Luganese

L'esperto di sostenibilità: 'Abbiamo massacrato il pianeta'

Intervista al consulente Giovanni Facchinetti, che (ri)lancia l'allarme sull'inquinamento: 'Il modo di fare business deve cambiare'. Alcuni esempi luganesi

Foto Ti-Press
13 gennaio 2018
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Il nostro pianeta sta mutando – e non in meglio – a causa delle attività umane degli ultimi due secoli, come dimostrato da molti studi. «Abbiamo massacrato il nostro pianeta e ora quest’ultimo non ce la farà ad assorbire la tossicità che abbiamo creato. Oggi per garantire il successo economico a lungo termine, gli enti – privati, pubblici o le Organizzazioni non governative (Ong) – devono considerare gli impatti sociali e ambientali delle loro attività. Non solo all’interno del loro perimetro immediato, ma anche attraverso tutta la catena di valori: dalle materie prime fino alla fine del ciclo di vita». Parole di Giovanni Facchinetti, consulente luganese sulla sostenibilità ed economista, che ci presenta il suo mestiere: quello di accompagnare le organizzazioni e le aziende verso una maggiore inclusione della sostenibilità nella propria strategia e struttura, in modo da migliorare la gestione del rischio in un mondo volatile, incerto e ambiguo. «Nello specifico, forniamo servizi di consulenza strategica e soluzioni specifiche alle aziende che desiderano migliorare la propria performance di sostenibilità, progettando e realizzando insieme a loro il cammino verso un progresso costante e per l’ottenimento di un vantaggio strategico competitivo, elemento chiave del loro business». Di fronte al tema sullo sviluppo ecosostenibile, l’economista suggerisce la creazione di un piano di implementazione sulla base dell’Agenda 2030 dell’Onu e delle linee guida dettate dal Consiglio federale. Indicazioni che includono tutti i gruppi d’interesse economici, politici, sociali e ambientali. Attualmente non ci sono alternative, «o si inizia ad agire oggi o lo si dovrà fare domani a un costo più elevato e cercando di recuperare il terreno perso. Non vi sono altre possibilità, affermare il contrario sarebbe mentire o proseguire obbiettivi egoistici», sostiene il consulente luganese.

Da Helsinn a Ibsa, esempi regionali

Nel Luganese, per esempio, ritroviamo le industrie farmaceutiche quali Helsinn, Cerbios e Ibsa, come pure Ail, che hanno introdotto un rendiconto delle loro attività non finanziarie, ossia dell’impatto sociale, ambientale e economico sul territorio. «Questo li ha aiutati ad individuare le aree critiche come pure gli impatti positivi delle proprie attività, migliorando, ad esempio, la gestione dei rischi, l’ottimizzazione dell’uso di risorse naturali e di energia. Vi è stato, inoltre, un incremento della motivazione e del senso di appartenenza. dei loro collaboratori», spiega Facchinetti. Diversi i modi in cui le industrie farmaceutiche hanno deciso di dare un contributo per minimizzare il loro impatto a livello ambientale. «Grazie a un accorgimento sulle acque utilizzate per i processi chimici, Helsinn ha potuto beneficiare di una riduzione di più del 50% sul consumo dell’acqua. Il gruppo è riuscito a risparmiare decine di migliaia di metri cubi facendo ricorso a un investimento relativamente ridotto ma decisamente importante». La stessa azienda si sta inoltre riallacciando a una rete di termo riscaldamento alimentata da legna proveniente dai boschi circostanti. Ibsa invece, altra grossa azienda luganese, ha optato per l’introduzione di macchine elettriche nella sua flotta aziendale. Entrambe le industrie monitorano l’emissione di CO2 equivalente (CO2e) – misura che si riferisce all’impatto sul riscaldamento globale causato da una determinata quantità di gas –. Ricordandoci la necessità di dovere agire al più presto.

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