Luganese

Rivera, si scontra col Comune per la vendita di canapa light

Un imprenditore avrebbe voluto espandere la propria attività a Monteceneri, ma un'ordinanza municipale e l'intervento della polizia l'hanno impedito

12 aprile 2018
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L’aria che tira a Rivera sembra essere poco canapa – anche se ‘light’ – friendly. Ne sa qualcosa Andrea Cibin, proprietario di ‘Coltura Botanica’ – marchio che propone prodotti derivati dalla pianta verde –, che avrebbe voluto espandere la propria attività. Già operativo online e con un negozio avviato a Giubiasco, l’imprenditore desidera aprire una filiale nel quartiere montecenerino. Era tutto pronto: la merce, il personale, la pubblicità sul web, gli invitati con tanto di ospiti. La data per l’inaugurazione è stata fissata per il 9 aprile, lunedì scorso. La ‘festa’ è stata però interrotta dall’intervento della polizia.

«Una mezz’oretta prima di aprire si è presentata alla porta la polizia – racconta Cibin –, legittimata da una lettera del Comune con motivazioni a nostro avviso illegali. Abbiamo fatto all’esecutivo una richiesta per la vendita di canapa light, prima dello scorso novembre, quando la legge ancora lo richiedeva. Poi la regolamentazione è cambiata e ora non è più necessaria (in quanto considerata alla stregua delle derrate alimentari e potenzialmente venduta anche in supermercati e chioschi, ndr). Ma loro insistono su questa strada».

«Era stata presentata regolare domanda di costruzione, necessaria per un cambiamento di destinazione – spiega dal canto suo la sindaca di Monteceneri Anna Celio Cattaneo –, abbiamo però dato un preavviso negativo in quanto riteniamo che il luogo scelto sia in una zona sensibile». Lo scorso settembre, il Comune ha emanato infatti un’ordinanza municipale – basata sulla Legge cantonale sulla coltivazione della canapa e sulla vendita al dettaglio dei suoi prodotti (Lcan, 2002) e sul Regolamento cantonale sulla coltivazione della canapa e sulla vendita al dettaglio dei suoi prodotti (Rcan, 2004) –, che pone determinati paletti.

‘Ripresenti domanda di costruzione’

Vieta infatti i negozi nel raggio di 300 metri da: strutture sportive e ricreative, parchi giochi, scuole, chiese e luoghi di culto, istituti di cura, per anziani e per portatori di handicap e foyer.

Tuttavia, sia per la Lcan che per il Rcan, tutti i tipi di cannabis sono considerati stupefacente. Con le recenti modifiche legislative invece, la variante ‘light’ – che ha quindi meno dell’1% di Thc e che spesso ha un’alta concentrazione di Cbd, principio attivo dall’effetto analgesico invece che psicotropo –, sottostà alla Legge federale sulle derrate alimentari. Cibin ha pertanto fatto opposizione al Consiglio di Stato, dichiarata tuttavia irricevibile poche settimane fa a causa della mancanza di alcuni documenti. «Non ci fa piacere questa situazione, né per noi né per lui, si è un po’ ecceduto anche nei toni. Riteniamo che le cose si possano risolvere diversamente e speriamo di trovare una miglior comunicazione in futuro – dichiara la sindaca –, le procedure comunque vanno seguite. Chiederemo a questo punto di ripresentare la domanda di costruzione». «Siamo stati costretti a prendere un legale – replica l’imprenditore –, che evidenzierà i cambiamenti legislativi. Lo stabile, a livello di Piano regolatore è già commerciale, l’Ufficio tecnico me l’ha confermato più volte». La polemica quindi non pare esaurita. In attesa degli sviluppi, Cibin lamenta anche un danno economico: «Abbiamo assunto un dipendente per questa nuova sede. E nonostante non stia lavorando, ho l’obbligo di pagarlo perché il contratto è già stato firmato».

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