Luganese

Porlezza, sequestrato arsenale della 'ndrangheta

Candelotti di tritolo, mitragliatori, una pistola e munizioni nascosti nel basamento del tavolo da salotto

Le armi sequestrate
(Polizia di Stato italiana)
21 febbraio 2018
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Un arsenale della 'ndrangheta a Porlezza, in riva al Ceresio: tre candelotti di tritolo con innesti inseriti, per cui in grado di espoldere, tre mitragliatori  e una pistola automatica (armi da guerra in uso all'esercito croato) e trecento munizioni. L'arsenale era nascosto nel basamento di un grande tavolo da salotto in un appartamento che sino alla fine del 2016 era stato occupato da lavoratori edili, presunti fiancheggiatorti della cosca 'ndranghetista Raso-Gullace-Albanese, una famiglia calabrese, radicata da anni in Piemonte, sgominata nel novembre di due anni fa, con l'arresto di diciotto presunti 'ndranghetisti affialiati alla “locale” di Santhià, in provincia di Vercelli. Una “locale” collegata alla potente cosca Pesce Bellocco di Rosarno (Calabria). Sequestro di persone, tentato omicidio pluriaggravato e estorsione ai danni dei gestori di locali notturni, i reati pià gravi contestati ai diciotto arrestati. L'indagine, iniziata nel 2010 a seguito di intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno fatto emergere condizioni di assoggettamento e omertà da parte delle vittime, che in tutte le occasioni, temendo vendette, hanno negato di aver pagato gli estorsori. Della presenza dell'arsenale in Riva al Ceresio ha parlato un pentito nel corso dell'udienza preliminare nei confronti di diciasette imputati che avevano scelto il rito abbreviato per beneficiare della riduzione di un terzo della pena, Solo Antonio Raso, considerato il capo della ''locale'' di Santhià ha scelto la strada del processo in aula. Scoperta e sequestro dell'arsenale risalgono allo scorso mese di dicembre, ma la notizia è stata fornita solo ieri dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino. La Dda piemontese non ha fornito ulteriori particolari del blitz della polizia di Biella, in collaborazione della squadra mobile di Como.  Sul perchè l'arsenale sia arrivato in riva al Ceresio, all'inizio del 2016, c'è una prima risposta. “La cosca Raso aveva la necessità di nascondere armi ed esplosivo lontano dal Piemonte, per cui hanno scelto Porlezza” sostiene il commissario Marika Viscovo, capo della squadra mobile di Biella. E chi materialmente ha portato armi e esplosivo a Porlezza, per poi nasconderli in un appartamento occupato dapprima da presunti fiancheggiatori e successivamente da una donna che ha vissuto per quasi un anno seduta su tre candelotti di tritolo che, in caso di esplosione, avrebbero fatto saltare in aria un intero palazzo? “Pensiamo di averlo identificato, ma ovviamente non lo possiamo dire, in quanto l'inchiesta  non è ancora terminata”. Un ultimo interrogativo che lei come può ben comprendere si pongono in molti: la vicinanza con il Ticino è solo geografica? “Per gli elementi di cui disponiamo non ci sono agganci con la Svizzera. Ma non lo posso escludere”, si limita a considerare il capo della squadra mobile di Biella, rimandando il tutto alla conclusione dell'inchiesta.

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