Luganese

Giovanna Viscardi si dimette dalla presidenza del Plr di Lugano

Dopo un lungo periodo di turbolenze in casa liberale-radicale, sono arrivate le dimissioni della presidente della sezione cittadina che era in carica dal 2013

Ti-Press
28 marzo 2018
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La presidente del Plr di Lugano, Giovanna Viscardi, ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica. Lo ha fatto all'inizio dell'assemblea liberale-radicale in corso di svolgimento, leggendo la sua relazione e lasciando la sala subito dopo, rifiutando l'invito fattole dal presidente del giorno, Fulvio Pelli, di restare. Con lei se ne vanno anche tutti i membri dell'Ufficio presidenziale della sezione che proprio Viscardi aveva nominato.

Prima donna ad aver assunto la testa della sezione cittadina, Viscardi è stata eletta nell'assemblea del novembre 2013 prendendo il posto di Giorgio Grandini.

Nella sua relazione, con toni pacati quanto dettati dall'emozione, la ormai ex presidente del Plr di Lugano ha citato il politologo Norberto Bobbio: "Partecipare significa tendere le orecchie verso la società, ascoltare i cittadini e i richiami dell'esperienza, non prendere posizione di parte o ubbidire agli ordini". Viscardi ha rievocato gli episodi che hanno creato tensioni all'interno della sezione, a cominciare dalla votazione sulla diminuzione del moltiplicatore d'imposta (dall'80 al 78 per cento) proposta dal Ppd e sulla quale mentre il gruppo consiliare del Plr era d'accordo, lei ha preferito astenersi. Viscardi ha ricordato che sulla questione c'erano disparità di vedute, in particolare sia da parte della capogruppo Karin Valenzano sia da parte del vicesindaco Michele Bertini i quali hanno "cambiato idea negli ultimi mesi".

Viscardi ha rincarato la dose affermando come "vari sono stati i tentativi di riportare l’artificiosa contesa in un solco di seppure minima ragionevolezza. Il pregiudizio originario si è dimostrato insuperabile, come non superabile è stata la sicumera di chi accusa e nel contempo pretende di dare una sentenza definitiva. Affermare, in duetto stordente, che la “situazione è seria e chi ne ha la responsabilità politica se la assuma”, è, oltre che una malizia, l’inconcepibile sofisma di chi quella situazione ha artatamente creato".

Ma era evidentemente troppo tardi, visto che "la ragione mi induce a ritenere quantomeno problematica un’ulteriore convivenza, a ruoli immutati, con chi ha mostrato di non apprezzare il bene che può nascere da un civile confronto dialettico. Di qui la mia rinuncia alla carica di presidente."

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