Luganese

Atti sessuali, genitori condannati

Coppia luganese condannata per aver fatto l'amore in diverse occasioni, di fronte ai figli nella loro casa d'abitazione

TiPress
27 aprile 2018
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È stata una colpa grave quella dei genitori. In correità, hanno ripetutamente coinvolti il figlio minorenne nei loro atti sessuali. Non solo. Hanno consumato rapporti sessuali completi alla presenza, nel letto di casa, del secondo figlio, quello più piccolo. Hanno costretto una collega di lavoro della donna a posare con pochi vestiti addosso mentre la coppia le scattava fotografie. E nel computer dell’uomo la polizia ha rinvenuto un video di atti sessuali fra persone e animali.

Questo, il succo della vicenda che è approdata in aula penale ieri mattina a Palazzo di giustizia. Il presidente della Corte delle assise correzionali di Lugano Amos Pagnamenta ha condannato la coppia sposata infliggendo 14 mesi di reclusione all’uomo e 7 mesi di carcere alla moglie. Entrambe le pene sono state sospese con la condizionale per un periodo di due anni.

La coppia residente nel Luganese ha ammesso i fatti avvenuti nella casa d’abitazione, in un’occasione nel 2008, nelle altre fra il 2012 e il 2015. Lui, 47 anni, nessun precedente penale, ha riconosciuto di aver sbagliato nel voler filmare l’atto sessuale alla presenza del figlio maggiore che al’epoca aveva meno di 16 anni. Si è detto pentito anche per aver consumato rapporti con la moglie difronte al figlio minore. L’uomo è stato condannato anche per il reato di pornografia: gli inquirenti hanno trovato nell’hard disk del suo computer un video di atti sessuali fra persone e animali.

Gli ha fatto eco la moglie, anch’essa con la fedina penale pulita, che ha riconosciuto di aver sbagliato. Entrambi gli imputati si sono detti pentiti di quanto fatto. L’entità della pena è stata concordata con il consenso delle avvocate Maria Galliani e Sandra Xavier. Nei confronti della donna, il giudice ha inflitto una pena inferiore rispetto a quella del marito per via della perizia psichiatrica che ha attestato la grave scemata imputabilità della donna che sta peraltro seguendo un trattamento psicologico. Lo stesso percorso intrapreso dal marito dopo i fatti che è però stato interrotto con l’accordo della terapista.

La coppia è stata ritenuta colpevole pure del reato di coazione. La donna ha invitato a cena una collega di lavoro con una handicap mentale, poi la coppia l’ha costretta a posare in abiti succinti, a indossare abbigliamenti intimi e a mettersi in pose sensuali mentre loro scattavano delle foto. Di fronte alla reticenza dell’ospite facilmente manipolabile, l’hanno minacciata dicendo che non l’avrebbero riportata a casa e questo è bastato per creare nella vittima un disagio manifesto. Non era nostra intenzione obbligarla, si è difeso l’uomo che successivamente ha riconosciuto di aver sbagliato.

Come messo in evidenza dal giudice che ha confermato l’atto d’accusa allestito dalla procuratice pubblica Chiara Borelli, il comportamento dei genitori ha perturbato lo sviluppo di entrambi i figli che non vivono più con la famiglia, sono collocati in apposite strutture. Nella vicenda è stata infatti coinvolta anche l’autorità regionale di protezione, la cui avvocata ha chiesto alla Corte di riconoscere un risarcimento per torto morale di 15 mila franchi per ciascun figlio. Richiesta che però il giudice Pagnamenta ha ridotto a 500 franchi. La coppia può incontrare i figli una volta alla settimana.

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