Lugano

Sanavita, partito il ricorso di Waldo Bernasconi a Strasburgo

18 settembre 2016
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Anche se la sentenza di condanna nei confronti di Waldo Bernasconi - sei anni e sei mesi per violenza sessuale - dallo scorso 18 maggio è passata in giudicato non è ancora definitivamente calato il sipario sui fatti accaduti, tra il 2004 e il 2006, alla Sana Vita di Breganzona e alla Cascina Respau di Como. I difensori del “guru ticinese” hanno deciso di giocare l’ultima carta di cui dispongono per evitare al loro cliente la detenzione in un carcere elvetico in base ad un accordo italo-svizzero.
L’ordine di carcerazione dai giudici della Corte d’Appello di Milano è stato inviato a Berna, cui spetta attuare il provvedimento restrittivo. Gli avvocati comaschi Angelo Giuliano e Pietro Mario Vimercati, non essendo appellabile la sentenza di condanna della Corte di Cassazione, hanno deciso di ricorrere alla Corte d’Europa dei diritti dell’uomo di Strasburgo: le motivazioni dell’ultima condanna hanno rafforzato il convincimento che nei confronti di Waldo Bernasconi non sia stato rispettata la “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo”. Il ricorso ruota attorno al diario della 22enne di Morbegno, che nell’estate 2015 si è tolta la vita. “Mamma, in quel posto si fanno cose turche”. Fatti registrati dalla giovane nel suo diario, il pilone portante dell’accusa. «Abbiamo ripetutamente chiesto una perizia sul diario della ragazza, ma ci è sempre stata negata» sottolinea l’avvocato Vimercati.

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