Locarnese

L'Orchidea 'bio' come un Cupido a chilometro zero

Nell'emergenza sanitaria ha 'impazzato' sul mercato locale l'attività della Fondazione che gestisce l'azienda agricola sociale a Riazzino

27 maggio 2020
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Quando dice «abbiamo fatto gli straordinari», Paolo Jauch non vuole ovviamente essere autoreferenziale al punto da definire "straordinari" i membri della sua squadra di operatori, lui compreso. Il doppio senso, semmai, lo possiamo desumere noi dati alla mano, considerando l'enorme lavoro che è piovuto addosso all'azienda agricola nel periodo più duro della pandemia, quando la chiusura delle frontiere ha fatto letteralmente esplodere la domanda interna. L'azienda agricola in questione si distingue per il suo carattere sociale, si trova sul Piano di Magadino, in territorio di Riazzino, ed è "L'Orchidea", che da oltre tre decenni promuove l'integrazione sociale e professionale di persone a beneficio di una prestazione di invalidità, operando in stretta collaborazione con il Dipartimento sanità e socialità.

Cifra d'affari più 35%

Per 5 settimane, in effetti, dal 6 marzo al 27 aprile, con gli utenti lasciati a casa in "quarantena" nel periodo più duro della pandemia, il lavoro svolto normalmente da 18 persone a tempo pieno (più sei operatori, di cui tre giardinieri e tre educatori) si è improvvisamente moltiplicato, costringendo i "reduci" agli (e ad essere appunto) straordinari. «In 35 anni non si era mai vista una vendita primaverile così forte - dice Jauch, direttore della Fondazione -. Nei primi giorni di "lockdown" c'è stato addirittura un assalto. Per gli acquirenti abituali - giardinieri, grandi magazzini e clientela privata - siamo diventati una sorta di ancora di salvezza. Il risultato è stato un aumento del 35% della cifra d'affari rispetto all'anno precedente. E pensare che siamo riusciti a soddisfare soltanto il 70% circa delle richieste che ci sono giunte». In sole tre persone per due settimane, e il resto del tempo in non più di 8, era oggettivamente impossibile fare di meglio.

Sempre più "L'Orchidea" si sta profilando come oasi biologica del prodotto a chilometro zero. E se può farlo è anche grazie alla capacità di differenziarsi per rispondere ai cambiamenti del mercato. Uno, clamoroso, era stato il crollo dei prezzi dei fiori, a partire dal quale l'azienda agricola sociale ha risposto con l'innovazione. «Oggi, su 20mila metri quadrati, l'attività svolta spazia dai fiori ornamentali (40mila piante di 85 varietà) a quelli commestibili (800 piante di 6 varietà) e, sempre in tema di fiori, ne abbiamo anche 20 varietà di ProSpecieRara (per 1'500 piante) e 9 varietà di selvatici autoctoni (per 11mila piante)», spiega l'ingegnere agronomo Karim Dasoki, che con le sue competenze specifiche rappresenta l'imprescindibile braccio tecnico della Fondazione. Ai fiori vanno aggiunti un ampio campionario di ortaggi - 80 varietà per 12mila piante - di erbe aromatiche (1'500 piante di 12 varietà) e un grande frutteto dove dominano le bacche, in attesa degli alberi ad alto fusto che verranno piantumati. Tutto ciò, senza dimenticare un dato essenziale: fra il 2000 e il 2015 il numero complessivo di acquirenti è diminuito da 70 a 20.

«L'aspetto emergente - commenta ancora Jauch - è l'apprezzamento della clientela rispetto al prodotto biologico, che piace sempre di più. In questo senso, stiamo anche moltiplicando gli sforzi per essere il più ecologici possibile, partendo da dettagli come i vasi in lolla di riso e collante alimentare, che è completamente biodegradabile, per arrivare al futuro sistema di riscaldamento che, con la posa delle termopompe, ci permetterà di eliminare i 40mila litri di nafta consumati ogni anno». Sempre in tema energetico, grazie ai pannelli solari sono stati prodotti l'anno scorso 33mila kW, ovverosia circa un terzo in più rispetto a quanto consumato.

Le 'lezioni' della pandemia

In questo paradiso situato a ridosso della ciclopista che attraversa il Piano prestano la loro opera gli utenti: persone con delle fragilità sociali che lavorando la terra e i suoi frutti, e responsabilizzandosi in un contesto di produzione su larga scala, con scadenze e impegni, trovano conforto e stimoli importanti. «Il momento del rientro in azienda è stato molto importante per diversi motivi - rileva Jauch -. In primo luogo abbiamo visto una grande voglia di tornare a lavorare, per ritrovare la normalità che era andata un po' persa. Poi, dobbiamo considerare la pandemia anche in funzione educativa: la convivenza con il Covid-19 e la gestione dell'emergenza sono parte di una nuova esperienza dal profilo dell'inclusione».

Altre info su www.fondazioneorchidea.ch.

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