Luganese

Tirata d'orecchie all'ex procuratore Corti

(Samuel Golay)
2 ottobre 2017
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Forte tirata d’orecchie per il procuratore Nicola Corti reo di aver diretto un’istruttoria palesemente monca e accenno anche al ‘congelamento’, considerato negativo, dell’inchiesta amministrativa, i due elementi che hanno caratterizzato la decisione della Pretura penale. «Non sarà una sentenza». Queste le parole utilizzate questa mattina dal giudice Siro Quadri per anticipare la sua decisione di annullare il decreto e gelare così l’aula penale. Una ‘non-sentenza’, quindi, quella pronunciata dalla Pretura in merito al caso dell’ex insegnante di Montagnola e già sindaco, Mauro Brocchi, accusato di utilizzare metodi quantomeno discutibili nella sua aula di scuola elementare. Quadri, come da lui stesso ammesso, si è trovato nella spiacevole posizione di non poter decidere. E per giustificare ciò ha richiamato l’articolo 329 del Codice di procedura penale che impone di sospendere il procedimento e rinviare l’incarto al Ministero pubblico «affinché rettifichi l’ipotesi accusatoria e completi l’istruttoria». Una decisione imposta anche per «le precise e dure contestazioni della difesa che sarebbero sicuramente state sollevate in caso di condanna in Appello, ed evitando – ha precisato il pretore – un ulteriore scambio di accuse vicendevoli, in particolare di carenze formali nell’effetutazione dell’istruttoria. Motivo per cui ho pensato che era meglio procedere e sanare subito». Il giudice ha poi ripercorso punto dopo punto il decreto d’accusa. «Nel primo si rimprovera al docente di aver violato il dovere d’assistenza o educazione per un anno intero, ma la vittima è una sola. In un così lungo periodo, una vittima sola? Perché gli altri alunni non sono vittime? Perché non sono vittime o perché non si è indagato abbastanza? La risposta nell’atto non c’è. Esiste solo un certificato medico, che è troppo poco...». La parola ora al pp Perugini Falle di un’inchiesta – presa in mano poco prima del processo dal procuratore Antonio Perugini, che ha ereditato la ‘scomoda’ istruttoria dal dimissionario Corti – per la quale Quadri non è riuscito a formulare «una sentenza inattaccabile da un lato o dall’altro. Il reato diffuso, continuato nel tempo, avrebbe a mio modo di vedere imposto un’istruttoria più estesa – è l’amara conclusione del giudice – se non sui singoli alunni perlomeno per quanto riguarda gli effetti su coloro che hanno dato a casa segnali negativi nell’anno scolastico». Quadri non ha potuto perdipiù contare sull’inchiesta amministrativa, nel frattempo sospesa. «Non ho potuto sanare l’incarto. E la legge in base a questa situazione è molto chiara: basta citare l’articolo 147 cpp. Il Ministero publico ha sentito le parti senza interpellare la difesa – ha rimarcato Quadri –, le prove non possono essere dunque utilizzate. Non si può far finta di non vedere, occorre approfondire!». Carenze venute a galla anche al punto 2: «A mio modo di vedere, considerato come la coazione sia un reato gravissimo, che viene commesso solitamente dai ‘deliquenti’, io avrei perlomeno ipotizzato anche il reato di violazione di assistenza o di educazione. I medici, infatti, per riportare solo un esempio, non sono stati sentiti. E lo stesso vale per il punto 3 in via di prescrizione ma che – ha riaperto la strada a un’eventuale nuova incriminazione – potrebbe essere analizzato sotto il cappello dell’obbligo primordiale che ha un docente che è quello di insegnare correttamente e nel rispetto dell’articolo 219 del Codice penale». Sentimenti contrastanti quelli espressi dai genitori degli ex alunni presenti: «Sono abbastanza deluso anche perché – ha detto un papà – veniamo a conoscenza che gli errori sono stati fatti per una malgestione del caso fin dall’inizio. Chi ha preso in mano l’inchiesta non ha fatto bene il suo lavoro e il giudice si è trovato davanti a delle considerazioni che non stavano in cielo né in terra. Faccio affidamento ora, come gli altri genitori coinvolti, nel lavoro che farà, seriamente, da adesso in avanti il nuovo procuratore. Tirando fuori la verità ciò che non ha fatto il procuratore precedente».

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