Luganese

Il pirata della strada non andrà in prigione

Il cittadino tedesco condannato a due anni di detenzione non può scontare la pena. Il reato contestatogli, in Germania è solo un'infrazione

21 marzo 2018
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Il pirata della strada tedesco che un anno fa fu condannato in Ticino, in contumacia, a due anni e mezzo di carcere di cui uno da scontare, non andrà in prigione in Germania. Lo scrive l'edizione odierna del Corriere del Ticino, precisando che il 15 marzo scorso il Tribunale di Stoccarda ha considerato inammissibile la richiesta dei magistrati ticinesi di comminare al 42enne una pena detentiva.

Il reato contestato in Germania non è punibile con la carcerazione e per la Corte non è possibile applicare quanto richiesto dalla giustizia svizzera. Essendo quindi parificato a un’infrazione, si prevede soltanto una pena pecuniaria.

Si tratta dunque di ben poca cosa considerato che l’uomo aveva superato una decina di veicoli nel tunnel del San Gottardo, fuggendo dalla polizia che lo braccava e fermandosi “solo” a un posto di blocco dopo aver percorso l’A2 a oltre 200 chilometri orari.

La reazione di Norman Gobbi

«In Svizzera il pirata della strada tedesco non l'ha fatta franca! Da noi non resterà impunito». Arriva attraverso Facebook la reazione del consigliere di Stato Norman Gobbi alla notizia che l'automobilista germanico protagonista di dieci sorpassi nel tunnel del San Gottardo non finirà in carcere.

Se la giustizia tedesca alza un muro, il direttore delle Istituzioni rivendica nel suo post i risultati raggiunti: «Dopo essere stato condannato dalle autorità giudiziarie ticinesi, negli scorsi mesi i servizi del mio Dipartimento si sono mossi su più fronti. Da una parte abbiamo emesso il divieto di circolazione e dall'altra abbiamo richiesto a Berna il divieto d'entrata nel nostro Paese. Inoltre abbiamo domandato all'Ufficio federale di giustizia di intervenire per chiedere alla Germania di applicare l'esecuzione della pena inflitta in Svizzera. Quello che è certo è che il signore, non potrà più sfrecciare come un folle sulle nostre strade. Perché la sicurezza viaggia anche sulla nostra rete stradale» conclude Gobbi.

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