supsi, qualche furtarello nelle abitazioni private, persino la  sacrestia di Pazzalino. Poca cosa come bottino, ma oltre al ripetuto furto a carico dell'imputato c'è anche il ripetuto danneggiamento, la ripetuta violazione di domicilio, un ripetuto soggiorno illegale in Svizzera e per finire gli acquisti di cocaina , a Pregassona. Lui ha ammesso tutto. e spera  di voltare pagina. «Ma da solo non posso farcela, ho bisogno di aiuto» ha deto in aula. Confermato dunque l'atto d'accusa del procuratore pubblico Pamela Pedretti; la difesa (avvocato Vanna Cereghetti) ha comunque evidenziato le difficili condizioni personali dell'imputato.