Locarnese

Treterre, una storia di paesi lunga 35 anni

Il periodico pedemontano, foglio di collegamento tra associazioni, territorio e cittadinanza, è sopravvissuto a internet e ai social. I segreti di un successo

31 dicembre 2018
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Trentacinque anni per una rivista creata e gestita da volontari non sono pochi. Rappresentano un bel traguardo nel mondo dell’editoria non profit. Nata come pubblicazione dedicata alle Tre Terre di Pedemonte (Cavigliano, Verscio e Tegna, oggi Comune unico), “Treterre”, organo ufficiale dell’omonima Associazione, ha raccontato più di tre decenni di storia, personaggi, curiosità, arte e vicende di un piccolo comprensorio alle porte della città. Pagine di parole e immagini, la vita di una comunità attiva tra storia e futuro, tradizione e modernità. Quando è nata, non c’era internet, non esistevano gli smart phone, le persone per scriversi usavano carta e penna e non la posta elettronica. Ma è riuscita a diventare un pezzo della vita di tutti quanti abitano nella zona. Di questa avventura ne parliamo con la responsabile del semestrale, Lucia Galgiani Giovanelli.

Cosa ricorda e rimpiange dei primi tempi e dei primi numeri della rivista?

Il primo numero di Treterre è uscito nell’autunno del 1983 e Enrico (Din) Leoni ne era il responsabile; io sono arrivata 10 anni dopo, dapprima come collaboratrice, poi, nel 2004, alla sua partenza, ne ho assunto l’eredità. Treterre è profondamente mutato nel tempo, dalla quindicina di pagine in bianco e nero, si è trasformato in una pubblicazione di settanta e più pagine, interamente a colori, mantenendo però lo stesso spirito; informare, incuriosire, approfondire.

Com'è possibile che dopo 35 anni l'avventura continui ancora?

Personalmente ritengo sia la serietà e l’impegno che, negli anni, ci ha dato una certa solidità e carattere, anche oltre gli stretti confini delle Terre di Pedemonte e delle Centovalli. Manteniamo un profilo neutrale, pur difendendo alcuni nostri valori, promuovendo la difesa del patrimonio culturale e sociale in cui viviamo.

Come riuscite, in una realtà territoriale piccola, a trarre sempre nuove idee e spunti con i quali tenere vivo l'interesse dei lettori?

Confesso che non è sempre facile; tuttavia, numero dopo numero, finora siamo riusciti a realizzare un prodotto apprezzabile e, ritengo, mai banale, nonostante l’assottigliarsi dei temi da approfondire. Quali sono stati i momenti salienti di questo lungo percorso in divenire? Senza dubbio la partenza di Din Leoni; era il nostro motore trainante; prendere il suo posto non è stato facile. Un altro personaggio che ha contribuito alla crescita di Treterre è stato il fotografo Fredo Meyerhenn, una vera colonna portante; le sue fotografie rendevano speciale ogni numero.

Quali sono i vostri punti di forza? E quelli critici?

Sentiamo la vicinanza dei nostri lettori, sappiamo di essere attesi e apprezzati, ciò ci sprona e ci aiuta a non mollare, anche se a volte, specialmente negli ultimi tempi, dopo la morte del nostro apprezzatissimo collega di redazione Andrea Keller e la partenza di Eva Lautenbach e Sergio Garbani Nerini, ci sentiamo piuttosto sconfortati.

Qual è la funzione di un semestrale come il vostro, oggi, nell'era di internet e dei social media?

Credo che mai come ora ci sia spazio, e soprattutto senso, per una pubblicazione come Tre Terre. In un mondo dove tutto va veloce e le notizie sfuggono davanti agli occhi, in un tempo in cui si punta alla sensazionalità dell’informazione (magari anche fasulla), ritengo sia una fortuna poter disporre di un semestrale come il nostro, che offre al lettore numerosi spunti di riflessione e di confronto. Treterre testimonia la vita di un microcosmo, che riflette però i profondi cambiamenti sociali e culturali dell’intero Cantone.

Sono numerose le rubriche considerate il cuore della rivista. Con che criteri sono state scelte?

Dapprima c’è stata la suddivisione territoriale, che abbiamo mantenuto nonostante l’aggregazione del 2013, le altre sono state create per avere una struttura per tematiche. Si è cercato di suddividere il giornale in modo da facilitare la comprensione e la collocazione dei vari argomenti.

Parliamo dello staff e dell’organizzazione. Come siete strutturati? Quanti siete? Come lavorate?

Ora, in redazione siamo sette: Carlo Zerbola cura la parte grafica, Mario De Rossa è il nostro storico, Giampiero Mazzi, si occupa delle Centovalli, Ester Poncini, è la voce di Verscio, Alessandra Zerbola è la responsabile per Tegna, Milena Zerbola cura la rubrica dedicata ai personaggi, mentre la sottoscritta, oltre a essere responsabile del semestrale, si occupa delle pagine della Regione, dell’Associazione Amici delle Tre Terre e di Cavigliano, cercando di coordinare un po’ il tutto. Ovviamente, abbiamo anche dei collaboratori esterni alla redazione, che gentilmente si mettono a disposizione per scrivere questo o quell’articolo; senza di loro sarebbe impossibile realizzare un tale prodotto! Inoltre, mio marito Mauro è il responsabile degli abbonamenti mentre la parte finanziaria è gestita da Gabriele Keller.. Sottolineo che tutti lavorano gratuitamente. Ci tengo a segnalare che, se qualcuno avesse la passione per la scrittura e volesse cimentarsi in questa bella attività, saremo ben lieti di accoglierlo quale nuova “penna”; in tal caso mi contatti pure.

 

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